In diretta vince Mentana di Maria Grazia BruzzoneEnrico Mentana

In diretta vince Mentana LA GUERRA RAI-FININVEST In diretta vince Mentana Tg5 d'assalto, ma l'ascolto è Rai CROMA OMPLIMENTI Enrico Mentana, firmato Achille Occhetto, Alessandro Curzi e Lucio Manisco. «Meno male che domenica c'era il Tg5», rincara il verde vicepresidente della Commissione di Vigilanza Mauro Paissan. E la rivolta di Mosca innesca l'ennesimo processo alla Rai, all'informazione pubblica che ha bucato la diretta non-stop per non sacrificare il calcio. I primi accusati sono Tgl e Tg3: il Tg «ammiraglia», diretto da un «sovietologo» come Volcic e la Telekabul da sempre vicina a pre e post-comunisti. Anche se, a ben guardare, il pubblico domenicale alla fine ha premiato proprio i Tg Rai, schiacciati fra gol e giochi dell'oca. Mentana mattatore. E' un vero e proprio exploit, quello del direttore del Tg5 nella diretta fiume di domenica. Per quattro ore e mezza si destreggia fra le immagini «sporche» e vive di Cnn, le Reuter in arrivo tradotte all'impronta, e il collaboratore Giulietto Chiesa al telefono che dalle finestre del suo studio conferma e arricchisce le riprese inevitabilmente carenti. «Li vedo, stanno aggirando la Casa Bianca, passano da dietro, eccoli». E la presa del municipio, il camion che irrompe nella tv di Ostankino, Eltsin che sbarca sul Cremlino in elicottero, lo stato di emergenza, e i morti, e le divisioni già chiamate, già alla periferia, la Dzjerdzinskji divisa, la Tamaskaja in marcia che non arriva mai, quella che arriva da Tuia. Un susseguirsi incalzante che ha il ritmo del dramma in atto. E alla Rai? Vari flash riassuntivi, le stesse immagini americane riassunte e ingessate nel filmato rituale. Sul Primo Canale ecco il solito Piero Badaloni rassicurante che riassume tranquillo, passa la linea a un improbabile inviato in papillon, intervista il suo direttore ottenendo un'impeccabile distaccato commento. Sul Tre ecco un problematico Mannoni che annaspa disorientato nella confusione degli eventi, chiede a una collega imbarazzata gli ultimi flash di agenzia, parla col corrispondente che poco ne sa, di quel che accade, ripropone le solite immagini Cnn già fritte e rifritte ormai (ma la Rai - e anche la Fininvest - troupes a Mosca non ne hanno neanche una?). Così, «Bravo, bravo, hai vinto», dicono tutti l'indomani al mattatore italiano della rivolta d'ottobre. E lui, inorgoglito, si lascia andare, riconosce che la sua (.nonstop» ha confermato che il Tg berlusconiano è un «pubblico servizio», si stupisce che la diretta a reti unificate alla Rai sia stata imposta per un evento «statico e prevedibile» come la stretta di mano fra Rabin e Arafat, mentre domenica, almeno una delle testate poteva mobilitarsi. «Colpa del disorientamento che regna in Rai, perché di solito sono sempre così attenti», conclude il giovane direttore. Ormai è polemica, col pds che soffia sul fuoco contro le «carenze del servizio pubblico». E anche la Rai ha un sussulto di orgoglio, a questo punto, e si butta nella mischia a colpi di cifre. «Sarete stati i più bravi ma il pubblico ha seguito noi», fa sapere l'ufficio stampa, e sciorina i numeri: 7,7 milioni di spettatori davanti al Tgl delle 20, pari al 32% del pubblico tv, quasi 5 milioni di fronte al Tg2 (23%), 4,5 milioni (25%) alle 19 ad aspettare il verbo di Telecurzi: contro la punta di 3,2 milioni di Mentana, alle 20, «solo» il 13% dell'ascolto televisivo a quell'ora. Il solito ascolto da weekend di Tg5, fa notare il funzionario Rai maligno, quando teleMentana perde l'incastro fra Mike e «Striscia la notizia». A dar retta all'auditel, gli italiani, più della non-stop, hanno apprezzato il mix di «golpe», giochi e partite. Spiega il neodirettore del Tgl Volcic. «Abbiamo fatto una scelta editoriale precisa. Ci siamo consultati e abbiamo deciso che le immagini largamente insufficienti non bastassero ad alimentare ore e ore di trasmissione. E credo che con le nostre edizioni normali e straordinarie abbiamo decentemente coperto gli eventi di Mo¬ sca. Figuriamoci se io, da vecchio moscovita, non ho una sensibilità per questi problemi, - aggiunge Volcic -. Ma mi rendo conto che se alle 18,10 dobbiamo dare i gol, sarebbe difficile sottrarci a questo appuntamento». La domenica è sacra. Curzi invece un po' spiaciuto lo è. Soprattutto di aver lasciato Giulietto Chiesa alla concorrenza «per colpa della direzione di allora che non fece subito il contratto. La verità- conclude - è che avremmo dovuto fare una diretta tutta con la Cnn, come poi abbiamo fatto ieri mattina». Ma voi Tg Rai non avete un corrispondente a Mosca? «C'è un certo signor Gambacorta..», è la poco convinta risposta. Viene da chiedersi perché non sia scattata una «sinergia» con la Radio. Domenica, prima che attaccasse il Tg5, il Grl aveva già fatto tre collegamenti in diretta. Prima che scattasse il Tg 1, il suo giovanissimo corrispondente Marc Imaro, che sa il russo, aveva intervistato il sindaco di San Pietroburgo Sobchak. Seguiva il politologo russo Levine. E lo stesso Michail Gorbaciov, finalmente rintracciato: in quei momenti cruciali stava in campagna a vendere una dacia di sua madre. Maria Grazia Bruzzone A sinistra Alessandro Curzi direttore del Tg3 Foto sopra: Enrico Mentana direttore del TgS

Luoghi citati: Mentana, Mosca, San Pietroburgo