Scala, come ai tempi di Nureyev

Scala, come ai tempi di Nureyev Inaugurata la stagione di balletti con «La bella addormentata» di Ciaikovsky Scala, come ai tempi di Nureyev E' l'esordio ufficiale della Terabust docente MILANO. Sontuoso omaggio a Nureyev (e a Ciaikovsky nel centenario) «La bella addormentata nel bosco» che ha inaugurato la stagione di balletti d'autunno della Scala. L'edizione del più arduo capolavoro del balletto imperiale procurata dal compianto coreografo russo mancava da alcuni anni alla Scala ma vi è ricomparsa in nuova, sfolgorante veste in un allestimento di Franca Squarciapino che ha suscitato legittimo entusiasmo del pubblico che gremiva il teatro. Applausi a scena aperta alla scenografia e ai raffinati costumi come non capita sovente di registrare. La Squarciapino si è ispirata esplicitamente alle fastose messinscene del Marinsky di San Pietroburgo con la lettura, in chiave barocca, del «grand siècle» di Luigi XIV, così come l'aveva effettuata la gloriosa dinastia dei Benois, anche alla stessa Scala. Per quanto riguarda la parte esecutiva vera e propria è noto che «La bella addormentata» sia uno dei grandi classici più ardui per l'esecuzione, richiedente un corpo di ballo massiccio corredato da un gran numero di solisti impegnati al massimo. Come opera di esordio la nuova direttrice del ballo alla Scala Elisabetta Terabust non poteva trovare «test» più arduo. E occorre dire che lo ha superato brillantemente, valicando anche lo scoglio dell'improvvisa indispo- sizione di una importante solista come Elisabetta Armiato sostituita con onore negli Uccelli Azzurri dalla giovane Sophie Sarotte. La spettacolare fiaba barocca di Petipa, tornata nella versione che lo stesso Nureyev aveva danzato alla Scala accanto a Carla Fracci, rappresenta ancora un modo esemplare di riproduzione di un classico e la calorosa accoglienza del pubblico dimostra che la vitalità di siffat¬ ti capolavori è assicurata quando vengeno riproposti con la cura impiegata in questa occasione. La Scala ha fatto tutto con le proprie forze, chiedendo aiuto soltanto ad u:i ospite, il ballerino argentino Maximiliano Guerra, per il molo del Principe Florimondo. Stasera, peraltro, il ruolo protagonistico di Aurora sarà sostenuto da un'altra «guest», stavolta italiana, la stella del Royal Ballet Viviana Durante. Per quanto riguarda la prima rappresentazione, Aurora era la prima ballerina del teatro Isabel Seabra, debuttante nel tremendo ruolo, che ha affrontato con eccellente tecnica, seppure non in scioltezza per l'evidente panico che l'ha investita. Comunque soddisfacente è risultato il suo lirico «Adagio della rosa» e buona la prestazione nel «Grand pas de deux» del terzo atto con Guerra. Quest'ultimo, dal canto suo, ha scatenato ovazioni con il trascendentale virtuosismo nelle variazioni della famosa pagina e in quella del secondo atto che Nureyev si era cucito addosso come una sorta di personale «cammeo». Quasi impossibile la citazione singola dei molti solisti impiegati. Da ricordare almeno Vera Karpenko, Anita Magyari, Piera Pedretti, Francisco Sedeno, la coppia degli Uccelli azzurri costituita da Michele Villanova e dalla citata Sarotte e quella dei gatti dai simpatici Bruno Vescovo e Annamaria Grossi. Ma l'intero corpo di ballo si è prodigato con buoni risultati. Di grande impegno anche la parte musicale affidata ad uno specialista ciaikovskiano come Vladimir Fedoseyev e con l'orchestra della Scala più volonterosa che in altre occasioni coreografiche. Anche per loro vivi consensi. Luigi Rossi Entusiasmo in teatro per gli sfarzosi costumi disegnati dalla Squarciapino Un'immagine del balletto «La bella addormentata nel bosco» alla Scala. Nella foto Isabel Seabra (debuttante nel ruolo di Aurora) e il ballerino argentino Maximiliano Guerra

Luoghi citati: Milano, San Pietroburgo