«Giù le mani da Peruzzi »

i Giù le mani da Peruzzi » Un coro in difesa del portiere «E' un incidente di percorso» TORINO. La notizia del giorno è che Peruzzi non perderà il posto. Smentite le voci che volevano il portiere juventino degradato e retrocesso per qualche tempo in panchina. La leggerezza di Lecce, l'uscita provoca-infarti di domenica su Silenzi, sono state catalogate da Trapattoni alla voce «fatti episodici» e passate agli archivi. Quindi, avanti con il mite Cinghialone viterbese, in attesa che tiri fuori le unghie e agguanti qualche pallone di più tra quelli che sorvolano a bassa quota l'area di rigore. Ieri giorno del ringraziamento (a Osio e Kohler) e dei bilanci, Peruzzi ha evitato con eleganza ogni domanda scottante. Lo stesso atteggiamento di domenica sera, quando è scappato via dal Delle Alpi di gran fretta. Sul bel volto da bambinone, un sorriso sdrammatizzante. Questa è la sua forza e forse anche il suo limite caratteriale: non prendersela mai. Così Peruzzi ha liquidato la faccenda con poche parole: «E' soltanto una questione di sfortuna. E'un momento balordo». A fianco del portiere si mobilitano Trapattoni e Rampulla. Uno per dovere, l'altro per amicizia. Il tecnico, incalzato da chi voleva capire fino a che punto esistesse un problema Peruzzi, ha impugnato la scimi- tarra e ha menato fendenti a destra e a manca al grido: «Giù le mani da Peruzzi». Smontando punto su punto ogni obiezione, l'intramontabile Giuan ha ribadito: «Siamo di fronte ad un semplice incidente di percorso, Peruzzi non rappresenta un problema, un errore ci può stare. Quindi in Coppa Italia contro il Venezia giocherà lui, anche perché quello del portiere è un ruolo diverso e non può entrare nel gioco del turn over. E poi, se lo facessi riposare per un normale avvicendamento, la mia scelta verrebbe interpretata come una punizione. E in ogni caso è tutto da stabilire che sia giusto rimpiazzarlo, visto che poi ci vorrebbero dei mesi per recuperarlo a livello morale». Un bel predicozzo supportato da esempi illuminanti come quello che segue, tanto per far capire che Peruzzi deve sentirsi al riparo da brutte sorprese. Il Giuan fa un balzo indietro e atterra nell'anno 1985, epoca di Platini, ma anche di un certo Tacconi. Ricorda: «Sostituì Stefano per porre fine ad una situazione insostenibile che si trascinava da mesi, determinata da ragioni particolari. A quell'epoca Stefano era fuori di testa e fu giusto escluderlo per farlo riflettere. Non vedo analogie con il caso Peruzzi». Cosa successe in quella Juve felice e vincente? Successe che Tacconi, per spiegare certi suoi errori, non trovò di meglio che accusare di volta in volta i compagni della difesa. Un atteggiamento inaccetabile, che oggi Peruzzi eviterebbe anche sotto la minaccia delle armi. Rampulla, quindi, può attendere. Alla seconda stagione juventina, prolunga la tradizione dei numeri 12 bianconeri senza speranza. Dopo Alessandrelli, Bodini e Bonaiuti, tanto per ricordare i panchinari più recenti, la fila si allunga con l'ex cremonese. Il quale, rispetto ai predecessori, vanta più esperienza da titolare, quindi meno voglia di non partecipare. Infatti sbotta: «Non sono pentito di essere rimasto, ma quest'anno la panchina mi pesa. A me piace giocare, non stare a guardare gli altri». Ma il bellissimo rapporto di amicizia che ha con Peruzzi, gli impedisce di provare il benché minimo senso di invidia o di rancore verso il compagno. E scende al suo fianco in una accorata difesa: «In questo momento ogni mia parola potrebbe essere interpretata male o strumentalizzata. E io non voglio dargli addosso perché Angelo è un amico e soprattutto perché non merita critiche ingiuste». Della serie: De Amicis non era nessuno. Fabio Vignano

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