«Milano Italia» la ricetta per mettere in tavola i problemi di Alessandra Comazzi
r TAVU'&TIVU' «Milano, Italia»: la ricetta per mettere in tavola iproblemi ECCO, abbiamo rivisto la vera «Milano, Italia». Il debutto di Gianni Riotta, lunedì, era avvenuto davanti a un piccolo esercito di 2 milioni 800 mila spettatori, con un serafico senatore Bossi in versione milordino che teneva il suo pacato comizio e una platea, vero punto di forza del programma, quasi inesistente. L'altra sera, per parlare della «minimum tax», la trasmissione è tornata ad essere quel movimentato agone cha dovrebbe aiutare a capire. In mezzo al disadorno palcoscenico, gli ospiti sono appollaiati su poltroncine di plastica che non saranno le famose cassette da frutta della serie precedente, ma hanno un'aria ugualmente poco confortevole. D'altronde, non sembrano comode neppure le panchette del «Maurizio Costanzo Show» o quelle sediole punitive dove lui stesso, forse, non potrebbe stare. L'altra sera, da Riotta, sulle poltroncine stavano un Professore (Tremonti), un Sindacalista (D'Antoni), un Sottosegretario (De Luca), persone che difendevano o attaccavano le scel- I (De I dev; te del governo in materia fiscale, e che a loro volta rispondevano agli attacchi del pubblico. I problemi teorici legati alle tasse sono sempre complicati: quello che interessa veramente le persone è quanto si deve sborsare per lo Stato, attraverso formule diverse e comunque inique. Come poi lo Stato impieghi il nostro denaro, è sotto gli occhi di tutti. Forse per la spinosità e pure per l'antipatia del tema, la puntata dell'altra sera ha ottenuto meno ascolto rispetto alla prima (2 milioni e 5 mila telespettatori): però è stata una puntata migliore. Buona in assoluto. Gianni Riotta si muove con estrema discrezione e nello stesso tempo con rigore, in uno stile che non concede nulla allo spettacolo: all'esordio di stagione, in cui succedeva a se stesso, pareva meno emozionato rispetto all'esordio assoluto, dove, oltre che debuttare lui, prendeva il posto di un prim'attore come Gad Lerner. Riotta fa parlare i suoi intervistati abbastanza. Non ha, cioè, la tendenza a interromperli, però neppure la¬ scia loro le briglie sciolte, altrimenti chi si impossessa del microfono, quando lo molla più? La trasmissione sulla minimum tax è stata esemplare, con tutti gli ingredienti al posto giusto: l'arrosto dell'argomento, il sale e il pepe delle osservazioni dal palcoscenico, le spezie delle polemiche nate in platea. Di arrosto, in un programma come «Milano, Italia», ce n'è normalmente molto, non si riesce nemmeno a mangiarlo tutto. Si assaggia, si spizzica, si fa scarpetta con il sugo, ma spesso è difficile raggiungere il cuore della pietanza. Un'ora di tempo è troppo poco per trattare in modo esauriente temi così vasti. Ma è importante che ogni volta (ieri si parlava del Leoncavallo) si susciti negli spettatori la conoscenza di un problema, la consapevolezza. E in questo la tv è bravissima, questo è il suo potere, forse anche il suo dovere, se la parola «dovere» non suonasse eccessiva: mettere sul tavolo i problemi, tv, non risolverli. Alessandra Comazzi
Persone citate: D'antoni, De Luca, Gad Lerner, Gianni Riotta, Leoncavallo, Maurizio Costanzo, Riotta, Tremonti
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