Scalfaro: è il popolo che vuole votare di Renato Rizzo

Il capo dello Stato boccia il partito del rinvio. Ai giudici: la magistratura non si deve toccare Il capo dello Stato boccia il partito del rinvio. Ai giudici: la magistratura non si deve toccare Scalfaro: è il popolo che vuole votare «Un dovere rispettare il referendum» BOLOGNA DAL NOSTRO INVIATO Il partito del «non voto» riveda i suoi programmi e ridimensioni le sue speranze: l'Italia andrà alle urne al più presto perché c'è, in questo Paese, un giudice le cui decisioni sono inappellabili: il popolo. E il popolo, attraverso il referendum, ha esercitato la propria sovranità e deciso che le elezioni devono avvenire senza indugi. Non c'è tempo per chi, magari in buona fede, continua a credere nella legittimità del Parlamento. E neppure per chi vede nella continuazione della legislatura la possibilità di allontanare manette e carcere. Da Bologna il Presidente della Repubblica rilancia la sua volontà di sciogliere le Camere non appena sarà possibile: «I cittadini, con il referendum, non hanno chiesto solo una legge elettorale, ma una legge che sia vissuta e attuata». Così, a due giorni dall'ormai famoso pranzo di Castclporziano durante il quale aveva annunciato l'intento di mandare al voto il Paese, il Capo dello Slato non si cura degli scudi levati di fronte alla sua decisione: una parte della de l'accusa di disprezzare il Parlamento e altri lo paragonano all'esternatore Cossiga? Scalfaro risponde: «Io dal Parlamento nasco e, da esso, sono stato tollerato per quarantasei anni: ho grande rispetto per questo istituto, né posso scavalcarlo dialogando direttamente con il popolo. Ma la Costituzione, che devo ri- spettare, prevede momenti nei quali attraverso una procedura precisa e prevista, il cittadino riprenda la sua sovranità e la usi in modo primario con il referendum. E, a questo punto, al mio vincolo doveroso, sentito e devoto con il Parlamento, si aggiunge un secondo vincolo: quello che nasce dalla decisione del Paese». Né è, poi, da sottovalutare la forza politica del voto quasi plebiscitario di aprile che impone obblighi precisi «non solo al Presidente, ma a tutti gli organi dello Stato chiamati ad adempiere fedelmente la volontà di quanti hanno espresso la loro decisione». Una lezione di diritto costituzionale che Scalfaro offre ai parlamentari bolognesi e ai sindaci di tutta la provincia riuniti in prefettura: «Sapete che cosa ha chiesto il popolo italiano? incalza -. Non soltanto di fare la legge elettorale, ma di attuarla, di viverla, di renderla fatto vitale per la nostra democrazia». Un punto di arrivo che, per il Capo dello Stato, significa un più evidente allontanamento dalla democrazia cristiana? Pierfeidinando Casini, già braccio destro di Forlani, nega: «Nessuna scollatura c; n lui, solo pareri diversi. Per noi il Parlamento si potrebbe sciogliere anche subilo. Il problema è il caos che ne deriverebbe». Pochi minuti dopo, Casini corre a stringere la mano del Capo dello Stato. Dribbla, così, con calore, l'invito che l'assessore regionale alla cultura aveva rivolto a Scalfaro pregandolo di non salutare i parlamentari che, l'altro giorno, si erano resi «colpevoli» del salvataggio di De Lorenzo: «Da queste parti - sibila Casini - negli Anni Settanta hanno addirittura impedito ad Aimirante di mangiare in un autogrill». Il tema degli inquisiti, in questo pomeriggio bolognese, da politico diventa, poi, giudiziario. E Scalfaro, nel restaurato Palazzo Baciocchi, sede degli uffici giudiziari, rinnova la fiducia nei giudici fugando le ombre su eventuali comportamenti scorretti della magistratura. Prendendo la parola dopo il ministro Conso, chiarisce che la preoccupante ed estesa corruzione di cui aveva parlato ai giornalisti a Castelporziano, riguardava non l'intero mondo delle toghe italiane, ma, più generalmente, la pubblica amministrazione. Il caso del giudice Curtò e del suo, ormai famoso, «assaggio di formaggio», sarebbe, cioè, un episodio isolato. No, dice Scalfaro nell'aula della corte d'appello: la magistratura non si deve toccare. E cita un passo del «Cantico delle creature» per ricordare come la giustizia sia simile all'acqua cantata da San Francesco: «Umile, utile, preziosa et casta. E così sia la giustizia». Renato Rizzo Il presidente Scalfaro a Bologna ha ribadito la sua intenzione di sciogliere il Parlamento e andare alle elezioni non appena possibile. A destra, il leader dei Popolari per le riforme Mario Segni

Luoghi citati: Bologna, Italia