Grazie dei fior un dono dei dinosauri

 SETTIMANALE DI SCIENZA E TECNOLOGIA SETTIMANALE DI SCIENZA E TECNOLOGIA Per lo studioso americano Robert Bakker i grandi rettili erbivori avrebbero indirettamente favorito l'affermarsi delle piante con fiori e polline Grazie dei fior.. Un «dono» dei dinosauri SE i dinosauri non fossero mai esistiti, sarebbe diverso il nostro mondo? Ebbene, in questo caso probabilmente oggi non saremmo perseguitati dal film Jurassic Park, ma non saremmo neppure allietati dagli uccelli e dai fiori. A questo punto un po' di sano scetticismo è d'obbligo. Però ormai tutti i paleontologi lo ammettono: gli uccelli sono gli unici dinosauri sopravvissuti all'estinzione di massa della fine del Cretacico. L'ipotesi fu avanzata per la prima volta già nel secolo scorso da Thomas Huxley, quando nel 1861 venne alla luce nelle cave di argille marine di Solnhofen il fossile di Archaeopteryx, che sostanzialmente aveva lo scheletro di un dinosauro ed era coperto di penne come un uccello. L'ipotesi allora era troppo azzardata, perché presupponeva di accettare i meccanismi dell'evoluzione secondo la teoria di Charles Darwin, un'idea troppo rivoluzionaria per qualsiasi benpensante del tempo, anche uomo di scienza. Però, dopo il 1861 altri cinque fossili di Archaeopteryx vennero alla luce, a diversi stadi di conservazione (con e senza le penne, con e senza la testa) e ogni tentativo di minare l'importanza di questo fossile fallì. Compreso l'ultimo, che risale a una decina di anni fa e porta la firma del famoso astrofisico inglese Fred Hoyle, il quale sosteneva Archaeopteryx essere un falso. Per rispondere all'accusa, al British Museum (Naturai History) si attivarono ricerche e studi e qui il paleontologo americano John Ostrom, attraverso Un frammento di ambra che ha conservato perfettamente un fiore con stami appartenente a una pianta del genere Hymenea FORSE l'avventura raccontata da Steven Spielberg nel film «Jurassic Park» potrebbe tramutarsi in realtà: la rivista inglese Nature riferisce, in uno dei suoi ultimi numeri, che alcuni scienziati sono riusciti a estrarre frammenti di Dna dal corpo di un coleottero vissuto nel Mesozoico e rimasto perfettamente integro per 120 milioni di anni. Come è possibile che parti così delicate si siano conservate per tanto tempo? Lo si deve soprattutto alle proprietà della sostanza che le ha tenute inglobate come in un sarcofago proteggendole dagli agenti esterni in un ambiente totalmente asettico: l'ambra. Fin dagli albori della civiltà questa sostanza ha esercitato sull'uomo un forte fascino. Secondo la mitologia greca, i pezzetti di ambra sono le lacrime delle Eliadi, sorelle di Fetonte e figlie di Elio, dio del Sole, addolorate per la morte del fratello PALEONTOLOGIA l'analisi comparata fra Archaeopteryx e alcuni dinosauri carnivori [Compsognathus, Ornitholestes e Deinonychus), dimostrò una volta per tutte che gli uccelli sono i discendenti diretti dei dinosauri. Lo conferma l'ultimo «anello mancante» scoperto e descritto nel 1992, Sinornis, che visse 30 milioni di anni dopo Archaeopteryx. Accanto ad alcune strutture ancora rettiliane Sinornis ha già lo scheletro delle ali, della coda e lo sterno degli uccelli. Se dunque siamo debitori dei dinosauri per la presenza degli uccelli, secondo il paleontologo americano Robert Bakker dobbiamo essere loro ugualmente grati per quella dei fiori. Come si sa, piante ed erbivori evolvono insieme (coevolvono, in termini scientifici) uniti dal legame preda-predatore. Le piante con fiore coabitarono per più di 40 milioni di anni con i dinosauri erbivori: secondo Bakker, non è possibile che non siano state influenzate da tale convivenza. Le piante con fiori, le Angiosperme, sono i vegetali dominanti del nostro mondo. Presenti in migliaia di specie, vanno dall'erba alle querce, dalle palme ai meli, dalle fragole alla lattuga e discendono tutte da un comune progenitore comparso più di 100 milioni di anni fa, in pieno regno dei dinosauri. Fino ad allora le piante dominanti erano state le conifere e le abbattuto con una folgore da Zeus per aver portato il cocchio del Sole troppo vicino alla Terra. I popoli di lingua tedesca chiamano l'ambra «bernstein», pietra che brucia: è infatti una sostanza facilmente infiammabile, un tempo usata come incenso per via del gradevole profumo, simile all'essenza di pino, che emette a contatto del fuoco. Gli antichi greci la conoscevano come elektron: furono loro a osservare che l'ambra strofinata ha la capacità di attrarre altre sostanze o, come diremmo oggi, di caricarsi di elettricità statica. I romani la chiamavano «succinum» a indicare una sostanza che cola, perché cicadee, vegetali che per la riproduzione si affidano al vento. A crescita lenta, possono raggiungere notevoli altezze e alcune, le sequoie, vivere migliaia di anni. Comparse all'inizio del Triassico, prima ancora dei dinosauri, conobbero il loro massimo fulgore nel successivo Giurassico, quando gli erbivori più diffusi delle terre emerse erano i sauropodi, i dinosauri erbivori di dimensioni gigantesche e dai lunghi colli. Diplodoco, Brachiosauro, Apatosauro furono i loro predatori, .in¬ Dinosauri nell'atto di divorare fogliame (da «Dinosauri» ed. Giunti) sieme al più piccolo Stegosauro. In piedi sulle zampe posteriori, seduti sulla possente coda, brucavano le cime delle sequoie e delle altre conifere poste al di sopra dei 12 metri. Anche Stegosauro, secondo Bakker, banchettava in questa posizione, mentre Brachiosauro rimaneva solido sulle quattro zampe, ma con il lungo collo accedeva alle stesse altezze dei compagni. Alla fine del Giurassico questa squadra di brucatori delle cime si estinse, lasciando il posto a un nuovo modello di erbivoro, basso, tarchiato, con la nuca piegata verso il terreno. I LO SCRIVE «NATURE»

Persone citate: Bakker, Charles Darwin, Fred Hoyle, John Ostrom, Robert Bakker, Steven Spielberg, Thomas Huxley