«Papà mi metteva le mani addosso» di Claudio Cerasuolo

Interrogata anche la vedova I periti: «Nella vita non ha scelto nulla, nemmeno il marito» Processo-freezer: parla la ragazza accusata con la madre dell'omicidio «Papà mi metteva le mani addosso» Ai giudici: «In carcere nessuno mi picchia e questo è più importante della libertà» «Per lui era giusto che i figli crescessero con le botte: aggiustano le ossa». Dall'interrogatorio di Francamaria Bauso, imputata assieme alla madre Grazia Fichera al processo che si svolge in corte d'assise (presidente Romano Pettenati) per il delitto del freezer, emerge un ritratto a tinte forti della vittima, l'operaio Graziano Bauso. Tra le mura domestiche era un violento. La ragazza - al momento del delitto aveva 19 anni - si è bloccata quando si è parlato delle aggressioni sessuali del padre, più insistenti negli ultimi tempi. Pm: «Quante volte?». Francamaria: «Sei o sette. La sera, davanti alla tv, cercava di palpeggiarmi, mia madre interveniva e allora partivano i ceffoni. Questo l'ho detto al pm perché era una donna (era stata interrogata dal sostituto Marina Nuccio), ma con un uomo non riesco a parlarne». Pm: «Perché la picchiava?». Francamaria: «Non c'erano delle ragioni. Non gli andava bene che mi truccassi, criticava gli orecchini, la minigonna. Diceva: "Io sono il padre e fino a quando ti sposi della tua vita decido io". Secondo me, era malato. I figli devono rispettare il padre, ma anche il padre deve rispettare i figli: non sopportavo che mi mettesse le mani addosso». Pm: «Come è maturata l'idea del delitto?». Francamaria: «Un giorno che ero disperata Romilda (l'amica tossicodipendente, fuggita e catturata a Madrid, è coimputata nell'omicidio ma la sua posizione è stata stralciata in attesa dell'estradizione) mi disse: "Posso fargli un'iniezione". Non sapevo decidermi. Le botte sono continuate fino alla sera che mi ha strappato la camicetta. Il giorno dopo ho detto a Romilda che ero d'accordo: mi ha dato undici pastiglie di Roipnol. Le ho messe nella minestra di mio padre, un paio in quella di mio fratello Vito (imputato davanti al tribunale dei minori perché all'epoca dei fatti non aveva ancora 18 anni)». Pm: «Cosa è successo dopo?». Francamaria: «Si è sentito male e si è steso sul divano. Romilda gli ha detto: "E' un abbassamento di pressione, con un'iniezione si sentirà meglio". Gliel'ha fatta e poco dopo gli ha toccato il collo: "E' morto". Non avevamo pensato a cosa fare del cadavere. Abbiamo svuotato il freezer. Mio padre era grosso, più di cento chili, era pesantissimo. In tre siamo riusciti a infilarlo dentro». Pm: «E poi?». Francamaria: «Romilda è andata via con la nostra auto. Io sono salita in camera mia a sentire della musica. Una settimana do¬ po abbiamo scavato una buca nel magazzino e di notte, io mia madre, Romilda e Vito, siamo riusciti a spostare il freezer. C'era un odore terribile, abbiamo fatto un buco e versato acido ciòridico, poi l'abbiamo sotterrato. Ai vicini abbiamo detto che se n'era andato. Nessuno si è stupito». Pm: «Lei ha detto che dopo il delitto ha provato una sensazione di benessere. Dopo l'arresto e i mesi passati in carcere ha riflettuto su quello che ha fatto, prova sempre quella sensazione?». Francamaria: «Proprio benes- sere no. Ma almeno in carcere non c'è nessuno che mi picchia e penso che questo sia più importante della libertà». Breve l'interrogatorio della vedova. Grazia Fichera, 44 anni, è nata a Centuripe, un paesino vicino a Palermo. «Nella sua vita non ha scelto nulla, nemmeno il marito», hanno detto i periti, professor Andreoli e Fornari. «Il matrimonio glie'ha combinato il padre, con uno degli emigranti che d'estate tornavano al paese». Grazia Fichera: «Mi sposai nel 1971. I guai cominciarono dieci anni fa quando mio marito perse il lavoro perché la ditta era fallita. Rimase a casa due anni. Diventò nervoso e cominciò a picchiare, me e i figli. Io lavoravo alla Fiat e mantenevo la famiglia. Avevamo il conto corrente in comune ma dovevo stare attenta quando prelevavo dei soldi. Se i ragazzi avevano bisogno di un capo di vestiario e costava 50 mila lire io gli dicevo che ne costava venti. Riprese a lavorare ma non portava a casa i soldi. Non si è mai interessato ai miei figli. Tornavo a casa e li trovavo in lacrime, non avevano neanche mangiato». Quando il pm le domanda come erano i loro rapporti abbassa il capo e l'udienza prosegue a porte chiuse. Il processo riprenderà martedì con la requisitoria del pm. Claudio Cerasuolo Interrogata anche la vedova I periti: «Nella vita non ha scelto nulla, nemmeno il marito» Il freezer dove le due donne hanno nascosto il cadavere di Graziano Bauso Francamaria Bauso e la madre Grazia Fichera interrogate ieri dai giudici della corte d'assise

Luoghi citati: Centuripe, Madrid, Palermo