Foggia nel mio piccolo

«I fatti sono dalla mia, perciò conquisterò i tifosi. Io non piango mai, però Signori mi manca tanto. Maifredi? Uno strano incubo» RITORNO A PARMA Il tecnico boemo sfida l'erede Scala sotto gli occhi di Sacchi Foggia, nel mio piccolo Zeman: siamo stati sopravvalutati FOGGIA. La segregazione sul luogo del lavoro, il ritiro prolungato, la rinuncia al culto festante e la parsimonia nell'apparire, segnano un'epoca nuova a Zemanlandia. Ma la vigilia della trasferta di Parma è sempre un giorno diverso per Zdenek Zeman da Praga. L'uomo che non fa mai la manutenzione al suo sorriso, ha una «storia spezzata» da quelle parti. Ottobre '87, esonero brutale, alla sesta giornata. Un Parma «in pena», costruito da Sogliano con i dettami del boemo decise di cambiare in tempo per evitare un campionato disastroso. Per Zeman fu l'amaro ritorno a casa: quella città una tappa da dimenticare. Solo oggi, vigilia di ricordi, Zeman torna a riflettere: «Non ebbi il tempo di impostare un lavoro, ma il calcio è fatto di queste cose e gli esoneri fanno parte della vita di un allenatore». Chissà. Fosse rimasto, oggi forse sarebbe toccato a lui e non a Scala il copyright di quella splendida iperbole parmigiana. Da cinque anni alla guida del Foggia il ceko non si pone di questi problemi, ma, rimuginando a venti quattr'ore da una sfida sempre attesa, affiorano mille ragioni che s'intrecciano con le spinte emotive del riscatto. Oltre tutto questo Parma di Scala è come una maledizione, una bestia nera per lui: l'anno scorso l'unico successo striminzito allo Zaccheria, con un rigore al 90' che mandò in bestia il «piccolo Hulk», come chiamano ancora a Foggia Nevio Scala, un ex anche lui, con una milizia di tre anni da calciatore nel Foggia agli ordini del vecchio Puricelli. Scala e Zeman in zona Sacchi: già, perché a metterli in fila in quel di Parma, vengono proprio uno dopo l'altro. Prima il et di Fusignano, poi il boemo, quindi Scala. Tre profeti. Ma Zeman ci scherza su quest'appellativo: «Di solito finiscono al rogo...». Zeman sa che nel calcio la continuità agonistica è qualcosa che abbatte i ricordi e celebra il presente. E se è vero che per lui la tappa di Parma ha lo spiacevolissimo senso di qualcosa d'incompiuto che anima rivincite, è anche vero che la sfida di quest'oggi celebra la consapevolezza delle proprie debolezze. E pensare che qualche anno fa Casillo, il presidente, volle ispirarsi al modello parmigiano: «Faremo come loro, arriveremo anche noi in alto ...». Zeman non accetta confronti e guarda al presente: «Cerchiamo sempre di migliorarci e di divertire. Fino ad oggi siamo stati sopravvalutati, anche se a mio avviso ci manca qualche punto. Ma con un avvio con Lazio, Inter e Juve non si poteva fare di più». Sotto gli occhi di Sacchi che del boemo sembra innamorato, Parma-Foggia è una sorta di dépendance universitaria del football italico. Il ceko silenzioso dovrà fare a meno di Stroppa e Kolyvanov, ha dubbi su Bianchini e spera nel recupero di Seno. Ma non se ne rammarica. Ernesto Tardivo

Luoghi citati: Foggia, Fusignano, Lazio, Parma, Praga