Dai creditori i primi sì al salvataggio Ferfin

Gli istituti rinunceranno agli interessi '93, la perplessità degli stranieri non bloccherà l'operazione RISTRUTTURAZIONI Gli istituti rinunceranno agli interessi '93, la perplessità degli stranieri non bloccherà l'operazione Dai creditori i primi sì al salvataggio Ferfin Oggi ultimi incontri, poi il via ufficiale da Foro Buonaparte MILANO. Riflettori su Foro Buonaparte. Nel giovedì della verità per la crisi Ferruzzi, la parola passa ai consigli: prima la Ferfin, poi Montedison. All'ordine del giorno i dati delle semestrali. Ma in realtà, più che sulle semestrali, l'attenzione è tutta sul futuro del gruppo: arriveranno prima dei consigli del pomeriggio i sì delle banche creditrici - almeno delle principali, dopo l'ok già dato da Comit e Credit - al piano di salvataggio preparato da Mediobanca? Al presidente Guido Rossi, all'amministratore delegato Enrico Bondi, i sì - soprattutto quelli alla rinuncia degli interessi 1993: 1800miliardi-sono indispensabili per stabilire i margini di manovra immediati del gruppo. Senza questo viatico, tutto l'impegno successivo per il salvataggio (congelamento dei debiti a tassi agevolati, dismissioni e ricapitalizzazioni), potrebbe rivelarsi inutile. Il superstite capitale Ferfin, praticamente azzerato, non sopporterebbe perdite ulteriori: ecco perché i sì - che Mediobanca ha chiesto di spedire entro il mezzogiorno di oggi via fax - sono decisivi. Arriverà puntuale il consenso delle banche italiane? Sono loro, grandi e piccoli istituti, a dover fare il sacrificio immediato più gravoso: rinunciare a 1400 dei 1800 miliardi di interessi '93. Gli altri 400 miliardi sono in conto alle banche estere, le meno convinte ad accettare il piano Mediobanca ma a questo punto anche le meno importanti per la sopravvivenza tout court del gruppo, tant'è che a loro sono state date altre due settimane di riflessione. Ebbene, mentre alle 20 banche italiane più esposte (dal Sanpaolo all'Imi) Mediobanca ha chiesto di sottoscrivere l'impegno a rinunciare comunque prò quota ai 135 miliardi di interessi maturati da Ferfin nel solo mese di giugno, i primi sì sono arrivati. Dopo quelli della Popolare di Milano e di Bergamo, nel pomeriggio di ieri è stata la volta della Bnl, esposta per 979 miliardi. Poi della Banca di Roma (1513). E, in serata, del Banco di Napoli. Oggi riuniranno i consigli, per decidere che fare, il Crt (433 miliardi) e il Montepaschi di Siena (867). Roberto Mazzotta della Cariplo (crediti per 588 miliardi) ha già fatto sapere d'aver tenuto consiglio ma non ha reso nota la risposta a Mediobanca. Martedì, si riunirà l'Ambroveneto. Consigli. Riunioni. Fax. Il tempo stringe. E mentre le banche estere si rivedranno oggi in Foro Buonaparte (ieri mattina l'avevano fatto le italiane per avere ulteriori dettagli) poco prima dei famosi consigli del pomeriggio, gli appelli a far presto si confondono con i giudizi che fanno di necessità virtù. L'ultimo appello a far presto, ieri, è venuto dal presidente di Mediobanca Francesco Cingano: «Attendiamo al più presto le decisioni delle banche». Mentre il presidente dell'Abi, Tancredi Bianchi, facendosi portavoce delle banche ha prima ammesso: «E' una buona notizia se c'è l'accordo per varare il piano, anche se non c'è dubbio che per il sistema creditizio ciò significa essere gravato da sacrifici non piccoli». E poi ha dato quello che a molti è parso un vero e proprio via libera: «Qui c'è in gioco l'interesse generale e mi sembra giusto, di fronte al problema, che le banche cerchino di farsi carico, nell'ambito del possibile, di una soluzione importante per l'occupazione e per la realtà industriale del Paese». Ultima notizia della vigilia di questo giorno della verità: la Fingem di Steno Marcegaglia ha impugnato in tribunale (di Ravenna) le decisioni dell'ultima assemblea Ferfin. [a. z.] Il presidente del gruppo Ferfin Guido Rossi

Persone citate: Buonaparte, Enrico Bondi, Francesco Cingano, Guido Rossi, Roberto Mazzotta, Steno Marcegaglia, Tancredi Bianchi

Luoghi citati: Bergamo, Milano, Ravenna