Lombardi: sto con il presidente del Consiglio di Ugo Bertone

Lombardi: sto con il presidente del Consiglio Lombardi: sto con il presidente del Consiglio Avanti con le privatizzazioni nella massima trasparenza» PARLA IL VICE DI ABETE IMILANO NGEGNER Lombardi, si è dimesso Savona...«Davvero? Beh, rispetto la sua coerenza. Ma...» Ma? «Io sto con Ciampi, il presidente del Consiglilo. Questo sulle privatizzazioni non è un dibattito tecnico. Anzi. Ed è meglio che tutti gli attriti emergano subito. Del resto la bagarre l'ha scatenata La Malfa con quell'attacco alla sinistra de...». No, non ò un diplomatico Giancarlo Lombardi. Industriale tessile, vicepresidente della Confindustria, cavallo di razza dell'imprenditoria cattolica. E grande amico di Prodi... Vero, ingegnere? Anche lei ha un debole per la sinistra de? «No, io non sono schierato dietro un'etichetta. E credo che i nodi politici veri siano ben altri, in questi tempi. Il pds che non si sposta sul nuovo, la Lega che acuisce i toni di piazza. Questi sono i problemi veri, non queste polemiche pretestuose, tirate fuori al momento giusto per interessi precisi. Per fortuna che c'è un punto di riferimento come Ciampi». Eppure lo scontro ha investito il governo. E' davvero tutto così pretestuoso? «Sì, quando si attacca in un certo modo, a testa bassa, come ha fatto La Malfa. Anche perché non prendiamoci in giro. Questa non è una disputa teorica tra economisti, un dibattito tecnico-ideologico. Dietro c'è ben di più, c'è l'impostazione di Mediobanca». Un'impostazione legittima, non crede? «Per carità, non voglio trascurare i tanti meriti di questo ente. Ma non dimentico nemmeno che Mediobanca è uno degli attori in campo, che le sue tesi vengono riprese con tanta, pretestuosa veemenza alla vigilia di scadenze delicate, che ri- guardano le banche. E c'è ancora una cosa...» Cioè? «Non è pensabile che ci sia un solo ente con quel peso sull'economia italiana. Mi auguro che le privatizzazioni siano fatte in fretta e nella massima trasparenza. E che permettano di ampliare la diffusione del mercato, di avere più azionisti». Ecco la nota dolente. Anche lei è per l'azionariato delle public companies? «Non esistono formule buone in astratto. Nemmeno quella delle Grandi Famiglie, del resto. Ma chi sono? La Malfa parla di gente che mette i soldi, che corre il rischio di impresa, sceglie i dirigenti e ha il diritto di comandare. Ma quanti sono oggi queste Grandi Famiglie? A me sembra che nel loro futuro ci sia la ricerca dei quattrini...» E allora? «Allora facciamo un passo indietro, per evitare polemiche inutili. Ci sono almeno tre buone ragioni per privatizzare al più presto». Quali? «Primo, togliere di mezzo realtà foriere di corruzione. Secondo, accrescere l'efficienza. Terzo, garantire un rientro di quattrini per Tiri. D'accordo?» D'accordo... «E allora bisogna procedere con equilibrio. Primo, bisogna evitare che un qualcuno diventi troppo importante. Se, mettiamo caso, Giancarlo Lombardi compra Credit, Comit ed Eni diventa un pericolo per la democrazia. Poi, bisogna analizzare caso per caso». Allora la public company non è sempre valida? «Ma no, bisogna essere concreti come ha giustamente sottolineato Abete. Quando c'è il compratore giusto, con le competenze giuste, allora si può procedere in altro modo. E' il caso, tanto per esser chiari, della vendita dell'Alfa alla Fiat. Poi ci sono altri casi... ». Le banche, ad esempio... «Certo, nelle banche è preferibile un maggior equilibrio. Ci vuole grande attenzione, grande cautela». Belle parole, ingegnere. Ma come si fa in un Paese senza un mercato finanziario sviluppato a controllare i banchieri. La Malfa dice che così i politici continuano a comandare. O no? «Sì, è la favola dell'uovo e della gallina. E' come dire che a Napoli tanta gente campa sull'illegalità e perciò non si può far rispettare la legge dalla sera alla mattina. Ma che sciocchezze... Facciamolo il mercato finanziario. E se c'è trasparenza e chiarezza arrivano gli stranieri, si fa il nercato. Epooi...» Eppoi? «Ma cosa è successo in questi anni? Tante belle sovrastrutture finanziarie, di modo che alle imprese industriali sono arrivate solo le briciole. E i controlli chi li ha fatti? Le grandi famiglie? Le istituzioni nobili?» Ma chi compra, Lombardi? Gli imprenditori ci sono? I quattrini ci sono? Oppure Prodi si illude quando dice che si possono far crescere nuovi gruppi con le privatizzazioni? «La volontà c'è. E i mezzi pure. Non dimenticate che il primo contribuente italiano è un signore di provincia che possiede la Luxottica». Certo, ma gli industriali italiani non brillano per coraggio. O no? «Posso dire con la massima sicurezza che gli imprenditori sono stufi c per niente disposti a tollerare che si facciano ancora una volta giochi sopra la loro testa. Niente viltà, niente omissioni». Ugo Bertone Giancarlo Lombardi vicepresidente della Confindustria e leader della imprenditoria cattolica

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