Assassinato dal suo miglior amico

La tragica fine del giovane ferito a colpi di pistola e massacrato con una pietra La tragica fine del giovane ferito a colpi di pistola e massacrato con una pietra Assassinato dal suo // delitto scoperto a Gassino all'alba del 1° agosto L'orribile morte per un debito di droga di 5 milioni I carabinieri della San Cai lo hanno arrestato il pi esulilo killer di Gianni Abruzzino, 11 gio vane di 21 anni ferito a morte con tre colpi di pistola la notte del 31 luglio '93 a Torino e poi finito a colpi di pietra in una stradina di Gassino. L'assassino sarebbe il suo migliore amico: Luca Albano, 22 anni, incensurato, su di lui solo una vecchia segnalazione per stupefacenti. Albano vive a Torino, in via Rossetti 9, con i genitori. Il movente dell'assurda «esecuzione», che ha avuto inizio al parco Colletta, a poche decine di metri da casa di Albano, sarebbe un debito di droga di 5 milioni. Come si sia arrivati alla clamorosa svolta i carabinieri lo rivelano ma solo in parte. «Potrebbero anche esserci dei mandanti - spiega il capitano Marco Turchi -, e alcuni particolari vanno ancora chiariti». Dal canto suo il giovane, difeso dall'avvocato Franco Torotto, ha subito respinto ogni addebito, sia davan ti agli ufficiali dell'Arma sia davanti al giudice Avenati. Il magistrato dopo averlo ascoltato per tutto il pomeriggio di ieri e avergli contestato i l'atti in maniera molto articolata ha deciso di mandarlo in carcere. Il filone principale dell'indagine ha inizio da una chiamata fatta nella notte del 31 luglio al centralino «5747» della guardia medica. Manca un quarto d'ora a mezzanotte quando un uomo che abita in un caseggiato che si affaccia sul parco della Colletta telefona concitato. Avvisa che si sono sentiti dei colpi di pistola al fondo di via Rossetti. «Ora vicino al cancello carraio della bocciofila Graziano si vede una persona a terra». Parte un'ambulanza ma del ferito nella via non c'è traccia. I barellieri trovano solo macchie di sangue e segni sull'asfalto e sull'erba. Ci sono tracce di un corpo trascinato per alcuni metri. Anche le forze dell'ordine an-ivano sul posto e avvertono i posti di sorveglianza degli ospedali. «Potrebbe arrivare un ferito». Il mistero dei colpi e del corpo scomparso trova però spiegazione nemmeno un'ora dopo. Solo per le forze dell'ordine però che non divulgano questo particolare, come non parlano del fuoristrada utilizzato abitualmente dalla vittima, un Suzuki Vitara nero, parcheggiato vicino al parco. E giarda,caso quel fuoristrada è di proprietà di un grosso pregiudicato per traffico di droga. Comunque sia, in quella stessa notte in una stradina alla periferia di Gassino c'è un altro testimone oculare importante. E' un pensionato di 78 anni: abita in via Cuneo, una stradina sterrata senza sbocco lunga circa 400 metri che costeggia il canale le cui acque alimentano la centrale idroelettrica dell'Enel di Cimena. Costui sente dei colpi sordi. «Come se un oggetto pesante picchiasse per terra». L'uomo si alza dal letto e si affaccia alla finestra. Vede soltanto un corpo a terra e una vettura di media cilindrata ripartire di scatto. Alla guida di quell'auto c'era Luca Albano, secondo gli indizi raccolti dai carabinieri. La vettura utilizzata sarebbe la sua: una Fiat Uno (che è ora sotto esame per trovare altre riscontri). Albano poco prima di essere intravisto dal pensionato si era accorto che Abruzzino, nono¬ stante i colpi di pistola dava ancora segni di vita. Risalito allora sull'auto sarebbe passato con le ruote sul corpo dell'amico più volte. Infine afferrata una grossa pietra lo avrebbe colpito ripetutamente alla testa. Accorata la difesa del padre di Luca Albano «Mio figlio non è un assassino. I ragazzi sono tutti amici qui nel quartiere, fin da bambini. Ci sono almeno otto testimoni, amici del mio Luca, che possono dire che quella sera è andato insieme con loro a ballare; questo dopo che tutti avevano visto e salutato Abruzzino». Ivano Barbiero

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