E il centro esplode «Urrah è vittoria»

E il centro esplode «Urrah, è vittoria» E il centro esplode «Urrah, è vittoria» MILANO. Riassumendo: la cosa più seria della quarta giornata di gloria del Leoncavallo, è lo sghignazzo (notturno) di Dario Fo e Franca Rame: «Forza compagni facciamo un bel saluto a Formentini». Buuuu, buuu, buuu. Il resto entra a buon diritto nella commedia involontaria andata in scena dall'alba a notte l'onda, tra ragazzi in attesa, e mamme imbufalite, poliziotti in fila, ordini, contrordini, bevute e applausi finali. Doveva essere la vigilia della guerra. E come ogni vigilia che si rispetti l'inizio è all'alba, quando i soldati del Leonka si svegliano, si stirano e si mettono in fila per la pipì; davanti a quella porta in fondo al cortile dove la scritta dice: Questura. Occhi rossi, sbadiglio intermittente, caffé al bar. Il Centro esce a fatica dalla notte: ci sono lattine dappertutto e cicche, sedie accatastate. «Ieri sera c'è stata assemblea. Quanti eravamo? Non sbagli se entri nell'ottica delle 600-700 persone». La notte se li è portati via tutti o quasi. Il giorno li riporterà qui, ma piano piano. C'è da preparare la notte con Fo e la Rame, il collegamento con «Milano Italia» e da rincorrere la trattativa che nessuno sa dire come e dove andrà a finire, ma il prefetto Giacomo Rossano lo si dovrà pur vedere e pure il questore Achille Serra. E magari ci saranno novità dal ministero dell'Interno. Duecento metri più in là, davanti al parco Trotter, cominciano ad arrivare le mamme con i pupi. Anche qui il presidio è andato avanti tutta la notte sotto allo striscione «Il Trotter è dei bambini». I carabinieri sono laggiù, che aspettano il cambio. Qui sull'angolo, davanti al proprio ristorante a due vetrine si è schierata la famiglia del signor Jin Cheng, arrivato vent'anni fa a cucinare involtini primavera. Dice incredulo: «Che confusione». Nessuno si azzarda a spiegargli i dettagli. Anche perché, come dice una sorridente signora Lina: «La situazione è fluida». I ragazzi appoggiano la protesta delle mamme del Trotter, «Non vogliamo una guerra tra poveri, tenetevi il parco». E perciò sono diventati alleati della gente di quartiere, cosa che non gli era mai riuscita in modo così perfetto. Alleanza militante: alle 18, chissà perché, si spargerà la voce che la polizia sta per caricare le mamme: «Andiamo!», e un pattuglione di cinquanta si muoverà di corsa per andarsi a prendere una mezzoretta di pioggia. Ma questo dopo. Prima, verso mezzogiorno, inizia lo slalom di giornata. La prefettura fa sapere che l'incontro con i ragazzi è ri- L'attore Dario o mandato alle 17. Relax. Si ricapitola. Lele: «Non sanno più dove sbattere la testa». Riccardo: «Qualcuno deve avergli detto che i capannoni sono inagibili e adesso sono al panico». Giovanna: «Noi stiamo fermi e loro si fregano da soli». Alfredo: «E' perfetto». Arrivano le troupe tv: tra i tatuati e i punk squillano i telefonini. Al centro del cortile la canna butta acqua. Esce il sole. I cani si rincorrono, dal fax continuano a spuntare messaggi di solidarietà da Brescia, Firenze, Roma, Berlino. Riccardo: «Se succede lo sgombero, ci saranno guai in tutta Italia. Ogni centro sociale, ogni compagno dell'Autonomia è pronto a misurarsi con lo scontro in atto». Lele: «Minacce? Ma no, siamo il vaso di coccio in mezzo alle palle di cannone. Guardati in giro». Il cortile sembra esploso in un disordine completo. Sono le quattro del pomeriggio, qualcuno ha messo una cassetta dei «Public Enemy» che viaggiano a metà volume, decine di ragazzi stanno qui al sole, mentre vanno e vengono gli operatori tv («Ragazzi, se vi girate di spalle posso riprendervi?»), girano i fotografi, i taccuini, i curiosi di quartiere. C'è la mamma reduce: «Mio figlio veniva qui tanti anni fa, il Leoncavallo è nato con lui, si può dire». E ora dov'è? «Al lavoro». C'è la ragazzina che ti snobba: «Io con i giornalisti non parlo». C'è persino il turista con Polaroid: «Sono di Mantova e passavo di qui». Si volta quando transita una tipa con capelli bicolore, stivaletti viola, calze nere, mini gialla, maglia blu. «Che roba», dice il turista e scatta. Avanti con lo slalom. «La prefettura ci fa sapere che salta anche l'incontro delle 17». Mormorii. Poi il colpo di scena: «Il prefetto rinuncia al Trotter». «Cosa?». «Dice che la palazzina requisita è inagibile». «Ah, bravo, se n'è accorto anche lui». «E adesso?». «Adesso dice che Formentini dovrà trovare un altro posto per noi». «Urrah!». «Prefetto sei perfetto». «Evviva». Uno si mette a ballare e dà il tempo con un fagiolo gigante pieno di palline. «Non è un fagiolo, è una carruba del Madagascar, lo usano gli indigeni per suonare». Delegazione verso il Trotter. Anche lì hanno saputo, le mamme sono in festa: «E' finita». Una signora quasi si mette a piangere. Che succede? «Sono troppo felice»/. Addirittura: «Vede, mio figlio piccolo frequenta il Trotter. Mio figlio grande il Leoncavallo». Tombola. Pitto Corrias 'attore Dario Fo

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