Per il Leoncavallo è tutto da rifare di Ugo Bertone

Stop del prefetto allo sgombero del centro sociale, Formentini deve trovare un'altra sede Stop del prefetto allo sgombero del centro sociale, Formentini deve trovare un'altra sede Per il Leoncavallo è tutto da rifare La Curia va all'attacco: ma la colpa è soltanto di Bossi MILANO. Circolari, ordinanze, riunioni con le mamme e interviste ai bambini. E ancora: sitin, presidi, qualche spintone e, per finire, lo spettacolo di Dario Fo e Franca Rame. Il duello tra Milano leghista e non continua. Certo, il caso Leoncavallo, come sottolinea un commento del «Nostro Tempo», notoriamente vicinissimo al cardinal Martini, «era, dopo 18 anni, l'ultima preoccupazione dei milanesi». Ma questo era vero fino a pochi giorni fa. Ormai, almeno a giudicare dalla pletora delle proccupazioni e dalla modestia dei risultati, il nodo Leoncavallo sembra diventato una sorta di Vietnam infinito per la giunta Formentini, un Vietnam più che mai lontano da una soluzione stabile. In sintesi, il fatto nuovo della giornata è la nuova ordinanza del prefetto Giacomo Rossano in cui si prende atto dell'inagibilità dei padiglioni al parco Trotter, già scelti, sempre dalla prefettura, come nova sede del centro sociale. Si ordina al comune di trovare per il Leoncavallo «idonee strutture sostitutive per incontri giovanili». Fino ad allora, lo sgombero dell'ormai mitico stabile di via Leoncavallo 22 non potrà venir effettuata. Ma Formentini dove le troverà «le strutture idonee»? E se i giovani non le reputeranno di loro gradimento? Chissà, allora si vedrà. Per ora, il gran pasticcio continua e la città osserva, un po' preoccupata, un po' divertita, il conflitto tra il Carroccio e la prefettura e il primo imbarazzo della giunta leghista. Eccolo, infatti, il corsivo ano¬ nimo del «Nostro Tempo», senz'altro apprezzato dal cardinal Martini e anticipato dalla Curia. «Il caso Leoncavallo - si legge eletto a scelta di campo elettorale il 20 giugno, era stato quasi dimenticato dalla nuova Giunta, quando un energico squillo di tromba dell'on. Bossi l'ha riportato sulla scena con gli effetti che vediamo». E ancora: «Il tono di alcuni comunicati della giunta comunale, dello stesso sindaco e della Lega è stato, in questi giorni, degno delle Cinque Giornate di Milano. Quando si parla tra virgolette di Governo italiano, di Oppressivi organi centralisti, di Libero Comune di Milano, qualunque cittadino potrebbe domandarsi se stiamo già vivendo in un altro Paese o se ci dobbiamo sentire come i sudditi di Francesco Giuseppe i quali cercano di scrollarsi di dosso i diktat dell'Imperiai Regio governo di Vienna». Più dell'anatema, insomma, può la puntura di spillo, almeno in certi casi. Ma dal quartier generale della Chiesa ambrosiana arrivano anche quattro buoni consigli, non solo ironia. Il Leoncavallo esiste, ammonisce la Curia, ed «è inutile discettare ora sull'illegalità di una storia di quasi vent'anni». Secondo, il centro sociale è spia di un disagio giovanile, qualcosa di troppo serio per diventare «cartina di tornasole di un decisionismo fine a se stesso». E allora? Inutile, predicano dalla Curia, mostrar i muscoli senza far ricorso al buon senso. Ci vuole un dialogo serio, capace di isolare l'oltranzismo dei lconcavallini, obbligarli a «scendere a patti con le istituzioni». Ci vuole il buon senso, solo il buon senso, altrimenti Milano vivrà sotto l'incubo di inevitabili tensioni. «A meno chiude il commento - di non mettere la città sotto assedio. E' questo che si vuole?». La luna di miele con la Giunta leghista, insomma, sembra finita. Il cardinale aveva promesso di giudicare l'operato di Formentini solo sulla base dei fatti e dei metodi governo, non trascurando un richiamo alla solidarietà. Ora, passati i primi cento giorni di governo leghista, dalla Curia giunge il primo segnale di attenzione, anche se l'epoca delle grandi polemiche tra Carroccio e Curia di un anno fa è ancora lontana. Ma il caso Leoncavallo, comunque, pesa perché la giunta decisionista non sembra in grado di sciogliere un problema che, accusano dal settimanale cattolico, è stato risvegliato proprio dallo stesso Bossi. E, nel frattempo, riprendono fiato le opposizioni, tra dichiarazioni e conferenze stampa più o meno improvvise. Fa impressione, in particolare, la sortita di Umberto Gay di Rifondazione. E' stato lui, negli ultimi mesi, a condurre le trattative con le truppe leghiste per evitare uno scontro cruento. E' lui ad accusare, da palazzo Marino, la giunta Formentini di aver cercato la prova di forza. «Corre voce - dichiara - che alcune procure della Repubblica in Lombardia starebbero scrivendo cose che riguardano la Lega. Non vorrei che tutta la vicenda fosse stata creata ad arte...». E dalfronte del Carroccio? L'onorevole Luigi Negri replica con un'interrogazione al ministro dell'Interno contro il vicequestore Scarpis colpevole di aver intimidito le mamme del Trotter ed esercitato «violenze fisiche» contro il leghista Zampettini. La tensione, insomma, c'è. E stasera le truppe della Lega scendono in piazza della Scala. Con buona pace del Cardinale, è ancora l'ora della mobilitazione. Ugo Bertone Il cardinale di Milano Carlo Maria Martini: ieri ha attaccato la Lega sul caso Leoncavallo

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