Vilipendio Bossi nel mirino dei giudici

Dopo le pesanti dichiarazioni del leader della Lega contro il Capo dello Stato Dopo le pesanti dichiarazioni del leader della Lega contro il Capo dello Stato Vilipendio, Bossi nel mirino dei giudici Sarà accusato di attentato alla Costituzione? I magistrati indagano anche su Miglio e Rocchetta le polemiche del smm u r R MILANO OOM: «Il governo? E' illegale». Riboom: «Il presidente della Repubblica? Illegale pure lui se non chiude il Parlamento». Discorso scoppiettante quello di Umberto Bossi a Curno, terra di Di Pietro, 26 settembre, folla di leghisti, e adesso carte ai giudici. Già, troppo scoppiettante secondo tre magistrati della Procura di Bergamo che da giorni stanno spulciando le carte per scoprire se ci fu reato in quelle parole contro il «Palazzo». Quali reati? Vilipendio al Capo dello Stato, forse addirittura attentato alla Costituzione. Indagano i magistrati di Bergamo e nel mirino tengono tre «oratori», così come recitano le carte. Umberto Bossi apre il terzetto. Seguono Gianfranco Miglio detto «l'ideologo», scranno a Palazzo Madama, e Fianco Rocchetta, onorevole come Bossi. «Nel suo insieme questo è un sistema purulento. Occorre il disinfettante», urla Bossi dal palco dentro il capannone industriale. La folla agita le bandiere, le tele- camere ronzano per riprendere l'attimo, i giornalisti annotano sui taccuini, per poi sparare a tutta prima pagina. E adesso, con pazienza, i tre magistrati, Tommaso Buonanno che regge la Procura, Angelo Tibaldi e Vittorio Masia, guardano e riguardano quegli spezzoni tv. Leggono e rileggono quegli artico¬ li. Tutto alla ricerca di una frase che possa far pensare ad un reato. Contro il presidente Scalfaro, contro il Parlamento, contro lo Stato. Non è la prima volta che le intemperanze oratorie dei leghisti accendono la luce rossa di un giudice. E in questo caso sembra fin ovvio. Recitano le cronache di quel giorno (fatidico): «Quindi Bossi rivolgendosi a Scalfaro urla: "Spostati presidente, la strada per arrivare al federalismo non può essere un processo di lenta trasformazione. Vi diamo tempo fino ad aprile, poi si alza un pugno gigantesco"». E no, col pugno non si può. 0 dirlo si può? Bel dilemma per i magistrati bergamaschi. Che pen- sare poi quando dal palco di Curno parte l'accusa per cui Scalfaro farebbe uso di «metodi fascisti e stalinisti». I magistrati pensano e ripensano. E c'è già chi dà per certo l'invio al ministro della Giustizia Conso di una richiesta di autorizzazione a procedere. Una o più, forse tre. Sicuramente contro Bossi, e poi si vedrà. I tempi? Fine del mese, forse. E la palla passerebbe allora al Parlamento, chiamato a decidere se qualcuna delle istituzioni citate (impropriamente?) nel comizio sia stata offesa. Tanto da fare scattare una indagine vera e propria, arricchendo quel fascicolo che per ora contiene qualche ritaglio e spezzone più un rapporto della Digos locale, contro i parlamentari leghisti dalla lingua tagliente. Fabio Potetti Umberto Bossi durante il discorso di Curno

Luoghi citati: Bergamo, Curno, Milano