Paul & Art la rimpatriata

Di nuovo insieme per un concerto-evento Simon e Garfunkel Di nuovo insieme per un concerto-evento Simon e Garfunkel Paul & Art, la rimpatriata Steve Martin, uno «spinello» sul palco NEW YORK. Paul Simon ed Art Garfunkel nuovamente insieme su un palco. Il momento «storico» nel mondo della musica inizia alle 20,15 di venerdì sera. Un pubblico di tutte le età affolla il teatro Paramount del Madison Square Garden (5300 posti). Intere famiglie, molte persone di mezz'età, modelle, bambini e diversi discografici. All'arrivo dei due cantautori gli spettatori scattano in piedi ad applaudire, estasiati, mentre partono le note di «The Boxer». Due voci, rimaste miracolosamente intatte col passare degli anni, e una chitarra acustica: non hanno certo bisogno di altri strumenti intorno, al punto che sembrano fuori posto i fortunatamente scarni e limitati interventi della band nel background, perché disturbano l'intimità musicale del duo. Seguono «America», «Homeward Bound», inframmezzate da qualche commento di Simon: «Come sapete siamo cresciuti nel sobborgo di Queens, a 15 iniziavamo ad incidere, col nome Tom fr Jerry. Io ero Tom, lascio il resto alla vostra immaginazione». «Mrs. Robinson» ha le percussioni in evidenza, e un paio di strumenti tipici andini appaiono in «El Condor Pasa». Quando attaccano «Feelin Groovy» spunta a sorpresa l'attore Steve Martin. «Quando sentivo questo pezzo negli Anni Sessanta ero solito diventare "stoned", e allora mi chiedo se adesso potrei...». Sistema tavo¬ lo e sedia, prepara una sigaretta, accende un Fiammifero sulla chitarra di Simon, e si fuma la «canna». La delicata «Scarborough Fair» termina i primi quaranta minuti. Garfunkel se ne va, e senza interruzione si passa alla seconda parte, caratterizzata dalle influenze gospel, jazz e reggae. Ospiti l'eccellente ajiintetto Mighty Clouds of Joy e la vocalist Phoebe Snow. La band è come al solito di prim'ordine: comprende, tra gli altri, i jazzisti Michael Brecker ai sax. Don Grolnick alle tastiere; i percussionisti Baptista e Araujo, il preciso chitarrista Ray Phiri, tutti fedelissimi sidemen da alcuni anni. Si parte con «Loves Me Like a Rock»; poi «Me and Julio Down By The School Yard», con tanto di fisarmonica; «50 Ways To Leave Your Lover», e «Stili Crazy After Ali These Years», col riuscito accoppiamento tastiera-charleston della batteria, dietro alla voce del Dopo un intervallo di mezz'ora riprende l'esplosione sonora. E' il momento del «worldbeat» con «The Boy In The Bubbli», «Graceland», «She Moves On». In «The Cool, Cool River» cresce l'intensità sonora, preludio al gruppo vocale sudafricano Ladysmith Black Mambazo. E' un vero spettacolo nello spettacolo: i dieci restano prima soli con Simon, poi ballano, alzano braccia, gambe, e dopo «Homeless» cantano a cappella nientemeno che l'alfabeto! Per il quarto segmento torna Garfunkel ad eseguire da solo «Bridge Over Troubled Water», accompagnato da Grolnick al piano, mentre Simon li sta ad ascoltare, seduto su un gradino. E si scatena l'applauso più intenso della serata. Seguono «Cecilia»; «Kathy's Song», coi delicati arpeggi della chitarra, e «Sound of Silence». Per bis niente di meglio che «Old Friends» (Vecchi amici), un titolo che riassume tutto. Le due ore e mezzo di buona, intramontabile musica sono finite, ma al Paramount i ventun concerti proseguono fino al 31 ottobre. Al party dopo il concerto i due stanno in circoli separati, parlano con amici diversi; ma entrambi non possono nascondere l'entusiasmo. Simon si limita a dirci: «I enjoyed it» (Mi è piaciuto), Garfunkel: «I feel good, beautiful» (Mi sento bene, è stato bello). Giuseppe Ballarìs li musicista Paul Simon si dedica ora a una fortunata attività solistica

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