Due verità sull'elisoccorso di Alberto Gaino

Il giudice vuole chiarire il ruolo del Consorzio nazionale Il giudice vuole chiarire il ruolo del Consorzio nazionale Due verità sulPelisoccorso Maccarì davanti al suo accusatore L'inchiesta sulle tangenti «volanti» svolta. Ieri si è appreso che Massimo Bianchi, vicepresidente del Consorzio nazionale emergenza elisoccorso, si presenterà «spontaneamente» dal sostituto procuratore Giuseppe Ferrando. Al suo fianco, nella stanza del magistrato, avrà un legale, un diritto che distingue gli indagati dai testimoni. Il che significa che, con il suo vicepresidente, anche il consorzio che avrebbe pagato mazzette all'ex assessore regionale alla sanità, Eugenio Maccari, sta per entrare nell'inchiesta con un ruolo diverso da quello della «vittima». Si è piegato a un ricatto o ha «concordato» il rinnovo della convenzione, alla fine del 1989, con l'offerta di una tangente? E' sufficiente il sospetto per estendere le indagini. Stamane c'è il confronto fra i due arrestati: Maccari e Umberto Minniti, ex responsabile regionale del consorzio. Il primo ammette di essere stato corrotto: «Ho preso, in tre anni, i 640 milioni che mi erano stati offerti». Minniti sostiene il contrario: «Ha preteso quel denaro». E aggiunge che la somma è stata lievemente superiore: 700 milioni. La procura mostra di non credere né all'uno né all'altro, e li tiene in cella di isolamento alle Vallette. Per cominciare, i magistrati sospettano che le mazzette siano state più consistenti: 270300 milioni per il '90 e il 1991, cento per il '92, sarebbero un'elemosina per una convenzione da 12 miliardi l'anno. A nome del consorzio l'avvocato Piacentino anticipa la tesi che i costi erano proporziati alle risorse umane e tecnologiche richieste dall'efficienza dimostrata dal servizio. Il sostituto procuratore Ferrando vuole comunque controllare a fondo le fatture emesse dalla W & D Racing Team di San Marino per la «elisponsorizzazione» di auto di formula 3. Dall'inchiesta è già emerso che le somme fatturate erano notevolmente gonfiate rispetto al denaro investito nella pubblicità. La differenza costituiva il «nero» che serviva per pagare le tangenti. La Guardia di Finanza è stata incaricata di effettuare i controlli presso l'Ufficio Iva di Pesaro che registra le fatture emesse da società di San Marino. La Procura non ritiene né credibile né logica soprattutto la versione difensiva di Maccari finito in cella, alle Vallette, mercoledì sera, al termine di un lungo interrogatorio. Quasi per caso gli sarebbe stato offerto il denaro per rinnovare la convenzione per il servizio di «elisoccorso». E casualmente il segretario amministrativo del psi, Vincenzo Baizaino, morto d'infarto un anno fa, sarebbe venuto a conoscenza di quelle «contribuzioni» e gliene avrebbe chiesto una parte: 300 milioni dei 640 ammessi da Maccari. E poi quei 120 milioni dati per la campagna elettorale dell'on. Garesio senza che gli fossero stati richiesti. Alberto Gaino Gli inquirenti sospettano che le mazzette distribuite siano superiori a quelle dichiarate dagli arrestati A sinistra l'ex assessore regionale alla Sanità, Eugenio Maccari, a fianco Umberto Minniti, già responsabile del servizio Elisoccorso

Luoghi citati: Pesaro, San Marino