Segrate scommette sul dopo-Tatò, la Marcucci corteggia Tmc di Valeria Sacchi

Segrate scommette sul dopo-Tatò, la Marcucci corteggia Tmc NOMI E GLI AFFARI Segrate scommette sul dopo-Tatò, la Marcucci corteggia Tmc Partiti per il Fondo Monetario Intemazionale con sulle spalle l'ombra delle varie tangentopoli bancarie, e dei casi scottanti di Vincenzo Palla-ino ed Enrico Braggiotti, i banchieri italiani sono tornati con il sorriso. Sembra, infatti, cr j di queste disavventure non si preoccupino minimamente i banchieri stranieri. I quali, al contrario, le considerano un segnale ulteriore della «svolta italiana». E non basta. Il presidente del Fondo, Michel Camdessus, ha più volte ripetuto che l'Italia sarà il primo Paese a uscire dalla recessione. Il perché di questo ottimismo, condiviso anche dal precedente presidente del Fmi ed ex governatore della Banca di Francia, Jacques de Camdessus tifa Larosière, non per l'Italia è chiarissimo. E Bruno torna con un sorriso Pare che esso emerga dalle tabelle che il Fondo elabora. Un sacro responso. Così, gli amministratori delegati del Credito Italiano Piercarlo Marengo e Giuseppe Egidio Bruno si sono sentiti confortati. E con loro hanno tirato un sospiro di sollievo il presidente della Banca Nazionale del Lavoro Giampiero Cantoni, e Sergio Siglienti, presidente della Banca Commerciale Italiana. Un buon viatico per una categoria che, dopo mesi nei quali sembrava essere l'unica immune dal ciclone di Mani pulite, ora vi sta entrando. Nell'ultima settimana è finito nei pasticci l'istituto controllato da Giovanni Auletta Armenise, dove il direttore centrale Franco Matera e Luciano D'Angeli, già amministratore di Siam Leasing, si sono ritrovati in manette per via dello scandalo degli elicotteri Agusta. Poi è toccato, sempre a Roma, ad un dirigente del Credit, Rosario Corso, impigliato nella storia del pre-crack di Federconsorzi. Mentre alla Cassa di Risparmio di Venezia, recentemente approdata ai tavoli scivolosi del tribunale, sono arrivati a tambur battente i nuovi vertici: il presidente Antonio Pognici e il vicepresidente Giorgio Longo. Ma il settore credito è sotto i riflettori anche per motivi più lieti. Entro la settimana, il ministro del Tesoro Piero Barucci dovrebbe fissare il calendario della privatizzazione di Imi e Credit. Per la banca presieduta da Natauno Irti sarebbe già pronto un gruppo di investitori, italiani Giampiero e stranieri, in- Cantoni Barucci pronto alle cessioni teressati a diventare azionisti stabili. Frutto dell'esplorazione che l'americana Merril Lynch condusse mesi or sono. Alla ricerca di un pretendente disponibile ad acquistare il controllo. Per un impegno così grosso non si trovò nessuno, ma molti si dichiararono desiderosi di entrare con quote minori. Cosicché non è improbabile che l'Opv del Credit arrivi sul mercato prima dell'operazione che riguarda l'istituto guidato da Luigi Arcuti. La scorsa settimana, alla Buchmesse di Francoforte, nel gruppo degli editori italiani regnava un clima ottimista. Nonostante, in Italia, la congiuntura del libro continui a non essere brillante. Merito, si sussurra, dell'arrivo di Franco Tato alla guida di Fininvest. Una decisione che, a giudizio degli addetti ai lavori, allontanerebbe i timori di possibili difficoltà del gruppo Berlusconi e, di riflesso, della Mondadori stessa. Lo stesso Tato andava e veniva con l'aria assai contenta nei corridoi della Fiera dove, per la prima volta, la Utet di Gianni Merlini e la Garzanti di Livio Garzanti si sono presentate con uno stand in comune. E dove sono arrivati a dare la loro benedizione il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Maccanico, e il garante per l'editoria Giuseppe Santaniello. Accolti dal presidente dell'Associazione editori, Tiziano Barbieri. Doppiamente felice perché una sua autrice, Toni Moì'rison, aveva appena vinto il Nobel. Ma che la Tato fa felici crisi non sia gli editori solo italiana, lo si è dedotto dal ridottissimo numero di party. Aria di austerity ovunque, e pochi festeggiamenti. Solo il presidente di Bertelsmann, Mark Woessner, non ha rinunciato ad offrire i due tradizionali ricevimenti. Inutile dire che, nella troupe italiana, l'interrogativo più stuzzicante era il toto-dopo-Tatò. Per la prima poltrona di Segrate, il tam tam dei sussurri azzarda un nome: Maurizio Costa, da un anno braccio destro dello stesso Tato. Sempre nei dintorni della comunicazione, Marialina Mar- cucci si è lanciata alla conquista di Telemontecarlo. Ha da spendere un bel po' di quattrini, quelli (si parla di 70 miliardi, e sembrano forse troppi) che sta incassando per la vendita alla statunitense Nbc dell'inglese Super Channel, comprensiva di Videomusic ed Elefante. Da anni Marialina tiene d'occhio la rete che Carlo Sama portò nel gruppo Ferruzzi all'epoca dello splendore. E che, forte dell'accesso ad un satellite, potrebbe lanciare un canale europeo. Nonostante il gran battage, tira aria di crisi nell'alta moda italiana. Lo prova il fatto che Giorgio Armani ha strappato con fragore di grancassa la cliente Sofia Loren al concorrente Valentino. Il quale Valentino ha subito ribattuto con Sharon Stone, unica erede, secondo lui, di Marilyn Monroe. Insomma, «Basic instine!» all'hotdog contro «basic instinct» alla pizzaiola. Valeria Sacchi t Armani «ruba» la Loren I t I Camdessus tifa per l'Italia E Bruno torna con un sorriso Giampiero Cantoni Barucci pronto alle cessioni Tato fa felici gli editori Maccanico alla Buchmesse Gianni Merlin della Utet Armani «ruba» la Loren

Luoghi citati: Francoforte, Italia, Nomi, Roma, Segrate, Venezia