A Oxford Gesù è soltanto un predicatore ebraico di Fabio Galvano

Proteste per il nuovo dizionario Proteste per il nuovo dizionario A Oxford Gesù è soltanto un predicatore ebraico LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Non più «fondatore del!? Cristianità» ma, più riduttivamente, «un predicatore ebraico considerato dai suoi seguaci il figlio incarnato di Dio». Ed è subito polemica attorno alla voce «Gesù» quale appare sulla nuovissima edizione dello Shorter English Dictionary, la «bibbia» della lingua inglese riscritta in tredici anni d'intenso lavoro. «Parole blasfeme», tuona un coro che unisce cattolici e protestanti. Anche perché, dopo quella sbrigativa definizione, fra gli esempi di come si usi oggi quel nome, sono forse più numerose le bestemmie che le formulette del catechismo. Lavoro ingrato, quello dei lessicografi: devono registrare una lingua per quello che ò, per gli usi che ne fa la gente, e finiscono subito alla berlina. «Offensivo e riduttivo», sentenzia il reverendo Tony Higton, del Sinodo Generale della Chiesa anglicana. E un portavoce dell'arcivescovo di Canterbury: «E' spiacevole che gli esempi fomiti sottolineino l'uso negativo di quella parola, mentre non compaiono per nulla espressioni come "Gesù vivs" r "per Gesù Cristo nostro Signor, «Non possiamo fare nostro il pm. j di vista dei cristiani inglesi», si difende Alan Hughes, uno dei due direttori dell'Oxford Dictionary: «Il dizionario vende in tutto il mondo di lingua inglese, una comunità di mezzo miliardo di persone. E comunque, per correttezza, abbiamo aggiunto una precisazione, quella di Gesù incarnazione di Dio». Ma c'era proprio bisogno, nella dotta compilazione, di dimenticare l'uso della parola «Gesù» quale si trova nei bellissimi inni di Charles Wesley o addirittura nella Bibbia? E di ricorrere invece a espressioni che appartengono più allo slang americano che al parlare corrente? La passioni di esù Il dizionario cita, fra le tante interiezioni quasi sempre negative se non blasfeme, espressioni come «Jesus freak» («una giovane persona che fonde uno stile di vita da hippy con fervente cristianità evangelica»), oppure «Jesus wept» (Gesù pianse, espressione che indica insofferenza), o l'epiteto derogatorio «creeping Jesus» (Gesù strisciante) o ancora il semplice «Jesus» in un momento d'ira. Quel che è peggio, per i credenti, è che anche altre parole abbiano fatto la stessa fine. Fra le molte citazioni usate per definire la parola «God» (Dio) figurano nel nuovo Oxford «God-awful» (orrendo Dio) e «God blast» (Dio maledetto). «Alcuni di quegli usi sono vere bestemmie», ha deplorato l'arcivescovo di Canterbury: «Non dovevano trovare spazio in un dizionario serio e di solide tradizioni come l'Oxford». Dalla parte dei lessicografi si schiera invece il Times, in un ponderoso editoriale. «La funzione dei dizionari è di registrare una lingua come viene usata, sovente imperfettamente in questo mondo imperfetto». In fondo, nel gioco dei nomi, gli autori «non possono fare a meno di provocare offesa, perché il linguaggio non appartiene ai linguisti obiettivi ma alla gente che lo usa». Il disaccordo nel mondo delle parole riflette i disaccordi nel mondo reale: «Un dizionario non potrà mai soddisfare i partigiani dell'una o dell'altra fazione nel definire temi di contenzioso come la Palestina e l'Ulster». Lo stesso per Gesù? Eh, no, rintuzza l'arcivescovo di Canterbury: «Tutti i modi positivi d'includere Gesù o Dio nel linguaggio di tutti i giorni, come "grazie a Dio", sono stati tralasciati. Si è puntato solo sul negativo e sul blasfemo; e questo è inaccettabile»: Per non parlare del «predicatore ebraico». Fabio Galvano La passioni di Gesù

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