Altri due no a Boris di Cesare Martinetti

Altri due no q Boris Altri due no q Boris Shumeiko: presidenziali subito LA LOTTERIA DELLE URNE LMOSCA E «madri dei soldati», i «padri e figli», i «pittori sordi», i «consumatori di automobili», i «veterani delle guerre per la pace», le «vittime dello stalinismo», i «cosmonauti» e le «donne russe». Chi vincerà le elezioni? Novantuno sono i partiti della babele politica russa che si avvia silenziosamente verso le elezioni di dicembre. L'elenco è stato tramesso ieri mattina dal ministero della Giustizia alla commissione elettorale. Non è detto che tutti presentino poi realmente i loro candidati, molti formeranno dei blocchi, ma pare chiaro che, sciolto il Soviet Supremo, Boris Eltsin si troverà a fronteggiare un parlamento multicolore, nonostante la legge elettorale che prevede lo sbarramento del 5%. Il Presidente, prima di lasciare il Giappone, ha confermato la data del 12 dicembre per il voto parlamentare e quella del 12 giugno 1994 per quello presidenziale. Tuttavia a Mosca le voci di rinvii o di cambi di programma sono sempre più insistenti. Nella squadra presiden- ziale si sono formati due partiti: da una parte ci sono quelli che vorrebbero le elezioni contemporanee di presidente e parlamento; dall'altra quelli che le vorrebbero differenziate. Il confronto tra i due schieramenti è sempre più scoperto. Ieri mattina, per esempio, è stato il vicepremicr Vladimir Shumeiko, un fedelissimo di Eltsin, a dire che sarebbe meglio fare le elezioni insieme: «Il 12 dicembre ci dovrebbero essere cinque scrutini: le elezioni delle due camere del nuovo parlamento, quelle degli organi rappresentativi locali, lo scrutinio presidenziale e il referendum sulla costituzione». Una vera sorpresa che Shumeiko ha subito attenuato, precisando di parlare a «titolo strettamente personale». Ma non è l'unico. Anche Boris Fiodorov, il ministro delle Finanze, un ultra della riforma economica, ha detto più o meno le stesse cose: «Il più grande pericolo per le riforme sono elezioni ripetute che possono indurre il governo a prendere misure populiste». Sapendo che la riforma russa avrà costi sociali ancora più drasti.i, Fiodorov mette le mani avanti. Eltsin, da Tokyo, ha promesso di licenziare il suo consigliere Satarov che si era permesso martedì di dire che le elezioni dovevano essere contemporanee. Saranno licenziati anche Shumeiko e Fiodorov, due uomini di punta nel sostegno al Cremlino? Sembra improbabile. Più evidente il fatto che la squadra di Eltsin è ormai divisa tra quelli che vogliono l'attuale leader russo ancora in sella al Cremlino, e quelli che invece mettono nel conto la possibilità di un cambio alla guida del paese. Per esempio con quel Grigorj Javlinskij, l'economista autore del «piano dei 500 giorni» che Gorbaciov tentò invano di imporre nella vecchia Urss. Javlinskij, 41 anni, si è mosso molto nelle ultime settimane, è sostenuto dagli imprenditori, sarebbe un concorrente temibile, molto presentabile in Occidente. Se le elezioni presidenziali si svolgeranno a dicembre, è probabile che Eltsin venga riconfermato; se passeranno gli otto mesi che ci dividono dal 12 giugno, il gioco si può riaprire. Ma intanto è partita la corsa alle elezioni politiche. Dall'elenco trasmesso ieri alla commissione elettorale sono stati esclusi i partiti direttamente coinvolti nei fatti della Casa Bianca. Non ci sono il Fronte di Salvezza, Russia del lavoro, il Partito comunista operaio (il leader Anpilov è in carcere per aver partecipato all'assalto di Ostankino), il Partito popolare Russia libera (l'organizzazione di Rutzkoi), il Partito panrusso dei comunisti. Ma tra i 91 dell'elenco vi è per esempio l'Unione dei comunisti di Oleg Shenin (uno dei golpisti di agosto) e il Partito comunista russo. Vi è anche il partito liberaldemocratico di Vladimir Zhirinovskij che si è furbamente tenuto al di fuori dalla guerra della Casa Bianca pur essendo un feroce avversario di Eltsin (alle elezioni presidenziali del 91 prese il 7 per cento dei voti) come molti altri dell'elenco. L'opposizione dunque ci sarà e l'esito del confronto con i blocchi democratici non è scontato. Cesare Martinetti

Luoghi citati: Giappone, Mosca, Russia, Tokyo, Urss