SUL DANUBIO DI MOLNAR di Bruno Ventavoli

SUL DANUBIO DI MOLNAR SUL DANUBIO DI MOLNAR Prove d'amore a Budapest Un racconto giovanile tra misoginia e affetto dolente, aspettando «La via Pài» e racconti, sketch e commedie, con gli occhi di ragazzi e adolescenti. Lo ricorda Bruno Ventavoli in appendice alla squisita traduzione di un breve romanzo del ventiquattrenne Molnàr, Danubio blu (il titolo originale che richiama l'epilogo della vicenda suona: Storia di una barca senza padrone) recentemente apparso presso le edizioni e/o. Così ora apprendiamo che quel vivace rampollo magiaro aveva studiato legge a Ginevra, dedicandosi poi al giornalismo con frequenti puntate in campo narrativo. Era talmente bravo da far passare per racconti di autori francesi tradotti invenzioni proprie. E bravo anche a penetrare con estrema disinvoltura nei labirinti dell'adolescenza, catalogando ragazzini di ogni risma: borghesi e proletari, scafati e rintronati, arditi e codardi, pestilenti e sognatori. E molti soggetti femminili, co¬ me Pirkó e Bella in Danubio blu, due ragazzine alle prese con le prime suggestioni amorose: l'una sognatrice, attenta a scrutare la vita con i versi smaliziati di Heine, l'altra più conformisi." . banale, pronta agli inevitabili compromessi del destino. Scarsi, inconsistenti gli elementi della vicenda: un ideale amore deluso che Pirkó coltiva in un cuore di quindicenne troppo grande per l'ipocrisia e le meschinità del mondo. Attorno a lei la vaporosa città fin de siècle, una Budapest di cui solo a distanza, nel raccoglimento dell'isola Margherita (luogo di raffinati ozi aristocratici) si coglie il brusio sonnolento e smaliziato e s'indovinano i rituali, i gesti incantatori, le lunghe sequenze del desiderio. Ma l'erotismo è un po' discosto, cifrato in atmosfere repentine, diluito nel passeggio di via Vac o ticchettante nella snella figura della madre di Pirkó. Eppure questo romanzo che il giovane Lukàz lesse con ammirazione, trae la sua forza dalla fragilità dell'impianto: da quei due occhi penetranti di adolescente che scrutano con l'irruenza della verità un mondo ricoperto di menzogne. C'è la Vienna di Schnitzler in queste pagine con una patina di sentimentalismo in più. Ma il moralismo di Molnàr è leggero, frizzante, lieve come un sogno anche nel tragico epilogo. Ed è imbevuto di ironia, di morbido distacco. Lo stesso che egli nutriva verso la propria vita e la schiera di donne che lo circondarono anche nell'esilio americano. Forse lui continuò a vederle come su un palcoscenico o tra le pagine ormai un po' scolorite delle sue storie: con una punta di misoginia e l'affetto dolente verso creature dilavate dal tempo. Luigi Forte Ferenc Molnàr Danubio blu a cura di Bruno Ventavoli Edizioni e/o, pp. 92, L 22.000

Persone citate: Bruno Ventavoli, Heine, Luigi Forte Ferenc, Scarsi, Schnitzler

Luoghi citati: Budapest, Ginevra, Vienna