Il grido di Matarrese remate con noi di Roberto Beccantini

28 Il presidente federale in un momento difficile chiama all'appello il mondo del calcio Il grido di Matarrese; remate con noi Alle società: fate troppe amichevoli Al club siciliano: non ce l'ho con voi CASO CATANIA E NAZIONALE SUL TAPPETO TMILANO HE president irrompe al «grido» di fratelli d'Italia. Bacchetta la stampa, sculaccia le società, vellicandone l'amor patrio. Un po' Churchill e un po' Totò: che giorni, per Antonio Matarrese. Giovedì sera, in diretta da Padova, l'ultima infornata di cori beceri. Ieri, a Milano, l'abbraccio (con pugnale incorporato) della Confindustria. Oggi, a Palermo, la decisione sul Catania. Mercoledì, la Scozia. Il teatrino pallonaro si trasferisce all'hotel Gallia, un tempo culla del mercato, serie A e serie B tutte insieme per il pranzo ricordo e la distribuzione di coppe e medaglie (al Milan, al Toro, alle neopromosse...). Scaletta tambureggiante: assemblea, simposio, omelia, premi. Matarrese si accomoda al tavolo di Berlusconi e conversa amabilmente, non prima di aver abbracciato il fratello Vincenzo, padrone del Bari. Dopodiché, a porte chiuse, arringa i grandi capi. Dieci minuti di liscio e busso. Troppe amichevoli uguale troppi infortuni. «Pre-campionato folle. Questa volta avete passato il segno. Non fatelo più». Chiede, e ottiene, solidarietà sul fronte Catania. Nega di aver sollecitato, a Tallinn, il non impiego dei nazionali nel mercoledì di Coppa: «C'è chi parla di una mia sconfitta, ma quando mai? Liberissimi, i club, di muoversi in piena autonomia. Piuttosto, visti i risultati, provate a immaginare che cosa sarebbe successo, e che razza di processo mi avrebbero intentato, se davvero li avessi bloccati». Giù le mani dalla Nazionale. Poco importa che, in Scozia, si sia giocato martedì e si rigiochi oggi. Per tacere del fatto significativo che mercoledì in Spagna, in Francia e in Svizzera tutte nazioni in campo, come noi, il 13 ottobre - si è disputato il campionato, mica la Coppa. Ma eccoci all'intemerata: «Constato con profonda amarezza che si paventano manifestazioni contro Sacchi e contro il sottoscritto. Lo scrivono alcuni quotidiani. Non so a che titolo, ignoro su che basi. Niente di più fuorviante. La Nazionale è di tutti. Anche di voi giornalisti. E ricordatevi una cosa. Non è in gioco la mia presidenza: è in gioco il calcio italiano». Ma perché, gli chiedono, è diventato così antipatico? Risposta marziale: «Gli uomini forti non sono mai simpatici». Largo alla mozione dei sentimenti: «Evitiamo di distruggere. Remate con noi. Bisogna superare la Scozia. E poi il Portogallo. Bisogna, soprattutto, ritrovare una coscienza». Stupore. Imbarazzo. Presidente, suvvia: non esageri e porti pazienza. «Già. Solo che, ogni tanto, mi scappa. A volte dovrei mordermi la lingua per non dire tutto quello che so. E di cose ne so tante, credetemi». Un messaggio in codice. Strano. Minaccioso. Per niente oxfordiano. A tanto porta lo spettro di una mortifican: te eliminazione. Piano piano, si scivola verso Catania. Tappa obbligata. Matarrese cavalca la tigre: «Nessuna sfida ai giudici, ci mancherebbe. Attendiamo, fiduciosi, il verdetto di Palermo. Nella speranza che tutto ciò non distragga l'attenzione del popolo e dei media da Italia-Scozia». Il presidente s'impenna: «Non ci arrendiamo. E bando al pessimismo. Personalmente, non ce l'ho con il Catania. Ce l'avessi avuta, non avremmo accolto il nuovo Catania fra i dilettanti. Volete sapere la verità?» Come no. «Siamo stati usati. Mi spiego: all'atto dell'esclusione, il 31 luglio, nessuno si mosse, nessuno disse beh. All'improvviso, invece, si sono scatenate forze e interessi. Gli arroganti non siamo noi. E la sfida non arriva dalla Figc. E' una questione politica. Ma Matarrese non ci ha messo nulla: lo giuro. Sono altri a strumentalizzare il Catania». Ma più che con il Tar, the president ce l'ha con i biechi manipolatori della pubblica opinione: «E' il momento di stringerci a coorte. Davanti all'inderogabile necessità di battere la Scozia, anche il Catania passa in secondo piano. Forza Sacchi, forza Italia». Ale. Uno gli fa, a proposito dell'Arrigo: sessantatré convocati in due anni non le sembrano un po' troppi? «Al contrario. Significa che il nostro et ha in pugno tutto il calcio». E la Lega? Berlusconi è così in forma (quando lo premiano) da regalarci l'ultima su Sacchi: «Ieri ci ha telefonato: visto che su Mussi avevo ragione io quando ai tempi del Milan dicevo che un giorno o l'altro sarebbe finito in Nazionale?». Nessuna traccia di Boniperti: la Juve, rappresentata in as- semblea dal direttore generale Pelizzola, diserta il verticino con Matarrese. Nizzola conferma che, sul piano dell'austerity, le società hanno recepito il messaggio federale. Lo stesso dicasi per l'operazione Scozia: caro Tonino, siamo tutti con te. Non siamo viceversa con te, questo il succo del confronto blindato, in materia di amichevoli. Il pre-campionato resta di nostra esclusiva competenza. Fidati. Non è colpa di nessuno (anzi) se la tv ha fame di calcio, e il calcio sete di tv. Al diavolo i piagnistei. Matarrese distribuisce sorrisi papali. Dal conclave legaiolo esce un nuovo consigliere di B (Ferretto, Verona) al posto di Luzzara, e, sempre per la serie B, il nuovo vice presidente (Puggina, Padova). Sono respinte le dimissioni di Iurlano (Lecce) da consigliere federale. Dettagli. Matarrese ha altro per la testa. Fantasmi. Incubi. Congiure. Roberto Beccantini «La stampa dovrebbe collaborare di più; la gente contesta Arrigo Sacchi e il sottoscritto e non capisce che la Nazionale è un bene di tutti»