Mani Pulite Occhetto avverte di Augusto Minzolini

Il segretario del pds in volo a Lisbona: davanti a un provvedimento sospetto, scendiamo in piazza Il segretario del pds in volo a Lisbona: davanti a un provvedimento sospetto, scendiamo in piazza Mani Pulite, Occhetto avverte «Se mi mandano un avviso è un golpe» LISBONA DAL NOSTRO INVIATO Su quel Boeing in viaggio tra Roma e Lisbona c'è una festa in famiglia. Gli altri passeggeri o non se ne accorgono, o non ci fanno caso. L'unico che ogni tanto lancia lo sguardo per capire cosa stanno facendo i coniugi Occhetto, che occupano i primi posti in business class, è il segretario del psi Ottaviano Del Turco, seduto poco più dietro, in sesta fila. Parlano Achille Occhetto e Aureliana Alberici, e poi scherzano, brindano con Chardonay Cinzano ma, soprattutto, sorridono. Eh sì, la grande paura è finita. E' finita lunedi sera alle 19,30 quando il «pool di Mani pulite» ha deciso di archiviare il caso del tesoriere del pds, Marcello Stefanini. E ora il volto del segretario appare più disteso, le rughe si notano di meno e sulla sua bocca tornano di nuovo le ironie e le battute contro avversari e nemici. Occhetto si sente più libero e lei, l'Alberici, può dire addio aH'«incubo». E che incubo deve essere stato! Racconta il segretario mentre l'aereo vola: «Io lunedì mi aspettavo un esito positivo. Ammetto, però, che qualche timore, qualche dubbio lo avevo ancora. Mi era rimasta in mente quella dichiarazione del giudice Di Pietro che aveva pronosticato un "pareggio". Pensavo, quindi, che avrebbero chiesto per Stefanini l'autorizzazione a procedere non per il reato di corruzione, ma per violazione della legge sul finanziamento pubblico dei partiti. Invece, e meno male, non è andata così: la partita non è finita con "pareggio"...». E' proprio sollevato Occhetto. Gli offrono una fetta di torta, ma la dieta lo costringe a rifiutare. In fondo in fondo ha una gran voglia di sfogarsi. Da quando è cominciata questa storia («Quel giorno in cui hanno arrestato Marco Fredda - ricorda con una punta di acrimonia -, hanno scelto proprio il giorno del mio comizio alla Festa dell'Unità per farlo») non ha avuto più pace. Da allora il segretario ha dato tre interviste ma non ha mai parlalo delle inchieste sul pds e ora sembra quasi che voglia togliersi un peso dallo stomaco. «A questo punto sbotta - se mi arriva un avviso di garanzia basato su dichiarazioni tipo quelle di Carnevale e Zamorani, dico davvero che siamo davanti ad un colpo di Stato. Di fronte ad una cosa del genere sono convinto che i nostri scenderebbero nelle piazze». Certo ne deve aver passati di momenti brutti Achille Occhetto in queste settimane. «Mi ricordo ancora la notte tremenda che ho passato quando è venuta fuori la storia dei conti in Svizzera. Quella notte non ho potuto dormire per la preoccupazione. Avevamo capito che quella storia veniva dal giudice Di Pietro e visto la fama da pignolo che ha... In più c'era anche il timore che ci fosse in ballo un gioco per incastrarci: si può, infatti, anche aprire un conto e nominare qualcuno beneficiario senza che l'interessato lo sappia. Per cui non vi dico quello che ho passato». Incubi, timori, paure. Sai quante riflessioni deve aver fatto Occhetto in queste settimane sui giudici e sulla giustizia. Anche l'epilogo del «caso Stefanini» lo deve aver fatto pensare. «Ma vi pare - dice - che uno debba stare per un anno nelle condizioni in cui siamo stati noi! In questo ha davvero ragione il giudice D'Ambrosio: bastavano quattro giorni per fare le cose che non sono state fatte in un anno, bastavano quattro giorni per fare quell'indagine patrimoniale su Greganti che noi chiedevamo da mesi ... Beh, la Parenti è davvero un tipo strano». E Di Pietro? Cosa dice il segretario del pds del più famoso giudice di «Mani pulite» che da un po' di tempo ha una specie di mania per il partito della Quercia? «Io ho una mia opinione in proposito - spiega -. Forse Di Pietro ha fatto queste indagini perché voleva fare una verifica. Posso immaginarmi questo, poi non so...». Dai protagonisti delle inchieste su Tangentopoli ai reati. Anche su questo argomento Occhetto ha voglia di dire la sua. «Non è vero tiene a precisare - che io non ho mai fatto nessuna distinzione tra il reato sulla violazione del finanziamento pubblico e gli altri. Macaluso si sbaglia. Io ho attaccato i magistrati in due occasioni. Una per aver portato il segretario di Forlani in manette in un'aula di tribunale. L'altra quando è arrivato il primo avviso di garanzia a La Malfa proprio per la violazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti. Dissi che dal punto di vista giudiziario si trattava di due reati, ma che sul piano morale era come voler paragonare chi ruba una mela a chi ruba miliardi. Se poi penso a quello che ha detto La Malfa su di noi in queste settimane, mi verrebbe da ricordare che lui la mela l'ha rubata, noi nemmeno quella». Giudici, inchieste, tangenti. Ormai non si discute più di altro. In quell'aereo si parla di tutto ma alla fine, quasi per una fissazione, si torna sempre al solito argomento. Seduto dietro ad Occhetto, Fabio Mussi, amico del segretario, confida, ad esempio, di aver pronta una lista di gente a cui chiederà un rimborso per le cure mediche a cui si è sottoposto in queste settimane. «Sono giorni - racconta - che devo spiegare ai nostri compagni che io non sono De Michelis e che Occhetto non è Craxi, mi è venuto il mal di fegato...». Tre file più dietro anche Del Turco disserta sul tema. «Io - ironizza il segretario del psi - non ho voluto parlare dei guai del pds. Poi, Angius si è inventato una mia dichiarazione e mi ha dato dello sciacallo. Occhetto si è fidato di Angius e ha fatto lo stesso. I miei, invece, mi hanno dato addosso perché non ho detto niente. Sono i casi della vita. Del resto a me mi chiedono sempre dei debiti del psi, ma non c'è nessuno che indaghi o dica niente sui debiti personali di Ayala». Sono discorsi che si fanno su quel «Boeing», gli slessi che si potrebbero fare in qualunque altro aereo italiano. E questa è una cosa che non va più giù ad Occhetto. «I giudici - spiega lui - sono una corporazione, un altro potere, ed è inevitabile che quando il potere politico si indebolisce gli altri poteri tendano ad ampliare la loro influenza... Forse per questo è necessario tornare a parlare di politica. L'ho detto anche l'altra sera in casa di amici. E' un anno che stiamo appresso a quello che fanno quattro persone a Milano. Ormai quello che doveva uscire è uscito. Si è capito qual era il meccanismo di Tangentopoli. Adesso bisogna andare avanti. E credo che questa vicenda di Stefanini dovrebbe far riflettere l'informazione, dovrebbe richiamarla ad un maggior senso critico. Queste cose andrebbero collocate nel loro giusto ambito, nelle pagine giudiziarie e basta». Basta parlare dei giudici, basta parlare dì Tangentopoli. Siamo sul cielo di Lisbona e rocchetto «liberato» ha voglia di discorrere di politica, di quel Segni, ad esempio, con cui ha da poco divorziato. «Io sono sempre stato scettico - dice sul fatto che lui sarebbe rimasto nello schieramento progressista. L'ultimo incontro con Segni l'ho avuto questa estate. In quell'occasione mi ha proposto di andare alle elezioni indicando una maggioranza e un premier. Mi ha detto che per le candidature comuni avremmo dovuto indire delle primarie. Io gli ho risposto che andava bene, spiegandogli però che visto che avevamo deciso di fare le primarie per il candidato che so, di Caltanissetta, tanto più era necessario farle per il premier. Lui ha annuito, ma ha mostrato subito una certa freddezza. Da quel giorno non ho più avuto un incontro con lui. Detto questo non ho capito perché se n'è andato da Ad. Io non credo che c'entri solo la Chiesa. Secondo me lui se n'è andato non appena ci ha visto alle prese con le inchieste, ha visto addensarsi intorno al pds una strana atmosfera... A quel punto ha deciso di andarsene. Del resto Segni ha lasciato la de quando è scoppiato il caso Andreotti. Tutto questo la dice lunga sull'uomo... L'unica cosa che mi dispiace è che nessuno si renda conto che se con questa legge elettorale la Lega ha l'80 per cento dei consensi al Nord, è finita». L'aereo è atterrato a Lisbona, ma prima di andarsene il segretario vuol dire un'ultima parola sulle fatiche che lo attendono nella capitale portoghese. Qui ha un obiettivo non da poco: far capire a quelli dell'Internazionale socialista che Eltsin non è quel gran statista che tutti credono. «Vedete dice sulla scaletta dell'aereo mentre Gorbaciov rappresenta quella parte dei russi che sono sempre stati occidentali, Eltsin è la vera immagine dell'anima slava-asiatica di quel Paese. Certo io sono contro anche Khasbulatov e Rutzkoi, ma Eltsin davvero ricorda Stalin, il suo autoritarismo, anche se di altro segno. Cosa si può pensare di un uomo che ha preso a cannonate il Parlamento?». Augusto Minzolini hiedevamo da mesi l'indagine su Greganti che si poteva fare in soli quattro giorni Quel giudice Parenti è proprio un tipo strano» A sinistra il segretario del pds Achille Occhetto Da sinistra Marcello Stefanini tesoriere del pds e il magistrato milanese Tiziana Parenti

Luoghi citati: Caltanissetta, Lisbona, Milano, Roma, Svizzera