Maccari così facevan tutti

Sanità, ritardi sospetti Maccari: così facevan tutti Senza esito il confronto con Minniti Ma in questa storia di false sponsorizzazioni e mazzette sull'Elisoccorso, chi ha «subito» le regole di Tangentopoli? E chi le ha imposto? Nell'ufficio del sostituto procuratore Giuseppe Ferrando, l'ex assessore alla Sanità Eugenio Maccari e il direttore del Consorzio Piemonte Emergenze si accusano a vicenda. E, puntando il dito uno contro l'altro, giurano: «E' colpa sua». Alle 12 e un quarto, il magistrato apre la porta e chiama i carabinieri: «Riaccompagnateli alle Vallette». Il confronto è finito. Escono gli avvocati Rossomando e Cellerino, legali di Maccari. Commenti? «Una mattinata infruttuosa». Compare l'avvocato Scaparone, difensore di Minniti: «Nulla di nuovo». Ferrando resta nella sua stanza. Possibile che dal lungo faccia a faccia (due ore) non siano emerse novità? Il pm allarga le braccia: «Maccari parla di un contributo, Minniti di una tangente pretesa». Chi ha «subito»? E chi ha imposto? Potrebbe sembrare una questione di secondo piano: dopo tutto, entrambi gli indagati hanno confessato di essersi passati una stecca di 700 milioni. In realtà, la differenza sui moli non è marginale, e non solo per la giurisprudenza. Se passa la tesi Minniti (il Consorzio costretto a pagare per non perdere appalto e attività), l'imprenditore potrebbe chiedere il risarcimento e uscire così dalla vicenda. Se i giudici dovessero, al contrario, credere a Maccari, l'esponente psi otterrebbe un risultato sia personale (non gli verrebbe contestata la concussione), sia politico: la colpa ricade sul «sistema» nel suo complesso. Ma è improbabile che uno riesca a spuntarla sull'altro. Tra i magistrati del pool torinese di Mani Pulite si sta facendo largo una terza ipotesi. In fondo, la più verosimile: il socialista Maccari e il socialista Minniti («Iscritto "d'ufficio"») avrebbero organizzato questo valzer di tangenti a tavolino. Come due vecchi amici che si mettono in affari sapendo di avere bisogno uno dell'altro. Maccari sapeva che Minniti aveva interesse a pagare: la gestione dell'Elisoccorso gli dava un ritorno sia economico sia di prestigio. Minniti, da parte sua, sapeva che Maccari era un gregario del psi, uno di quelli a cui il partito affidava l'ingrato (e costoso) compito di organizzare le campagne elettorale dei compagni di cordata: quei soldi gli servivano per stare a galla. Del resto, è stato lo stesso Maccari ad ammetterlo: «300 milioni li ho versati all'ex segretario amministrativo psi Balzamo, 200 li ho spesi per la mia elezione in Regione nel '90, con gli altri 120 ho pagato alcune fatture della campagna elettorale dell'onorevole Garesio nel '92». A proposito di Garesio: ieri il deputato socialista ha avuto un colloquio telefonico con il pm Ferrando. Gli ha confermato di essere stato tenuto all'oscuro del finanziamento illecito, e ha ribadito la sua piena disponibilità a fare chiarezza con i magistrati. L'incontro si terrà, con tutta probabilità, la prossima settimana. Sarà invece sentito domani il vice presidente nazionale del Consorzio nazionale Emergenza Elisoccorso, Massimo Bianchi. Poi, sarà la volta degli ex assessori regionali alla Sanità, Aldo Olivieri e Sante Bajardi. Gianni Armand-Pilon Nino Pietropinto

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