Pentiti contro gli agenti

Li accusano di avere protetto lo spaccio di stupefacenti Li accusano di avere protetto lo spaccio di stupefacenti Pentiti contro gli agenti // confronto davanti ai magistrati L'inchiesta sugli agenti della squadra narcotici, accusati dai pentiti di aver protetto l'attività di spaccio, è arrivata ad una svolta. Ieri i due poliziotti arrestati per i reati di corruzione e spaccio di stupefacenti - l'ispettore Francesco Costantino e il sovrintendente Antonio Fusco - sono stati messi faccia a faccia con i tre ex appartenenti alla 'ndrangheta calabrese che li accusano. Sono stati confronti duri, tesi, in qualche momento drammatici. Antonio Fusco (che è difeso dall'avvocato Alfredo Paola) avrebbe fatto qualche parziale ammissione, ma avrebbe minimizzato gli episodi contestati: «E' vero, qualche volta ho dato una dose a un collaboratore, altre volte nel corso di una perquisizione ho chiuso un occhio e ho lasciato che il confidente si servisse di un po' di droga». Avrebbe spiegato: «Quando sei impegnato in certe operazioni rischiose puoi anche fare finta di non vedere se questo ti consente di arrivare a un buon risultato». Le risposte non hanno soddisfatto i magistrati che conducono l'inchiesta, i sostituti procuratori Anna Maria Loreto, Marcello Tatangelo e Sandro Ausiello: «E i regali che ha ricevuto come li giustifica?». Fusco: «Una volta ho accettato un braccialetto, e in un'altra occasione uno stereo. Non per farmi corrompere ma perché speravo di ottenere da quel pentito certe confidenze». Per l'altro poliziotto arrestato, l'ispettore Francesco Costantino (difeso dall'avvocato Vittorio Pesavento) le accuse sono ancora più gravi: oltre ad avere accettato regali, avrebbe preso una ventina di milioni. Anche Costantino ha cercato di ridimensionare i fatti: «La nuova legge sulla droga ci ha dato almeno in apparenza più possibilità di manovra. Il rap¬ porto con il collaborante è sempre difficile: molli un po' la corda sperando di ottenere certi risultati. Se ti va bene magari ti danno la medaglia, altrimenti si è perduti». Il numero degli agenti coinvolti nei traffici con i pentiti è salito a cinque: oltre ai due arrestati, altri tre avrebbero ricevuto un avviso di garanzia. Gli ex appartenenti alla 'ndrangheta hanno parlato per ore ricostruendo una decina di episodi di corruzione avvenuti negli ultimi due anni. L'aspetto più delicato dell'inchiesta riguarda la sorte che avrebbero fatto certe partite di droga che dovevano essere distrutte nell'inceneritore. Uno dei pentiti ha raccontato: «Sono riuscito a farmi consegnare un bel po' di roba che doveva andare in fumo». L'ispettore Francesco Costantino era stato coinvolto in un'inchiesta di auto rubate ma risultò estraneo ai fatti. Il procuratore aggiunto Marcello Maddalena, a capo del team di magistrati che indaga sulla criminalità organizzata, sentirà nei prossimi giorni il capo della squadra narcotici. Sul coinvolgimento di alcuni operatori di polizia in servizio presso la Squadra Mobile di 'l'orino, il segretario provinciale del Siulp Eugenio Bravo, ha dichiarato: «Pur valutando rilevanti le dichiarazioni rilasciate dai pentiti di mafia, ritengo indispensabile che tali asserzioni siano constatate su riscontri fattuali evitando giudizi sommari». Il sindacato «ripone la massima fiducia nell'opera della magistratura e degli investigatori» e chiede che si facciachiarezza al più presto. «Le eventuali degenerazioni di alcuni operatori non possono pregiudicare la serietà e l'integrità di tutti gli altri, che, in servizio presso delicati settori investigativi, riscuotono profonda stima e solidarietà». [c. cer.] Poliziotti esaminano refurtiva e denaro recuperati nel corso dì un blitz