«Prime prove contro alcuni generali» di Francesco Grignetti

Il procuratore militare conferma: l'inchiesta sul presunto progetto di golpe va avanti Il procuratore militare conferma: l'inchiesta sul presunto progetto di golpe va avanti «Prime prove contro alcuni generali» I Fabbri sospende Monticone ROMA. «Su alcune persone ci sono già i primi riscontri». E' lapidario, il procuratore militare Antonino Intellisano. Intende rispettare il segreto istruttorio, e quindi è impossibile saperne di più. Ma le sue parole dicono che l'inchiesta sul presunto golpe va avanti. E per quel pugno di alti ufficiali che la Procura militare ha finora messo sotto indagine - sarebbero cinque su trenta denunciati la situazione si fa di colpo più difficile. Ma il procuratore ha anche una precisazione da fare: «Al momento attuale, i nomi dei generali Canino, Angioni e Quintana non risultano tra gli indagati. Tra i nomi citati nel memoriale d'accusa, ci sono invece alcuni ufficiali che sono iscritti al registro. E le ipotesi di reato sono alto tradimento e attentato alla personalità interna dello Stato». La storia del golpe, insomma, raccontata da Udine con larghezza di interviste e di memoriali dalla signora Donatella Di Rosa, trova udienza. Puntualmente, è arrivata la prima rimozione. Il generale Franco Monticone è stato sollevato ieri dall'incarico di comandante della Fir, forza d'intervento rapida, punta di diamante delle nostre forze armate. Un duro comunicato della Difesa annuncia che, su ordine di Fabio Fabbri, Monticone ha lasciato «subito» l'attuale incarico ed è stato posto a disposizione del comando territoriale. L'ordine di sollevare Monticone dal comando è dettato da una «comprensibile esigenza cautelare». Il ministro, infatti, attende sempre i risultati dell'inchiesta giudiziaria in corso. Ma ha avuto i primissimi risultati dell'inchiesta interna. E sul suo tavolo sono in evidenza «gravi e intollerabili difetti di comportamento dell'ufficiale». Scontato, quindi, il provvedimento punitivo. Ai deputati della commissione Difesa, poi, che nel pomeriggio gli chiedevano maggiori chiarimenti, Fabbri ha risposto di aver sollevato Monticone dall'incarico per il «suo comportamento personale». Nessun giudizio sul presunto golpe, insomma. Solo i fatti accertati, ma sono sufficienti: l'amante, il giro vorticoso di milioni, i debiti con altri ufficiali, e poi l'iscrizione al registro degli indagati sia alla Procura di Firenze che a quella militare di Roma. Resta al suo posto, invece, il capo di stato maggiore dell'Esercito, generale Goffredo Canino, che si è ritrovato nel memoriale della grande accusatrice. Il generale, ieri, ha avuto piena fiducia dal ministro. Ma da adesso in poi l'inchiesta può riservare ogni genere di sorprese. I nomi citati nel memoriale, in¬ fatti, sono più che esplosivi: del generale Canino s'è detto; con lui Franco Angioni c Antonio Quintana, leader carismatici dei para; ma anche Ciro De Martino, ex capo di stato maggiore dell'esercito e attuale presidente della «Roma calcio», e poi i generali Renato Petcan, Pruno Viva, Giuseppe Rizzo, Sergio Siracusa, Guido Bellini, Frea della Guardia di Finanza. Di tutti questi alti ufficiali, Canino è stato il più secco nello smentire ogni coinvolgimento: «Non ho mai conosciuto, né visto la signora Di Rosa. Tantomeno ho avuto contatti telefonici o epistolari con la stessa. Non ho mai partecipato a riu¬ nioni formali o informali del tipo indicato dalla signora. Tantomeno a incontri dove fosse presente la Di Rosa. Né le ho mai inviato, direttamente o tramite terzi, alcun tipo di regalo». Il generale infine annuncia le vie legali. Il fatto è che la signora insiste nel volerlo tirare dentro a tutti i costi. Racconta, nel memoriale, di una cena con molti militari: «Apprezzai - scrive - la simpatia del generale Canino, che mi portò in dono un orologio d'oro tuttora in mio possesso e mi parlò per parecchio tempo della sua donna francese». Ribadisce poi di incontri e persino di appartamenti-covi, zeppi di armi, nella disponibilità del generale. Molto ruota attorno alle armi, infatti, in questa vicenda. Donatella Di Rosa parla di trafficanti croati, di malavitosi, di sbarchi al porto di Talamone. E a Firenze, dopo le sue rivelazioni, si indaga appunto su una banda armata che disporrebbe i grandi quantità di armamamcnti e di esplosivo. «Ma non mi meraviglierei troppo - ricorda Livio Bernot, il legale che difende la signora Di Rosa - visto che pochi mesi fa, dalle parti di Gradisca d'Isonzo, in Friuli, hanno arrestato tre ufficiali dell'esercito che nascondevano armi da guerra in un contenitore interrato nell'alveo del fiume. I tre hanno avuto l'impudenza di dire che si trattava di una collezione». E la storia, così com'è, va avanti sempre più confusa tra armi, soldi, sesso e tradimento. Prosegue anche, come è cominciata, nella più grassa platealità. La signora Di Rosa ha scelto di coinvolgere sempre di più i giornali e le televisioni. Anche ieri ha tenuto una conferenza stampa, a Udine, con distribuzione di memoriali. Lo stesso fa il generale, a Firenze, ingoiando in pubblico il rospo della rimozione. Francesco Grignetti I Sopra, il generale Franco Monticone. A lato, primo a destra, il capo di stato maggiore Goffredo Canino

Luoghi citati: Firenze, Friuli, Roma, Udine