Abdica il re Mida dello sport

E' l'atleta che guadagna di più al mondo (60 miliardi nel '92) e a 30 anni ha già vinto tutto E' l'atleta che guadagna di più al mondo (60 miliardi nel '92) e a 30 anni ha già vinto tutto Abdico il re Mida dello sport MichaelJordan dà l'addio al basket LA notizia è stata anticipata ieri all'alba sull'ultima edizione di un giornale di Chicago, la città della sua squadra, i Bulls (Tori), alla vigilia del ritiro per la prossima stagione: Michael Jeffrey Jordan lascia l'attività. Il più grande giocatore da che basket è basket ha confermato l'addio il pomeriggio, in una conferenza-stampa che ha incollato mezza America al televisore. Con al suo fianco la moglie, l'allenatore, il manager, ha detto della sua scelta. «Non è stato determinante neppure l'assassinio di mio padre, anche se la vicenda ha avuto il suo peso. Lui comunque aveva assistito alla mia ultima partita, quella del titolo Nba di quest'anno, e ne sono felice». L'ex poliziotto James Jordan il 23 luglio scorso era stato «sparato» in auto, nel parcheggio di una superstrada, e poi gettato in un un fiume, dove lo avevano ripescato soltanto il 3 agosto. Michael Jordan, nero di New York-Brooklyn dove è nato il 17 febbraio 1963, quarto di cinque fratelli, 199 centimetri di statura, moglie e due figli, era il campione che guadagnava di più nel mondo dello sport: l'anno scorso gli avevano contato in tasca 36 milioni di dollari, cioè quasi 60 miliardi di lire, staccato di 8 milioni di dollari il secondo, Holyfield pugile (il primo italiano, Patrese, 16° con 7 milioni e mezzo): ma si pensava che con i guadagni 1993 Jordan sarebbe salito a 60 milioni di dollari, quasi 100 miliardi di lire, non certamente per lo stipendio dai Chicago Bulls (neanche 3 milioni di dollari l'anno), ma per le sponsorizzazioni: grandi industrie, dagli stuzzicadenti alle scarpe da gioco, felici di indorarlo. E mai meno di 200.000 dollari per presenziare ad una serata, una premiazione. Lui comunque impegnato, per i poveri e contro la droga, con la sua M.J. Foundation, lui attivo nel mondo della tv (un serial) e degli affari, oltre che sul parquet, dove i suoi canestri dopo lunghe levitazioni lo avevano fatto soprannominare «Air». Un personaggione, che aveva corso il rischio di diventare un personaggiaccio per la sua passione (ereditata dal padre) del gioco, per folli scommesse, per «soggiorni» al casino di Atlantic City magari tirando mattina prima di una partita importante, comunque poi vinta con il suo apporto come sempre fenomenale. Jordan ha vinto tutto il vincibile, e si è pure inventato due Olimpiadi «opposte», quella di Los Angeles 1984 come dilettante, quella di Barcellona 1992 come professionista con il «dream team», la squadra dei sogni in cui anche Mullin ed Ewing realizzarono il suo exploit statistico. E' stato «rooky of the year», migliore matricola, nel 1984-85, prima stagione Nba, dopo che i Chicago Bulls lo avevano prelevato, campione dei collegcs e terza scelta del mercato, presso l'Università della North Carolina, dove lui è arrivato quasi alla laurea. Ed è pure da ricordare che aveva frequentato al liceo corsi in economia domestica, imparando la cucina, il cucito, il bricolage, e che aveva seguito lezioni di conversazione per imparare a parlar bene in pubblico. Tre titoli Nba, e consecutivi, in quello che è il vero campionato del mondo, un'infinità di primati spiccioli, personali, particolari (69 punti in una partita, e 63 in una di play-off), «posti» di culto per il maniacalismo Usa delle cifre nello sport. Tante prodezze sempre mostrando la lingua al mondo, tic e non sberleffo. Legioni di teenagers pronte per lui, una vita privata riservatissima, guardie del corpo, villa, sette auto una delle quali targata M.J.J., le sue iniziali. L'hobby assai spinto del golf, sino a progettare un campo tutto per sé e a pensare al professionismo anche lì. Il suo ritiro segue da vicino quello di altri due numi del basket, Magic Johnson sieropositivo e Larry Bird (bianco) tutto rotto. Nel giorno dell'annuncio il basket ha visto anche la firma del contratto di gioco più aureo di tutta la sua storia, quello di Larry Johnson con i Charlotte Hornets, per 34 milioni di dollari però diluiti in 12 anni. Il motivo dell'addio di Jordan è in realtà un impasto di motivi, ognuno validuccio, nessuno sufficiente per la spiegazione piena: stress, voglia di andarsene in bellezza mentre ancora c'è tutta la salute (ma proprio ieri doveva sottoporsi ad un'operazione, peraltro non grave, ad un piede, ricordo forse di un'antica frattura), volontà «che le attese non diventino troppo alte dopo quello che ho già fatto». Non ha escluso del tutto un ripensamento: «Ma con calma, come con calma ho preso la decisione di lasciare». Forse la spiegazione dell'addio è semplice, e in ogni caso ve •a cffriamo come suggestiva: copo i primi 100 miliardi di guadagno uno che non ha altra industria che le sue gambe e le sue braccia può anche pensare a godersi i soldi. Specie se, come pare, ci sono contratti di sponsorizzazione che possono ancora accompagnarlo a lungo. E' una incipiente nuova filosofia dello sport, da alcuni sintomi certi ritiri precoci, specie in Formula 1 - si pensava che nascesse già dopo i primi 10 miliardi di lire, il limite è ora spostato decisamente più avanti però esiste, e questo piace a noi poveracci. Gian Paolo Ot mezzano «Voglio stare di più con la mia famiglia» Ma continuerà ad arricchirsi grazie agli sponsor e alla tv ; Michael Jordan in azione con la maglia dei Bulls. A fianco è sul campo di baseball di Chicago, dove l'altra sera ha inaugurato la prima partita delle finali del campionato

Luoghi citati: America, Barcellona, Chicago, Los Angeles, New York, North Carolina, Usa