Zoff oggi il nome non basta più

A San Siro il tecnico della La2io deve affrontare il difficile esame-Milan A San Siro il tecnico della La2io deve affrontare il difficile esame-Milan Zoff, oggi il nome non basta più «Sereno anche se perdo» LA SUA E' UNA PANCHINA A RISCHIO MILANO INO Zoff. Il nome, dicono, non basta più. Ci vogliono i fatti. Come se l'aver portato l'Olimpica imbattuta a Seul, la Juve di Schillaci alla conquista della Coppa Italia e della Coppa Uefa, la Lazio in Europa dopo sedici anni, non fossero fatti. Dal patatrac di Cagliari alle vitamine di Plovdiv. Oggi si ricomincia. C'è Milan-Lazio, e la Lazio ha già sei punti di ritardo. Zoff, il momento è grave. «Sì, ma solo perché me ne mancano cinque: Favalli, Cravero, Fuser, Gascoigne e Signori». Si faccia coraggio: il Milan, con l'Aarau, ha fatto pena. «Ho visto. Non esageriamo. E poi gli svizzeri andavano come schegge, mentre noi... Noi, ecco, è un momento che siamo lenti». Lo sa che una vostra sconfitta è il risultato più probabile? «Lo so». E lo sa che, in quel caso, il vostro campionato potrebbe concludersi in data 3 ottobre? «Ma questa non è un'intervista, è un funerale...». Ne ha già vissute, di vigilie cosi delicate? «Guardi che la situazione è sotto controllo, e la società con me». Dunque, non rischia? «Non penso. E poi il pericolo mi piace. Sono un uomo d'attacco». Il popolo è in subbuglio. «Una minoranza. Il grosso ha ca- pito. Per principio, non piango mai. Però Signori era il capocannoniere, e visto che mi si chiedono i fatti, anche questo lo è. O no?». Roma e Zoff, un rapporto difficile. Strano, visto che ci vive ormai da quattro anni. «E' il frutto di due eccessi: da una parte, la smania di imitare Milano e Torino, la fretta di crescere, il chiodo fisso di vincere. Dall'altra, il mio modo di essere: schivo, mai un proclama, pochissime processioni in tv. Io, comunque, non mollo: e alla lunga ce la farò». Perché ancora oggi si scrìve il Milan di Sacchi mentre si parla della Lazio di Signori? «Non importa. Chi ha giocato, è portato a privilegiare il "casato" rispetto al singolo. Chi non ha giocato, viceversa, è attratto dalla teoria opposta». Su Gascoigne ha avuto pressioni da Cragnotti, vero? «Falso. E poi che tipo di pressioni: per impiegarlo o per lasciarlo fuori? La realtà è molto più banale: il Gazza della scorsa stagione era un portento, il Gazza attuale ha problemi a un tendine. Tutto qui». Si riparla di Boksic. «Ho letto. Sono curioso». Non era meglio rinunciare a un paio di centrocampisti e puntare tutto su un difensore di qualità? «Sul mercato, abbiamo fatto quello che potevamo». Non necessariamente il massimo, dunque. «Ripeto: quello che potevamo». Questa è un'accusa al grande capo? «Una semplice constatazione». Zoff, lei non sbaglia mai? «Al contrario. Chi fa, sbaglia per forza. E io sono uno che fa». E' un brutto campionato. «Più che brutto, equilibrato». Novità tattiche? «Il ritorno del contropiede. A tutti i livelli». Ma come, non era l'arma dei poveri? «Lo chieda al Milan. E a Zeman». Si gioca troppo. «Ho letto analisi esilaranti. D'accordo, sono aumentate le amichevoli d'agosto: ma lamentarsi adesso non ha senso. Se mai, bisognava farlo prima». Obiettivi spiccioli? «Fare bella figura a San Siro e approfittare della sosta. Conto, alla ripresa, di recuperare la miglior Lazio». La disturbano le voci di Maifredi? «Devo ancora capire una cosa: se lui è il mio incubo, o se io sono il suo», e ride. Se anche il Milan bada a campare, figuriamoci le altre squadre. «Capello sta compiendo il suo dovere. Sul piano del gioco, tutti, più o meno, siamo lì. Però il Milan è già in fuga. Senza Van Basten, Lentini, Maldini. Difesa blindata. Mi ricorda la mia Juve, Zoff-Gentile-Cabrini...». Il suo contratto scade il 30 giugno. Lo rinnoverà? La società si è già fatta avanti? «Nessun segnale, nessun problema. C'è tempo». A Plovdiv sono andati in gol lo stopper (Luzardi) e il libero (Cravero): eppure lei passa per un indecisionista, per un tecnico di retroguardia. «E' la vita. Sono gli assurdi dei partiti presi». Roberto Bec cantini «I fatti sono dalla mia, perciò conquisterò i tifosi. Io non piango mai, però Signori mi manca tanto. Maifredi? Uno strano incubo» Dino Zoff è nato a Mariano del Friuli ha 51 anni e ha vinto Coppa Italia e Coppa Uefa sulla panchina della Juve prima di passare alla Lazio