SHEVARDNADZE

«Occidente, salvami dai killer degli zar» SHEVARDNADZE «Occidente, salvami dai killer degli zar» IDIECI giorni dell'attacco all'indifesa Sukhumi, accompagnato dal selvaggio cannoneggiamento e bombardamento delle sue aree residenziali, col conseguente sterminio di massa della popolazione, sono finiti con la conquista di una città virtualmente morta. I superstiti civili stanno ora condividendo la sorte dei loro concittadini combattenti: vengono abbattuti a vista. Tutte le norme etiche e di diritto internazionale universalmente riconosciute vengono irrise e violate. «Le circostanze della morte non sono chiare», spiegano gli insolenti documenti forniti di volta in volta da coloro che ispirano e dirigono le gang di assassini. I prigionieri di guerra, e in particolare quelli fra loro che avevano puntato alla pace con onestà e avevano compiuto seri sforzi a questo fine, sono sistematicamente uccisi. Dopo aver preso Sukhumi i miliziani russi, i ceceni e gli abkhazi hanno devastato la regione di Gulripali, bruciato la città di Ochamchira e ora minacciano la zona di Gali. La pulizia etnica attuata dai separatisti a partire dal fiume Psow in direzione Sud Est coinvolge ora l'intera Abkhazia. I leader ribelli non sarebbero riusciti a prevalere senza la complicità di forze esterne. I separatisti abkhazi sono stati riforniti, incoraggiati e diretti dalla Russia imperiale, la Russia del revanchismo nazionalcomunista. Alla rottura del cessate-ilfuoco del 27 luglio hanno sovrinteso gli stessi russi che si erano assunti il ruolo di promotori e di garanti della sua stretta osservanza. Equipaggiamenti da combattimento e persino intere unità militari sono state lasciate sul posto per essere attivate al momento dell'attacco a Sukhumi e alla regione di Ochamchira. 1 preparativi sono avvenuti quasi apertamente. Dopo il 16 settembre, ad onta dell'impegno di controllare strettamente la frontiera lungo il fiume Psow, veicoli da trasporto con mercenari armati, equipaggiamenti e munizioni hanno attraversato il confine dal lato russo muoI vendo senza ostacoli verso GuI data. Aerei carichi di equipag- giamenti atterravano all'aeroporto di Bambora. Il cannoneggiamento di artiglieria pesante su Sukhumi con oltre 800 proiettili al giorno ha dimostrato che non si temeve di finire le riserve troppo presto. Le armi usate dagli aggressori erano le più moderne. Il modo in cui essi hanno condotto le operazioni non lascia dubbio sulla loro professionalità. Ed è pure evidente che erano diretti da qualcuno. Gli istigatori e gli orchestratoli di questa guerra non si sono fatti alcuno scrupolo del prezzo da pagare: la distruzione di città, e migliaia di morti, feriti e dispersi. In questo momento 120 mila profughi fuggono la morte dalla terra dei loro antenati. Questa gente è stata tradita e venduta. Ci può essere di peggio? Ma la Georgia non sarà l'unico Paese a pagare il conto. Nel futuro vicino e lontano le conseguenze influenzeranno inevitabilmente l'intero spazio post-sovietico, con ripercussioni in tutto il mondo. Sta suonando l'allarme, la Georgia è solo il test di una macchina programmata per una rivincita imperiale globale. Siamo costretti ad appellarci al segretario generale delle Nazioni Unite, perché ci aiuti a tener lontane da noi fame, malattia e morte dai nostri cittadini, vittime innocenti del separatismo, dell'etnocidio e delle politiche criminali volte ad assicurare gli interessi strategici di forze esterne. La stessa domanda rivolgiamo a Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna, Francia, Italia, Canada, Giappone e agli altri Paesi del mondo. Le proporzioni del disastro georgiano richiedono un'immediato programma di aiuti internazionalmente coordinato. Contando sullo spirito di carità, partecipazione e comprensione di coloro che presteranno ascolto a questo appello, li ringraziamo in anticipo del loro aiuto. Eduard Shevardnadze tee | L'ambasciatore della Georgia ci ha inviato questo appello di Shevardnadze all'Occidente

Persone citate: Eduard Shevardnadze, Shevardnadze