Dinosauri e maieutica socratica ma Piero Angela fa centro a metà di Piero Bianucci
r TIVÙ'& TIVÙ' Dinosauri e maieutica socratica ma Piero Angela fa centro a metà Idinosauri di Piero Angela si sono congedati domenica sera dai telespettatori di Raiuno in circostanze drammatiche non per via dell'asteroide che avrebbe causato la loro estinzione ma per quanto stava succedendo a Mosca. I dati dell'ascolto devono dunque essere interpretati e non c'è da stupirsi se alle 21,54 quasi 5 milioni di italiani si sono sintonizzati sull'edizione straordinaria del Tg5 di Mentana per vedere in azione i carri armati fedeli a Eltsin. In una situazione così anomala, è probabile che Piero Angela sia rimasto intorno ai pur rispettabili 4,2 milioni di spettatori perché il pubblico più colto - il suo - si preoccupava dei tragici eventi russi, mentre quello più frivolo poteva rimanere fedele a Simona Tagli e a Jo Squillo, impegnate a tutta gamba nella serata d'addio del «Grande gioco dell'oca». Rimane invece un mistero sociologico l'ascolto di 6,8 milioni toccato da Fazzuoli alle 13 con la sua «Linea verde». Masochismo di massa? Televisore dimenticato 1 acceso in un'altra stanza e fa■ miglie riunite intorno alla pa¬ stasciutta con il ragù? Ma non divaghiamo. Proviamo piuttosto ad analizzare questo «Pianeta dei dinosauri» conclusosi con la quarta puntata (ma ce ne sarà una quinta dedicata al «dietro le quinte», cioè a tutti i trucchi messi in atto per realizzarlo). Incominciamo con il dire che il programma appare come una evoluzione de «La macchina meravigliosa», grosso successo di due anni fa. Piero Angela fece allora il gran salto verso la produzione spettacolare, e di conseguenza più costosa. Aveva visto bene, perché non solo l'ascolto fu alto, ma il programma venne esportato e venduto in videocassette, sicché alla fine risultò anche un affare. La storia si è ripetuta con «Il pianeta dei dinosauri»: esportazione, videocassette De Agostini e - tragedia russa a parte ascolto più che buono. Non però un plebiscito come per la «Macchina meravigliosa». Che cosa è successo? Eppure i punti a favore sono tanti. Alberto Angela, per esempio, si è dimostrato bravissimo: ritmo, precisione, buona immagine e ottimi titoli, conquistati all'Università di Harvard e non certo a quella del nepotismo come ha delirato Sergio Saviane. Le animazioni e gli effetti speciali sono risultati degni di Spielberg. La tecnica narrativa era astuta: viaggi nel tempo e nello spazio, professori da interrogare, dialoghi fra i tre Angela. A guardare più a fondo, in quei testi si poteva persino intravedere un modello didattico illustre, che risale per li rami fino alla maieutica di Socrate. Ma se tutto era così abile e perfetto, perché «La macchina meravigliosa» ha convinto di più il pubblico? Perché il nostro corpo ci coinvolge di più? Perché i dinosauri sono inflazionati? Azzardo un'ipotesi: perché nel «Pianeta dei dinosauri» c'era troppo spettacolo e poco Angela, benché in apparenza gli Angela fossero tre. Piero Angela ci ha abituati a tecniche di comunicazione meno astute ma più dirette, più sobrie. «La macchina meravigliosa» si fermava sul confine tra il «vero Angela» e il «vero spettacolo». I dinosauri, forse, sono andati un passo più in là. Piero Bianucci cc^
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