Fusione nucleare star per una sera di Marina Verna

Il premio Italgas al Regio Il premio Italgas al Regio Fusione nucleare star per una sera MTORINO ANUEL Cardona porta il cravattino da rancherò texano sfoggiato da tanti scienziati che hanno lavorato e vissuto negli Stati Uniti: due stringhe di cuoio fermate da una placca d'argento. Di origine catalana, con un dottorato e ima cattedra in America e il ruolo di fondatore di uno dei Max Planck Institut tedeschi, quello per la ricerca sui corpi solidi di Stoccarda, è a Torino per un riconoscimento importante, il Premio Italgas per le Scienze Energetiche, consegnato ieri sera con una bella e affollatissima cerimonia al Teatro Regio. Gli onori e il contributo alle ricerche (300 milioni) sono stati divisi in tre parti uguali. Sul palco insieme a Manuel Cardona c'erano infatti anche Erano Coppi, uno dei padri della fusione nucleare, e Giorgio Parisi, artefice di particolari equazioni con le quali si può studiare il comportamento di sistemi diversissimi fra di loro, che però hanno tutti in comune un problema di «organizzazione», dalla strattura delle proteine ai meccanismi degli ecosistemi. Un tempo, Parisi giocava a scacchi. Poi li sostituì con la fisica - scoprendo che un problema di «vetri di spin» offre la stessa soddisfazione di un puzzle, insaporita però da una sfida speciale. Perché, se i pezzi sul tavolo non sono più numerosi, si presentano però altamente ambigui: non contemplano infatti un unico incastro, ma possono combaciare in tanti modi diversi. Inoltre, nessuno ha idea di quale sia il disegno generale da riprodurre. Così Parisi, partito da un problema di leghe metalliche, ha visto la sua teoria applicata alle proteine e agli ecosistemi ambientali. E forse potrebbe aiutare a scoprire uno dei segreti dello sviluppo degli organismi viventi. Brano Coppi, che oggi fa la spola fra il Mit di Boston e il Politecnico di Torino, si occupa invece di un problema completamente diverso, quella fusione nucleare che potrebbe diventare una fonte energetica illimitata, conveniente ed ecologica. La macchina alla quale lavora da quasi vent'anni si chiama Ignitor ed è un progetto piccolo, rispetto a quelli concorrenti, che costa poco e comporta una tecnologia trasferibile ad applicazioni pratiche immediate. La speranza di Coppi è poter dimostrare che la fusione nucleare è scientificamente possibile. Perché, come dice Manuel Cardona, la sola curiosità intellettuale degli scienziati non basta più a giustificare investimenti per centinaia di miliardi. Marina Verna 1 / Manuel Cardona fondatore del M. Planck Institut di Stoccarda Bruno Coppi, uno dei padri della fusione nucleare Giorgio Parisi, autore 1 di equazioni / per studiare i «sistemi»

Luoghi citati: America, Boston, Stati Uniti, Stoccarda, Torino