In cella i boss di Alcamo
In cella i boss di Alcamo In cella i boss di Alcamo Controllavano il traffico di armi TRAPANI. I carabinieri di Trapani hanno arrestato tre boss di prima grandezza, stanno cercando altri cinque mafiosi latitanti e hanno notificato in carcere, dove erano per altra causa, otto ordini di custodia cautelare ad altrettanti accusati. Per tutti e 16 le imputazioni sono di associazione per delinquere mafiosa e traffico di armi e valuta. L'emissione degli ordini di custodia cautelare, firmati dal giudice per le indagini preliminari Giuseppe Fici, è la conseguenza di tre anni di indagini rese complesse dall'intrico della struttura mafiosa trapanese che fa perno su un'impenetrabile omertà. I tre capimafia rinchiusi nel carcere di San Giuliano dai carabinieri, nell'ambito dell'operazione denominata «San Francesco», sono Calogero e Antonio Pio Minore, padre e figlio di 71 e 40 anni, e Filippo Rimi, di 70. che su¬ bentrò al vecchio padre Vincenzo (poi morto per infarto mentre era al confino in Sardegna) alla guida della cosca di Alcamo. Mentre i Minore sono rimasti in sella, i Rimi sono stati spodestati da una decina di anni e il fratello di Filippo, Natale Rimi, più volte all'attenzione degli inquirenti antimafia e delle cronache, temendo di essere ucciso, fuggì in Spagna. E' sparito da tempo dalla Sicilia anche Antonio Minore, fratello di Calogero, che potrebbe essere rimasto però vittima della «lupara bianca» durante uno dei tanti sanguinosi regolamenti di conti fra le «famiglie» trapanesi. I suoi congiunti tempo fa hanno avviato le procedure per l'attestazione della sua morte presunta. Fra i latitanti dell'operazione «San Francesco» e che i carabinieri non escludono possano essere stati eliminati con il sistema della «lupara bianca» sono i due boss emergenti di Alcamo, Vincenzo Milazzo (responsabile della raffineria di eroina più attiva d'Europa scoperta ad Alcamo dalla polizia nel 1985) e Filippo Melodia, parente e omonimo del rapitore di Franca Viola che, prima ragazza a farlo, rifiutò le «nozze riparatrici» e ne ottenne la condanna. Milazzo e Melodia sono tuttora inquisiti per la strage di Pizzolungo in cui otto anni fa persero la vita Barbara Asta e i suoi due gemelli di 6 anni. L'autobomba che fu fatta esplodere mancò l'obiettivo che era l'allora giudice Carlo Palermo (rimasto solo ferito con cinque guardie di Finanza della scorta), ora parlamentare della Rete e che in quel tempo indagava su mafiosi e trafficanti di armi. E' anche irreperibile Mariano Asaro, del clan di Castellammare del Golfo. [a. r.l
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