Intellettuali con rabbia ridanno la carica a Milano

20 IL CASO . Da domani il convegno della rivincita: lamentarsi per Tangentopoli non basta Intellettuali con rabbia ridanno la carica a Milano f\ I MILANO LHVENTOLII di bandiere, ^ cori, abbracci c inni: da Ij domani alla Scala tornah~L\ no i fasti del Ballo Excelsior. Non una riprosa teatrale, ma un'elegante mostra di ottanta figurini e movimenti coreografici che sono una tromba, una sveglia e una carica. Li dona al teatro l'associazione degli Amici della Scala. Fra le cupezze di Tangentopoli ricompaiono le allegorie che fecero fremere d'entusiasmo la città del 1881 in piena Esposizione Universale: la Civiltà contro l'Oscurantismo, il Progresso contro il Regresso. Simboli ingenui e trascinanti che danno il la al convegno organizzato dagli stessi Amici della Scala, «La cultura a Milano: realtà e prospettive». Si apre domani pure lui. Convegno? Assise ecumeniche, raffica di tavole rotonde e di relazioni: una Quattro Giorni che vuol leggere la città in controluce e fornire idee e proposte concrete a politici e amministratori. Il nome Scala di questi tempi è diventato un nume, un mito di virtù civiche. Dice Anna Crespi, presidente degli Amici: «Lavoriamo al di fuori dei partiti e delle controversie ideologiche. Al nostro interno alcuni intellettuali molto diversi tra di loro hanno costituito il Gruppo Euriclea e hanno sentito l'esigenza di organizzare questo incontro con la città. Un primo passo per guardare poi a incontri europei». Parlando con alcuni dei protagonisti del megaconvegno, vengon fuori gli umori di questa città dove da anni si accumulano progetti mai realizzati, si fanno promesse mai mantenute, si avviano costruzioni mai terminate, come il nuovo Piccolo. Problemi vecchi, consunti. Lamentele udite mille volte. Adesso però alla diagnosi, alla consapevolezza, si accompagna la voglia di affrontare le cose per davvero, senza più chiacchiere né freni né steccati di tessere e parrocchie. Circola una rabbia che diventa desiderio di risalita, progetto. Si torna ai fondamentali della cultura (musei, biblioteche, università), segni veri di storia e avvenire per il luogo in cui si vive. Quel gran signore della critica d'arte che è Gillo Dorfles rimpiange la Milano degli Anni 60 che per prima portò Rauschenberg e Jasper Johns in Italia, condanna la burocrazia partitocratica che ha sparso narcosi a piene mani negli ultimi quindici anni, avanza le condizioni del riscatto, una sopra tutte: «Si faccia finalmente un museo di arte moderna e contemporanea». Ha una speranza: «Questa fine di secolo ò di decadenza. Siamo in tempo perché assomigli alla fin de siede dell'800, positiva». Quanto alle biblioteche pubbliche, Armida Batori, direttrice della Braidense, cara a Parini, Leopardi e Manzoni, denuncia sì drammatiche carenze di spazio e di personale, tanto che la stupefacente Sala Teresiana del Piermarini, dai legni biondi e luminosi, rischia di tornare ad essere deposito di quotidiani e periodici per l'emeroteca. Però si fida del nuovo assessore alla Cultura, Philippe Daverio: «Fino a ieri mi promettevano gli spazi della Cavallerizza, il maneggio coperto di Radetzskij. L'altro giorno Daverio mi ha proposto Palazzo Dugnani. Ci spero». Pietro Florio, direttore delle biblioteche comunali, confessa: «Soffro quando vedo le nuove biblioteche di Parigi, Rotterdam, Glasgow. Sono come la Rinascente: a scaffale aperto, super-tecnologiche, senza più le liturgie dei commessi che vanno a scovare il libro. Io sono costretto a comprare meno libri perché non so dove metterli». Sul versante scientifico, l'ex rettore del Politecnico, Luigi Dadda, annuncia che si lavora per integrare e diversificare le università lombarde in un unico sistema. E l'apostolo dell'informatica, Giovanni Degli Antoni, sta per varare il nuovo parco scientifico di Crema: «Dal successo culturale delle nuove tecnologie informatiche nasce l'arma per rendere più competitiva l'intera economia italiana». Sirena energica e ispirata, Maria Corti diffonde una certezza: non c'è solo «la benemerita Milano di Mani Pulite»; ci sono «coloro che vogliono essere non indegni eredi dei Parini, dei Beccaria e dei Verri». Claudio Altarocca Piani di rilancio per università biblioteche, musei Dorfles: «Voglia di Positivismo, come cento anni fa ai tempi del Ballo Excelsior» In campo con gli Amici della Scala Giorello, Mario Monti, Maria Corti Il «Ballo Excelsior» spettacolo sulla fede nel progresso Sopra la scrittrice Maria Corti A sinistra, Anna Crespi Il simbolo degli Amici della Scala; a sinistra, Gillo Dorfles AMICI DELLA SCALA

Luoghi citati: Crema, Glasgow, Italia, Milano, Parigi, Rotterdam