«Non mi fido voglio lo data» di Giovanni Cerruti
Il leader leghista ai giornalisti stranieri: il nostro è un cammino senza ritorno Il leader leghista ai giornalisti stranieri: il nostro è un cammino senza ritorno «Non mi fido, voglio lo dota» Bossi: il Presidente potrebbe anche mentire MILANO. Davanti a venti corrispondenti di giornali e tv straniere Umberto Bossi si scopre diplomatico e sornione. Quel «madonnaro di Scalfaro» diventa rispettosamente «il Presidente»: «Per adesso prende tempo, ma sarebbe meglio che il Presidente indicasse con grande chiarezza il giorno e il mese in cui scioglierà il Parlamento». Quella «Bonazza nostra» di Margherita Boniver, a distanza, riceve le scuse per il ben noto «manico»: «Probabilmente ho esagerato, l'ho detto ridendo, ma l'ho detto ed è stato un errore». E perfino la Chiesa non è più sotto minaccia: «Con la de ha l'8 per mille, con noi che amministriamo bene potrebbe avere il 16». Giornalisti stranieri o pennivendoli di regime nostrani, l'inizio è lo stesso: venti minuti di ritardo. Ma è ben diverso questo Bossi che ringrazia per l'attenzione e il viaggio da Roma, che promette «un briefing mensile dal prossimo mese, visto che finora abbiamo trascurato la stampa estera» e quasi invoca: «Dobbiamo correggere la nostra immagine nell'opinione pubblica internazionale e vogliamo parlare alle classi dirigenti mondiali. La stampa in Italia manipola, ma all'estero mi pare ci sia maggiore attenzione, soprattutto negli Stati Uniti. Qui in Italia i mass media continuano a stravolgere, ed è bene ribadire che noi non siamo secessionisti, ma federa- listi». E allora i giornalisti stranieri si fanno sotto. Quale federalismo, e come sarà la protesta fiscale, e nell'Italia federale chi erediterà il debito pubblico? Un cronista spagnolo domanda: «Visto che Scalfaro ha detto che intende sciogliere le Camere perché non ritirate la protesta fiscale?». Eh no, qui torna il solito Bossi, gli manca solo l'«oh, bello mio!» e dice che no, di Scalfaro non si fida, vuole la data esatta. «Non credo molto a quel che dice, e non è detto che le sue intenzioni siano vere. Ha cominciato a parlarne due giorni dopo il mio comizio di Curno, no? Che coincidenza! Intendo queste sue uscite come un segnale di pacificazione alla Lega e uno stop ai partiti». Che protesta fiscale sia, anche se Bossi comincia a frenare: «Noi le cose che diciamo le facciamo. Dovete sapere che qui al Nord, ma non solo al Nord, c'è molta gente che vorrebbe la rivolta fiscale, non pagare più e basta. Sappiamo bene che la gente avrà paura di pagar le tasse in modo diverso, ma a noi quello che interessa è il risultato politico». E' il segnale al governo e al Quirinale. Come il plebiscito per il federalismo: «In un certo senso può avere il valore di un sondaggio, ma per il Nord il risultato del plebiscito sarebbe che il Parlamento non ha più legittimità. E non dimenticate che il plebiscito è riconosciuto dalle comu¬ nità internazionali». Solo un piccolo scatto, quando la giornalista del gruppo tedsco Springer domanda, con un sorriso, se l'Umbria farà parte della Repubblica del Nord. Occhiata selvaggia, seguita dall'insulto da diplomatico, il «cara signora»: «Guardi che non è un gioco, cara signora. Lei sta parlando della forza politica che al Nord ha la maggioranza assoluta dei voti». E a chi gli chiede conto della frase sulla forza della Lega paragonata a quella di Mussolini nel '22 ri- ' ade secco: «La frase non è ma di un giornalista, Boci ù pare: la Lega ha molti più militanti che il fascismo alla sua origine, la differenza non da poco è che la Lega garanti¬ sce la tenuta democratica di questo Paese e vuole evitare che si arrivi alla secessione». Ma signor Bossi, però quel suo linguaggio, quel gesto e quelle parole per l'ex ministro Boniver? Lei è maschilista, domanda la giornalista della tv tede- sca? E qui si fa gattone: «Maschilista? Nooo». E per la Boniver tanto di scuse a distanza: «Ci aveva accusati di acquistare armi, ho pensato che fosse Craxi a parlare per bocca sua. Ho usato un linguap>io se vuole, truculento. Un i j ore, ma quasi necessitato». E va a spiegare che sì, spesso, sempre più spesso il linguaggio è quello che è «per dar peso all'e-ea movimentista». Perché, conclude da filologo, «il nostro linguaggio antisistema serve ad aJ.tivare i collegamenti con la base e ora il trend è di questo tipo. Per gli avvenimenti che andiamo a vivere abbiamo bisogno di una forte coesione. Stiamo iniziando un cammino senza ritorno». Giovanni Cerruti Umberto Bossi, leader della Lega Nord
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