«Useremo le ormi di Bossi»
Occhetto e Segni Occhetto e Segni «Useremo le ormi di Bossi» ROMA. Occhetto e Segni vogliono combattere Bossi sullo stesso terreno. Addirittura con le stesse armi, dice Occhetto, proponendo l'accetta per contrastare l'avanzata dei lumbard alla prossima campagna elettorale, che, anche lui come l'Umberto, auspica «al più presto». Segni si misura con il leader lumbard sul campo fiscale: basta tasse, serve un patto con i cittadini. Occhetto e Segni stanno affinando le strategie per arginare il fenomeno Lega. E, ieri, l'uno da Bruxelles, l'altro da Roma, hanno annunciato i primi passi. «Come Bossi anche il pds vuole al più presto le elezioni anticipate per rilegittimare le istituzioni» ha detto il segretario della Quercia, dall'europarlamento di Bruxelles. Ha invitato i suoi uomini a «usare l'accetta» durante la campagna elettorale, «usarla - ha spiegato - come fa la Lega, che indica quale Italia vuole con contenuti semplici e popolari, come il separatismo o la rottura del patto fiscale». Occhetto ha chiesto altrettanta chiarezza alla sinistra nel disegnare «con colpi precisi» l'identikit del nuovo Paese. Per sconfiggere la Lega, Mario Segni insiste sulla riforma del sistema tributario. Ieri, a Roma, ha evidenziato il blocco della «pressione fiscale che deve rimanere inalterata». «Ormai - ha spiegato il leader referendario - è stato toccato il massimo. Dobbiamo puntare ad una progressiva riduzione delle uscite dal bilancio dello Stato e anche ad una progressiva riduzione delle aliquote». L'obiettivo di Segni è di combattere la «rivolta» organizzata da Bossi dando vita ad «un nuovo patto cittadini-fisco» che ridia «fiducia alla gente con un sistema più equo». La lotta all'evasione fiscale diventa, per Segni, una tappa fondamentale del processo di riforma. «Bisogna però evitare gli strumenti rozzi come la minimum tax - ha avvertito il capo dei popolari per la riforma - e informatizzare completamente il sistema». Ai lumbard una concessione la fa: «I Comuni dovranno godere di un'ampia autonomia impositiva. Ma questo non significa perseguire la via del federalismo perché quello che a noi piace è il federalismo europeo e non quello italiano. Non si fa l'Europa rompendo i singoli Stati».
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