Fallaci: Come Malaparte l'Italia mi ignora di Oriana Fallaci
Fallaci: Come Malaparte, l'Italia mi ignora Festeggiatissima ad Antibes dove ha ricevuto il Grand Prix Littéraire per «Insciallah» Fallaci: Come Malaparte, l'Italia mi ignora «Perché denuncio la corruzione politica nella cultura» ANTIBES dal nostro inviato Davvero Oriana Fallaci - l'ha appena detto lei stessa - è come Malaparte, «più amata e compresa all'estero che nel suo Paese»? Scrittori e giornalisti la circondano quando ritira per Insciallah il Grand Prix Littéraire de la Ville d'Antibes, venerdì sera a Villa Eilen Roc. Il Premio Antibes (la prima edizione, cinque anni fa, la vinse Lawrence Durrell) va a un'opera che ha al centro il gran tema del Mediterraneo: la Beirut di Insciallah, secondo lo scrittore Pierre Joannon, è «il simbolo di un'umanità sconvolta dalla demenza come, una volta, la città di Troia, distrutta da uomini che da tempo avevano dimenticato il perché de'lla guerra». I francesi non capiscono: loro hanno rivolto ad Oriana tantissimi elogi. Il presidente della giuria, lo scrittore Michel Déon dell'Académie Frangaise si dice affascinato dal suo coraggio e dalla sua libertà di spirito. Pierre Joannon, oltre a Malaparte, evoca Camus e dice che anche Oriana «preferisce l'uomo in rivolta, il ribelle solitario, e non si fida né del Potere né della Rivoluzione». Non basta: il giovane scrittore Jean-Pierre Barou, che deve scrivere un ritratto della Fallaci per Le Monde, vede il suo volto, in questa sera di festa, «solitario, disperato, una maschera paradossale e tragica». Al microfono si ricorda come Oriana, nelle sue interviste, ha intrappolato Kissinger e tenuto testa a Gheddafi. Fioccano applausi af¬ fettuosi e divertiti. Insomma, nelle parole dei francesi Oriana è un gigante. Possibile che in Italia l'apprezzino di meno? «I francesi, quando un loro compatriota ha successo all'estero, lo curano e se ne vantano, come fanno per il camembert», risponde lei. Il paragone con il comportamento degli italiani è implicito. Come mai, questa diversità? Forse da noi s'è diffusa una certa irritazione perché se n'è andata a vivere a New York («Per la mia generazione New York era ciò che per quella di mio padre era Parigi»). 0 forse perché da noi la ritengono una scrittrice troppo popolare: «Ma io sono fiera di essere popolare - ribatte Oriana -. Io scrivo per la gente, che mi vuol bene». C'è infine il perché più importan¬ te. Una denuncia: «In Italia la corruzione dei partiti politici ha toccato anche il campo culturale. I partiti avevano infiltrati dappertutto. E poiché io non mi sono mai legata a nessun gruppo né politico né letterario, era facile aggredirmi. Le perfidie dei socialisti su un giornalino, Critica Sociale, non le dimentico. L'Unità mi attaccava una volta alla settimana. Coi democristiani non avevo rapporti. Dei fascisti neanche a parlarne. E quelli che oggi fanno gli scandalizzati contro i partiti erano tutti accodati». Un'incomprensicne, un'ostilità che ha molti episodi, come quando Oriana raccontò lo «stalinismo mostruoso» del Vietnam del Nord. A sinistra non glielo perdonarono. Claudio Afta rocca
Persone citate: Camus, Gheddafi, Kissinger, Lawrence Durrell, Malaparte, Michel Déon, Pierre Barou
Luoghi citati: Antibes, Beirut, Italia, New York, Parigi, Vietnam Del Nord
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