«Per 48 ore hanno governato i militari» di Cesare Martinetti

Aleksander Jakovlev: sono loro che hanno introdotto la censura, il Presidente non lo sapeva Aleksander Jakovlev: sono loro che hanno introdotto la censura, il Presidente non lo sapeva «Per 48 ore hanno governato i militari» «Maparte dell'esercito stava con i leader della rivolta Per molti mesi ha rifornito di armi il Parlamento» L'EX CONSIGLIERE DI GORBACIOV PMOSCA RIMA sono stati neutrali, qualcuno appoggiava il Presidente e il governo; qualche altro forniva sottobanco le armi agli uomini di Rutzkoi e Khasbulatov mentre la Sicurezza (l'ex Kgb) faceva finta di niente. Ancora domenica i militari che circondavano la Casa Bianca non avevano ordini precisi: i ragazzi della divisione Dzerzhinskij si sono trovati disarmati di fronte a 20 mila che li attaccavano e molti di loro si sono arresi. E alla sera, quando c'è stato l'attacco a Ostankino, l'esercito è intervenuto in ritardo. Ma Aleksander Jakovlev, il democratico saggio che fu a fianco di Gorbaciov nel costruire la perestrojka e che ora è nello staff di Boris Eltsin, ci dice molto di più sui retroscena e i misteri di Mosca rivelando che per due giorni lunedì e martedì - il governo del Paese è stato più nelle mani dei militari che non in quelle del Presidente. Aleksander Nikolaevich, come può affermare una cosa così grave? Lei in pratica dice che il Presidente non è stato Presidente per due giorni? «Ci sono i fatti di sabato, domenica e lunedì e ci sono i mesi passati a confermarci quanto meno una cosa: che i militari erano equamente divisi nell'appoggio al Cremlino e alla Casa Bianca. Per mesi e mesi i gruppi estremisti e fascisti che alla fine si sono asserragliati dentro la sede della casa dei soviet si sono armati preparando l'attacco. Dove prendevano le armi? La Sicurezza non lo sapeva? Eppure tutto si svolgeva quasi alla luce del sole: giornali come la "Sovietskaja Rossia" o "Denh" incitavano apertamente alla guerra civile. Ma ci sono ben altre prove che i militari fanno quello che vogliono». A cosa si riferisce? ((Alla guerra d'Abkhazia: la Russia ufficialmente appoggiava la Georgia di Shevardnadze e il Presidente conduceva una politica pacifica. Contemporaneamente parte dell'esercito armava i ribelli abkhazi». E in occasione dell'attacco alla Casa Bianca cos'è accaduto a Mosca? «So per certo che Eltsin voleva la soluzione pacifica. Ma sono accaduti fatti misteriosi. Domenica è stato consentito ai ribelli di fare quello che volevano e a Rutzkoi di lanciare l'attacco contro il municipio e Ostankino. Ma non basta: alcuni capi militari della rivolta come Makashov, Achalov e Terekhov facevano una politica sovversiva mantenendo i loro gradi. E inoltre sono stati i militari a introdurre la censura nei giornali. Una decisione stupida». Vuol dire che Eltsin non sapeva nulla della censura? «Mercoledì mattina, quando lo abbiamo detto al Presidente, la censura è stata subito abolita». Cos'ha pensato vedendo le prime pagine dei giornali con gli spazi bianchi? «Ho provato vergogna». Però questo colpo all'informazione non sarà indolore. Il neo ministro della Stampa Shumeiko ha invitato i giornali all'autocensura... «Spero che i giornali pubblichino tutte le notizie censurate. Ma bisogna fare attenzione perché in questo momento le tentazioni autoritarie sono forti e il governo non è controllato da un Parlamento. E anche il governo non si può dire estraneo a quanto è successo: quante lentezze, quante contraddizioni che hanno consentito alla vecchia nomenclatu- ra di organizzarsi e rinforzarsi». Ci sono state complicità? «So che i fascisti, i comunisti, gli eversori in questi mesi si sono armati alla luce del sole». Qual è il rimedio? «Fare il più presto possibile le elezioni. Non bisogna ripetere gli errori compiuti dopo il golpe del '91 e il referendum». Ma si possono fare elezioni libere mentre è forte la tentazione autoritaria, i giornali sono sotto pressione, le organizzazioni d'opposizione sono state messe fuori legge? «Non quelle di opposizione, ma quelle che hanno partecipato al tentativo di golpe. Il partito di Zhirinovskij, per esempio, che ha sfidato Eltsin alle ultime elezioni, non è fuori legge perché non ha partecipato alla sommossa. Io credo che ci possano essere elezioni libere perché nel segreto dell'urna ognuno potrà votare per chi vuole. Eltsin vuole elezioni libere per sradicare il sistema dei soviet». Ha provato un senso di liberazione quando ha visto il Soviet Supremo in fiamme? «Tutt'altro: né piacere e nemme- no il gusto di un'amara vittoria. Caso mai ho sentito pena per il fatto che non siamo stati capaci di prevedere e scongiurare ciò che appariva chiaro che potesse succedere. Ma il sistema dei soviet va soppresso: sono gli organi del potere precedente. Continueranno ad opporsi alla riforma». Lei è stato molto vicino a Gorbaciov che ora qualcuno ha accusato di troppa neutralità nei confronti Khasbulatov e Rutzkoi. E' dello stesso parere? «Provo molto affetto e solidarietà per Mikhail Serghevich. Però quello che è avvenuto è anche effetto dei suoi errori. Per rispetto di tutto quello che ha fatto nel passato, oggi non dovrebbe parlare contro i riformatori». E' giunta l'ora di togliere la salma di Lenin dalla Piazza Rossa? «Preferisco non partecipare a nuove sepolture. Ma è giusto che non ci siano più le guardie a vegliare. Per quanto riguarda il trasferimento, è meglio decidere sull'onda della ragione e non dell'emozione». Cesare Martinetti «Quando h folla ha attaccato la sede della tv i blindati si sono mossi con strana lentezza» Un poliziotto controlla i documenti di fronte all'Itar-Tass Nella foto piccola jakovlev

Luoghi citati: Georgia Di Shevardnadze, Mosca, Russia