Per impossibile ci attrezzeremo di Valeria Sacchi

Per impossibile ci attrezzeremo Per impossibile ci attrezzeremo Berlanda: «La Consob funziona e farà di più» IL PRESIDENTE CONTRATTACCA CMILANO RACK Ferruzzi. Dimissioni del commissario Roberto Artoni. Ruolo della Consob. Tre settimane è durata la crisi dell'istituzione di via Isonzo preposta al controllo dei mercati mobiliari, fino alla designazione di Marco Onado da parte del presidente del Consiglio Ciampi. Tre settimane di critiche e attacchi, durante le quali è rimasto in rigoroso silenzio il presidente Enzo Berlanda. Ora la crisi è risolta, la commissione Finanze del Senato ha approvato giovedì a maggioranza la nomina di Onado. Berlanda esce dal silenzio e premette: «Martedì riferirò sulla Consob e su quanto è successo, alla commissione Finanze della Camera». Anche sulle dimissioni del commissario Artoni? «Certo, riferirò anche su Artoni. Che ha fatto dichiarazioni che non appaiono coerenti ai suoi comportamenti precedenti, e alle decisioni alle quali aveva partecipato». La Consob in queste settimane è stata sotto accusa. La questione è risolta. Tutto a posto, dunque? «Constato che, in questo Paese libero, tutte le opinioni sono consentite, Comprese quelle di chi parla a vanvera e sentenzia su tutto. Scrivono che, mentre fatti importanti accadono, la Consob "guaisce". Io dico. Prima di tutto guardino al curriculum dei commissari. Bessone è docente di istituzioni di diritto privato alla Sapienza, ed è stato cinque anni al Csm; Di Lazzaro è professore di matematica attuariale e preside di facoltà; Zurzolo è stato quarant'anni all'Iri, fino alla presidenza del Banco di Roma. Quanto a me, ricordo che, dal 1979 al 1992, tutte le leggi importanti sul mercato finanziario portano la mia firma». Molte critiche vertono sulle nomine politiche... «In tutti i Paesi del mondo le commissioni a tutela del mercato sono nominate dall'esecutivo o dalle maggioranze parlamentari. Dei cinque membri della Sec, tre sono designati dalla maggioranza, due dalla minoranza. Poi, la Consob non si deve giudicare dalle facce, ma dai fatti. Nei 18 mesi della mia presidenza, abbiamo approvato 3692 delibere. Solo su 18 non c'è stata l'unanimità. Nel senso che, a turno, qualcuno si è astenuto». Artoni si è astenuto spesso? «Solo cinque volte, e nessuna di queste ha riguardato Montedison-Ferfin. Bisogna guardare a tutte le questioni rilevanti di cui ci siamo occupati. Dall'Opa a Ferfin, dai promotori finanziari ai casi di insider trading. Prendiamo i promotori, un esempio semplice: sono 17.500, riuniti in un albo che dobbiamo gestire. Ne abbiamo radiati 200, sono state avviate 350 istruttorie. Ed è la parte più semplice del nostro lavoro, anche quella più visibile in quanto i provvedimenti devono essere pubblicizzati nell'interesse dei risparmiatori...». E i settori di lavoro non pubblicizzati? «Guardi. Nel 1992 abbiamo inoltrato 140 denunce penali, e 78 nel 1993. Dentro c'è un po' di tutto. Sono cose riservate che spaziano su molti fronti, compreso quello dell'insider. Sull'insider, nel 1993 le denunce sono state sette, e una per manipolazione di titoli. Pratiche che sono nelle mani dei magistrati». A che punto passate il fascicolo alla magistratura? «Continuano a raffrontarci con la Sec, a volte in modo improprio. La Sec, prima di inviare un fascicolo alla magistratura, deve avere le prove. Per noi è diverso, per noi basta il "fumus", diciamo un fondato sospetto. Ma la Sec dispone di altri strumenti, e soprattutto di altre funzioni. Può ordinare intercettazioni telefoniche e perquisizioni. Noi no. Noi siamo solo un organismo amministrativo. Un esempio? La Consob ha fatto quattro denunce sul caso Mendella, senza mai poter interrogare Mendella». E il caso Ferruzzi? «Bisogna subito premettere una cosa. Tutti, Consob, Cob, Sec siamo consapevoli che contro la truffa non c'è niente da fare. Noi abbiamo avuto il caso Montedison, ma all'estero ci sono stati casi altrettanto clamorosi, come Bbci o Maxwell. Nel caso Ferruzzi, ricordo solo che tutto quello che è emerso tra il 14 e il 28 giugno, è emerso su richieste di nostri chiarimenti. E dopo l'assemblea del 28, abbiamo mandato cinque ispettori alla Price, che sono ancora lì. In 22 sedute, abbiamo incontrato tutti gli amministratori del gruppo, vecchi e nuovi. E in queste questioni, non c'è mai stato dissenso tra i com¬ missari». Un altro punto di critica riguarda le deleghe... «Critica sbagliata. Per legge, il presidente Consob deleghe non ne può dare. Incarichi sì, su specifici aspetti, ma non deleghe. E aggiungo subito che la questione delle modifiche alla Consob è questione aperta da sempre, e costantemente dibattuta al nostro interno. E non solo sulla Consob, ma anche su alcune leggi che riguardano il mercato, come quella sull'Opa, che ha norme che ne rendono difficile l'applicazione. E anche di diritto societario...». Sotto quale profilo? «Da dieci anni mi batto in tema di grandi gruppi. La nostra legislazione prevede solo i gruppi bancari, nulla si dice su quelli finanziari e industriali. Per questi gruppi esiste il consolidato ma, come insegna il caso Ferruzzi, non basta, se esistono società off shore. Bisognerebbe, almeno, che il certificatore precisasse fino a quali società del gruppo arriva la sua certificazione. Sarebbe già un'indicazione». Dunque, una Consob attiva e in perfetta forma? «Non dico questo. A tutti piacerebbe una Consob più bella e, come ho già detto, il dibattito resta aperto. Ma non bisogna dimenticare che, nell'ultimo anno, tutto è cambiato nel mercato. Non solo perché sono partite le leggi su Opa e insider, ma perché con le Sim, e soprattutto con la concentrazione degli affari in Borsa e il telematico, il mercato è esploso». Qualche cifra? «Avevamo dieci Borse con 38 organismi locali di controllo. Oggi abbiamo un mercato nazionale e un solo Consiglio di Borsa. Nel 1992 la media giornaliera degli affari era di 70/90 miliardi. E' salita a 350 miliardi nei primi tre mesi di quest'anno e, da luglio, siamo intorno ai 500 miliardi». Valeria Sacchi «Artoni? Si è dimesso per polemica ma quando era commissario ha quasi sempre votato a favore» Nella foto grande il presidente della Consob Enzo Berlanda Accanto l'ex commissario Roberto Artoni e a destra Carlo Sama ex amministratore delegato del gruppo Ferruzzi