Il divorzio dì Brigitte vedovo Brandt

Un giallo con 23 killer pagati 50 mila dollari GERMANIA Rissa legale sull'immenso patrimonio politico dello statista tedesco Il divorzio dì Brigitte, vedovo Brandt L'ultima moglie del Cancelliere rompe con VSpd BONN _ DAL NOSTRO CORRISPONDENTE A un anno dalla morte, la contesa por l'eredità di Willy Brandt è aspra: ma dietro la disputa per il possesso di documenti e scritti, si intravede l'insofferenza politica dell'ultima signora Brandt per l'Spd e la sua leadership. Per Brigitte Soohofcr-Brandt, 47 anni, storica di formazione e giornalista, la controversia è chiara: in un allegato al testamento scritto di suo pugno poco prima di morire all'età di 79 anni, l'8 ottobre dell'anno scorso, l'ex Cancelliere la nominava erede universale. A lei sono toccate la casa di Unkcl, vicino a Bonn, dove Brandt trascorse le ultime settimane di vita; un'altra in Francia, una fortuna stimata in milioni di marchi e un archivio prezioso e immenso, raccolto in quattrocento metri di scaffali. Brand morì 1*8 ottobre dell'anno scorso, e le contestazioni sono esploso subito. Ma se quella per il possesso dei beni materiali contrappone Brigitte Seehofer ai quattro figli del Premio Nobel per la Pace - una femmina e tre maschi nati dai due precedenti matrimoni sono ricorsi al tribunale -, quella per l'eredità politica dell'uomo che meglio di ogni altro ha rappresentato la socialdemocrazia tedesca, nel dopoguerra, è fra la vedova e il partito. La vicenda è giuridicamente complessa, forse, ma soprattutto politicamente imbarazzante. Nel 1970 Brandt affidò scritti e archivi alla Fondazione Friedrich Ebert di Bonn, legata all'Spd. Sono materiali che accompagnano tutta la sua vita, dall'infanzia all'esilio in Norvegia durante il nazismo, dall'attività alla guida del partito a quella di ministro degli Esteri e ambasciatore dell'Ostpolitik, agli anni passati al vertice dell'Internazionale socialista. Due anni prima di morire, del resto, Brandt aveva inaugurato i nuovi locali, più ampi e più sicuri, nei quali sono raccolti i documenti. Per il partito socialdemocrati¬ co non c'è dubbio, dunque: anche se in proposito non esistono tracce nel testamento, era intenzione di Willy Brandt lasciare quella montagna di scritti all'Spd, che da oltre vent'anni li conserva e li mette a disposizione di storici e ricercatori. La vedova Brandt la pensa diversamente. Il marito, ribatte, ha affidato a lei sola - la donna che gli è stata vicina negli ultimi 14 anni della sua vita - il «diritto di disporre» degli archivi. Ma siccome Brandt e stato fra gli uomini di Stato tedeschi più importanti del secolo, Brigitte Seehofer propone di trasferire i documenti a una Fondazione nazionale, da creare per l'occasione nella sua casa di Unkol o a Berlino, la città della quale Willy Brandt è stato borgomastro. In ogni caso lontano dall'Spd. Sullo sfondo emergono sempre più chiaramente, infatti, il fastidio e l'imbarazzo dell'ultima signora Brandt verso il partito che per 25 anni è stato anche il suo. Dopo la morte del marito, Brigitte Seehofer si è avvicinata ai conservatori bavaresi della Csu, collaborando con la fondazione Hanss-Seidel, legata al partito. E molte sue prese di posizione hanno scatenato polemiche furiose, a cominciare dal paragone fra le «catene luminose» organizzate dai movimenti antixenofobi dopo gli attentati agli stranieri - e le marce naziste di Norimberga. Un divorzio politico e ideologico al quale non sembra esserci rimedio. Emanuele Novazio Brigitte Seehofer-Brandt

Luoghi citati: Berlino, Bonn, Francia, Germania, Norimberga, Norvegia