«Addio principe delle notti»

Viareggio, tanta gente, ma poche star dello spettacolo per l'ultimo saluto al fondatore della Bussola Viareggio, tanta gente, ma poche star dello spettacolo per l'ultimo saluto al fondatore della Bussola «Addio principe delle notti» In duemila per i funerali di Bernardini VIAREGGIO DAL NOSTRO INVIATO Gli anni ruggenti oggi sono tristi come questo funerale. Sergio Bernardini ha raccolto per il suo ultimo viaggio un po' del suo mondo, un po' della sua vita. Non c'è Mina, «che non è venuta per pudore», avverte Gianni Mina. Non c'è Celentano, «che ha mandato un telegramma». Non c'è Gassman, «richiamato dagli impegni di lavoro». Ma c'è la Bussola, ci sono i volti di un successo antico, i figli spensierati del benessere, di un'epoca che oggi sembra così lontana. C'è la Bussola, come ieri, dentro e fuori. Quelli che facevano, e quelli che guardavano, e sognavano. Gino Paoli, Zucchero, Delia Scala, Cesare Maldini e suo figlio Paolo, Ferruccio Valcareggi, Sandro Ciotti, e poi tanti altri, in via Vittor Pisani davanti a casa sua e fra le navate della Chiesa, attorno al feretro che avanza ondeggiando, sotto a un cielo scuro, portato sulle spalle da Paolo Maldini e altri ragazzi. Così, dietro a Sergio Bernardini, per un giorno è come se sfilasse la memoria dei tempi andati. Duemila persone, fra le stradine di Viareggio, accalcate nella Chiesa di Don Bosco e fuori, sull'ampio sagrato. Oggi è un giorno di ricordi, come dice don Roberto Picchi, dall'altare: «Per noi della Versilia le parole che gli possiamo regalare non saranno mai abbastanza. Perché, caro Sergio, questa terra privilegiata ha trovato in te un figlio adottivo che tanto ha fatto per lei». E' un giorno di ricordi, e Gianni Mina racconta di Chet Baker, «che Bernardini andava a raccogliere e aiutare quando aveva le crisi», di Mastroianni, Gassman e Paolo Panelli, «che lavorarono nel suo laboratorio teatrale della Bussola». E Ferruccio Valcareggi racconta di quella volta, nel '74, quando rientrò dalla sfortunata spedizione della nazionale italiana ai mondiali di calcio in Germania, «e la gente era arrabbiata. Per me, furono giorni brutti, ma lui mi accolse come si fa con un amico, calmò gli animi, mi restò vicino. Alla Bussola noi ci andavamo al pomeriggio e giocavamo a ramino, e c'era lui, c'era Ricki Albertosi, c'era Bibi Bertolli». E Zucchero, completo di velluto nero, capelli scarmigliati, ricorda gli ultimi sei anni di Bussoladomani, «quando io lavorai per lui, con Peppino Di Capri, Fred Bongusto, e tanti altri. In quel tempo, c'era la tendenza a sfruttare le orchestre. Lui, invece, era capace di rimetterci del suo. Per me, era qualcosa di più di un manager, sempre al di sopra di ogni sospetto, in un mondo, quello del business musicale, che era ed è rimasto un ambiente poco raccomandabile. Ecco, se n'è andato uno che ha aiutato la musica, italiana ed internazionale. Uno importante. Io oggi non gli voglio dire addio. Per me, è un arrivederci». Se n'è andato «un uomo generoso», dice ancora don Roberto: «e noi vorremmo che coloro che raccoglieranno la sua eredità facciano quello che lui ha fatto per questa terra». Un signore «perbene e gioviale» (Valcareggi). Un manager «che riusciva a stabilire rapporti umani con tutti» (Gino Paoli). Un uomo coraggioso, come aggiunge Mina: «Aveva il gusto della vita, e la sfidava. Sergio era un bohemienne, e il suo tempo l'ha vissuto come uno che lo mette sempre in gioco». Vittorio Gassman lo chiamava con affetto «quel vecchio pazzo». Celentano ha ricordato che ai suoi spettacoli alla Bussola gli lasciava far entrare almeno quaranta persone gratis. ((Adesso», commenta Mina, «c'è gente che sulla musica fa molti soldi, ma la storia dello spettacolo non la fa più». Lui, Bernardini, il patriarca della notte, tutti i suoi clienti li chiamava «i miei nipotini». Ripeteva ogni volta che «li voleva coccolare tutti». E si tirò da parte quando capì che non poteva più farlo. Era davvero un uomo di altri tempi, come dice don Roberto: «la memoria di un'epoca che non c'è più».[p. s.] La salma di Sergio Bernardini, morto sabato notte in un incidente stradale, all'uscita dalla chiesa di Viareggio. A sinistra si riconosce Paolo Maldini, giocatore del Milan e della Nazionale Mina non è venuta «per pudore» Da Celentano, solo un telegramma Il ricordo di Gino Paoli e Zero il Da sinistra: Zucchero e Gino Paoli. Sotto Sergio Bernardini

Luoghi citati: Germania, Viareggio