I'ottobre freddo della lira

Paolillo (Forex) «La nostra valuta non soffre più dell'incertezza politica. Il calo è dovuto soltanto alle scelte tecniche dei risparmiatori» La moneta in picchiata contro il marco recupera per il rialzo dei tassi a breve I/ottobre freddo della lira Sfiora quota mille, poi torna a 990 ROMA. Mille e non più mille», si era detto qualche mese fa, quando il marco aveva infranto la linea dei tre zeri nelle contrattazioni di cambio con la lira. Invece ieri ci siamo andati di nuovo vicinissimi, con un'avanzata mozzafiato la moneta tedesca ha costretto la lira alle corde, fino a quota 995 per un marco, poi la furia della valuta di Bonn si è stemperata e la giornata è stata chiusa con un cambio di 990,20 lire, in pesante progresso comunque sulle 988,24 di giovedì. Salvato, almeno in parte, il bilancio della giornata si è cominciata l'analisi dei perché: almeno in apertura i mercati hanno continuato a risentire della conferma della rigidità della Bundesbank sui tassi. Inoltre la moneta italiana ha dovuto affrontare il rafforzamento del marco in un clima difficile per le incognite della situazione politica nazionale e i dubbi sull'efficacia della manovra di riduzione del deficit pubblico. In ogni modo la lira ha retto e due sono stati i fattori che hanno contribuito alla sua tenuta: il primo è stato l'aumento dei tassi del pronti contro termine, risaliti al 9,13 per cento contro l'8,96 dell'ultima asta. L'altro è venuto dalle rassicurazioni della Banca d'Italia, che ha fatto sapere di non aver allentato la guardia sulla nostra moneta in una situazione generale di mercato che vedeva la lira «perdere colpi senza motivo». Ulteriore elemento positivo è considerato il fatto che la lira sia riuscita a «tenere» malgrado l'indebolimento del dollaro, che ha pagato le mancate aspettative di un miglioramento dell'occupazione negli Stati Uniti ed è sceso a 1592,24 contro le precedenti 1599,58. Fin qui cronaca e chiosa. Ma in che stato di salute è la lira? Quale futuro ha di fronte la nostra moneta? Ieri se lo devono essere chiesti in molti e qualche risposta è arrivata. Emesto Paolillo, presidente del Forex non è convinto che la debolezza della lira sia figlia dell'incertezza politica: «Ormai quella è una componente con la quale siamo abituati a convivere - dice - le cause vere sono tecniche e molto più verosimilmente legate al comportamento di banche e risparmiatori. Istituti di credito e imprese stanno ridimensionando le loro posizioni sui finanziamenti in valuta, mentre il calo dei rendimenti di Bot e Cct sta portando la clientela verso i titoli esteri (e a confermare le valutazioni di Paolillo ci sono i dati di titoli di Stato e futures, che hanno avuto una giornata difficile), ma non c'è speculazione, è solo una diversificazione di portafoglio». «Questo comportamento non è eterno - prosegue il presidente dei cambisti - bisogna attendere il suo esaurimento senza perdere la calma, poi le cose si normalizzeranno. Quando? Prevederlo esattamente è impossibile, ma penso che l'inversione di tendenza dovrebbe scattare all'inizio del prossimo anno. Il mercato si muove per raggiungere certi livelli, e non chiedetemi quali perché preferisco non azzardare previsioni in proposito, dopo, gradualmente ricomincerà il flusso inverso». A dare delle cifre non esita invece la Deutsche Bank Researc, che pronostica addirittura il raggiungimento di nuovi minimi storici della lira sul marco. «La lira è su un terreno scivoloso - dicono gli analisti che può fare oscillare il rapporto col marco tra quota 970 e 1000, ma una volta superata quest'ultima soglia potrebbe esserci lo scivolone finale fino a 1020 lire». Anche alla Merrill Lynch credono in uno sfondamento di «quota 1000», pur essendo convinti che il tasso di cambio calcolato sulla base del potere d'acquisto dovrebbe essere di 829 lire per marco, circa il 20% al di sotto del livello attuale. «Ragionando sulla base dei "fondamentali" - dicono i tecnici della banca d'affari - siamo convinti che la lira sia sottovalutata», ma ritengono che il cambio possa oscillare entro una fascia compresa tra 975 e 1005. Che lo scotto di pagare mille lire per un marco sia inevitabile lo si dice pure alla Lehman Brothers, ma lì sono convinti che tutto abbia avuto inizio dalla crisi russa, che ha fatto salire il marco da 963 a 972, «poi - commentano - non è stato altro che una bolla speculativa». Oggi i problemi valutari saranno al centro dell'attenzione, infatti i ministri finanziari dei Dodici si riuniranno per discuterne a Bruxelles. Vanni Cornerò Bankitalia rassicura il mercato monetario «Non abbassiamo la guardia» Paolillo (Forex) «La nostra valuta non soffre più dell'incertezza politica. Il calo è dovuto soltanto alle scelte tecniche dei risparmiatori» Accanto Antonio Fazio governatore di Bankitalia In alto il ministro del Tesoro Piero Barucci e a sinistra il presidente della Bundesbank Hans Tietmayer

Persone citate: Antonio Fazio, Hans Tietmayer, Merrill Lynch, Paolillo, Piero Barucci, Salvato

Luoghi citati: Bonn, Bruxelles, Roma, Stati Uniti