Scalfaro guai a chi getta la spugna di Renato Rizzo

2. Il Capo dello Stato si schiera contro ogni separatismo: altrimenti tornano i tempi bui Scalfaro: guai a chi getta la spugna «Meno egoismi e più uniti; solo così si salva l'Italia» CARPI DAL NOSTRO INVIATO «Se in un momento delicato come questo andremo a votare senza sentire la forza della nostra tradizione di civiltà e la capacità di amarci perché la patria risorga, avremo gettato la spugna. E l'avremo gettata tutti, comunque schierati politicamente, vincitori e vinti». Unità e pacificazione: la strada della ripresa per un Paese in affanno. Scalfaro, in questa giornata emiliana che l'ha portato prima a Modena e poi a Carpi per il cinquantesimo anniversario della deportazione nei campi nazisti, non ha avuto mai un riferimento diretto alla Lega ma ha intessuto tutti i suoi interventi di pensiero e citazioni volti a cucire ciò che Bossi vorrebbe dividere. E ciò che non ha voluto dire con le parole, lo ha chiarito con un gesto: l'applauso, quasi liberatorio, con cui ha sottolineato, nell'ottocentesco Teatro Comunale di Carpi, una frase detta tra le lacrime da Gianfranco Maris, presidente nazionale degli ex deportati: «Qui a Carpi ritroviamo le nostre radici, anche qui, nelle baracche, ò nata la nostra Repubblica. Uomini diversi, per retroterra culturale e politico, ebbero pensieri uguali. Gli accenti erano diversi, ma i pensieri uguali. E non parlavano di tre repubbliche federate, ma di uguaglianza, di libertà, di giustizia in una sola Repubblica». Lega Nord, convitato di pietra in questo giorno di continui richiami alla solidarietà e all'unione «perché non tornino tempi bui». Ed ecco il Capo dello Stato dire il suo no alla violenza, «alle capacità di razzismo, alle distinzioni, al mettere in un angolo chi è diverso. E' un no che dev'essere detto subito e sempre e deve essere pagato da ognuno e ad ogni costo altrimenti i ritorni sono fatali». E' un discorso che, probabilmente, va letto in filigrana. E' vero che, oggi, ci sono rischi per «un'Europa che qualcuno vorrebbe ridisegnare su basi etniche», ma sembra che il Presidente intraveda anche pericoli per un'Italia che l'ideologia della Le- ga vorrebbe divisa e che, invece, «non deve dimenticare le radici di sofferenza, di dolore e di sangue. Altrimenti, e lo dico da Capo di Stato, non saremo capaci di arrivare alla pacificazione». Fermezza, coraggio nel dire di no a chi non crede in tali valori, ieri, come oggi: Scalfaro, in questo giorno nel quale si intrecciano memorie di un passato terribile ed ansia per il presente, ricorda che la tragedia dell'ultima guerra «nacque da un mondo diplomatico e politico che credette, cedendo alla prepotenza tedesca, di accontentare Hitler. Ma esiste, nei secoli, l'esempio di un prepotente che, accorgendosi della pavidità degli altri, rinuncia alla sua prepotenza?» si domanda il Presidente della Repubblica. E, subito dopo, passa dalla lezione della storia all'ammonimento dell'attualità: «Qualcosa si deve pure imparare da questa specie di furbizia diplomatica che metteva dei cerotti e, in questo modo, preparava la tragedia». Eppure in questi momenti difficili per il Paese, Oscar Luigi Scalfaro non rinuncia all'ottimismo: «Io sono tra quelli che pensano che tutto questo può tornare, ma prego di morire prima di essere preso dal pessimismo. C'è uno sforzo che tutti, io compreso, dobbiamo fare: pensare a sé e non agli altri: il primo segno per sentirci comunità». E' questo il filo rosso che lega tutti gli interventi del Presidente in queste settimane di pellegrinaggio laico lungo i luoghi simbolo della Resistenza, da Boves a Venezia, da Padova a Pandoro, sino a Modena e a Carpi, da dove partivano i treni blindati per Auswitz: costruire un soli¬ do futuro partendo dal passato. E, così, Oscar Luigi Scalfaro, in mattinata, parlando ai sindaci ed ai parlamentari di quest'angolo di Emilia aveva ricordato assieme alla piccola Repubblica di Montefiorino, anche quella a lui così cara, dell'Ossola: «Rammento i due fratelli Di Dio, ufficiali di carriera siciliani, venuti a morire per la libertà di questa patria. Due medaglie d'oro alla memoria». Ecco, ancora, in questi tempi di polemica separatista indirizzata persino alle forze armate, un riferimento all'imprescindibile unità cui deve tendere il Paese. Ecco, ancora, la necessità di superare distinzioni e diversità: «Io credo nei valori dell'uomo e credo che l'assoluta maggioranza del popolo italiano, vorrei dire la totalità, sia pronta a pagare per questi valori. Ci sono tante sofferenze nel nostro Paese, ma se ogni cittadino sente i valori della dignità, i suoi diritti ed i suoi doveri e è disposto a viverli prima per gli altri e poi per sé, la patria sarà salva». Renato Rizzo II capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro

Persone citate: Di Dio, Gianfranco Maris, Hitler, Oscar Luigi Scalfaro, Scalfaro