La tv dei ragazzi? E' uno spot di Stefania Miretti
E Sessanta reclame tra un cartone e l'altro, ma ai bimbi piace La tv dei ragazzi? E' uno spot Gli esperti: troppa pubblicità, fermatela OVERDOSE DI SPONSOR E ROI delle discariche e merendine, bambolotti rigurgitanti e succhi di frutta, kombattini ghignanti e sofficini col sorriso. Capitan Planet cambia colore come i formaggini, che ormai possono essere indifferentemente rosa, gialli o sul verdino, alla mela. Le «manine schifose» restano appiccicate ai vestiti e le caramelle gommose s'incollano al palato, passeranno poi i pattumeros. Mondo pizza, direbbero le tartarughe Ninjas, e a ben pensarci non dev'essere poi tanto differente l'idea che del mondo si può fare un bambino dopo aver trascorso l'intero pomeriggio davanti al televisore acceso, intervallando la visione di cartoni animati violenti o angosciosi o cretini a quella di decine di spot pubblicitari, passando dall'ascolto di una canzoncina di Cristina D'Avena a quello del jingle dei biscotti. Un'unica melassa vischiosa, inodore, insapore, cangiante solo nei colori, perlopiù violenti e inesistenti in natura, buona per giocare e per mangiare. Un mondo di oggetti mutanti, la macchinina si trasforma in razzo spaziale, il formaggio diventa budino, il gelato fumetto, con le vignette sulla parte biscottata, la tartaruga si alza e cammina. Che spasso, la tv dei ragazzi! Ogni tanto qualcuno si prende la briga di contarli, gli spot per bambini, e trasecola. Quasi sessanta, tra un cartone e l'altro, nel pomeriggio di Canale 5, rilevava ieri mattina il quotidiano cattolico «L'Avvenire», notando che in programmi come «Bir Bum Barn» la pubblicità occupa il 25 per cento del tempo di trasmissione. Possibile? Carlo Momigliano della Publitalia (l'agenzia che si occupa della pianificazione pubblicitaria per le televisioni di Berlusconi) fa un rapido calcolo mentale e dice che «il numero di sessanta è del tutto credibile», mentre avanza delle riserve sulla percentuale del 25 per cento: «Non è possibile, a meno che abbiano calcolato anche le telesponsorizzazioni». Sarà andata così. Ma c'è una considerazione sulla quale finiscono per concordare un pubblicitario come Silvano Guidone, direttore creativo dell'Agenzia Testa, ed Ernesto Caffo, il fondatore del «Telefono Azzurro». Oltre che, naturalmente, chiunque abbia dei ragazzini in casa. Ai bambini, avidi d'immagini, la pubblicità piace. La reclame di merendine e giocattoli rischia di diventare la vera «tv dei ragazzi»? Magari no, ma resta da chiedersi se i piccoli spettatori colgano la differenza (ammesso che esista) tra le avventure di James Bond Junior, protagonista d'un cartone, e quelle di Leo Buongustaio, ultima sorpresina delle uova Kinder. «No», secondo Caffo, «anche perché i pupazzi reclamizzati sono spesso gli stessi protagonisti del cartone appena visto, e i messaggi promozionali di cattiva qualità s'inseriscono in trasmissioni di cattiva qualità, creando un effetto di omologazione». Oppure: «Sì», secondo Guidone, per¬ ché «l'agilità dei bambini è unica: sanno benissimo cosa guardano». Più sfumato il giudizio dello psicologo infantile Ferdinando Beri offa: «Nel caso degli spot in onda tra una trasmissione e l'altra, solo il bambino al di sotto dei sette anni rischia di non fare distinzione. Diverso è il caso in cui un prodotto viene reclamizzato all'interno del programma che il piccolo sta seguendo, magari come consiglio di un conduttore cui si è affezionato». Ma che ne è stato del «codice di autoregolamentazione» firmato alcuni mesi fa dalle tre reti della Fininvest e da 150 emittenti locali in tutta Italia? «In quell'accordo», ricorda Momigliano, «si affrontava il problema della qualità degli spot, non della loro quantità». Come dire: niente sesso, niente sangue, niente alcolici tra le 16 e le 19. Tutto il resto (lame rotanti, pugni di ferro, competizione, aggressività, coloranti, ormoni, colesterolo), in fondo, è vita. Stefania Miretti La pubblicità domina i programmi del pomeriggio, tanto da diventare, secondo gli esperti, la vera tv dei ragazzi. Un quarto dei programmi pomeridiani è reclame
Persone citate: Berlusconi, Carlo Momigliano, Cristina D'avena, Ernesto Caffo, Ferdinando Beri, James Bond Junior, Kinder, Momigliano, Planet, Silvano Guidone
Luoghi citati: Italia
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