Catania il calcio accende la rivolta
Ma la partita non si disputerà: il Giarre obbedisce alla Federazione e decide di giocare ad Avellino Ma la partita non si disputerà: il Giarre obbedisce alla Federazione e decide di giocare ad Avellino Catania, il calcio accende la rivolta / tifosi: oggi allo stadio in 40 mila Se «Finale di partita» di Beckett è un capolavoro del teatro dell'Assurdo, non da meno pare essere l'opera rappresentata in questi giorni dal Tar di Catania e dai suoi commissari: «Inizio di partita». Quale non si sa bene: non di sicuro Catania-Giarre, come stabilito dal calendario della serie C. Ma, forse, neppure Avellino-Giarre secondo quanto ordinato dai giudici. Non improbabile il seguente colpo di scena: lo stadio irpino «Partenio», in cui tutto è pronto per giocare, chiuso dalla polizia su comando della magistratura, mentre l'etneo «Cibali» è affollato da migliaia di tifosi trepidanti per un incontro che mai comincerà perché mancano l'avversario (il Giarre), arbitro e guardalinee. L'ultimo, almeno in ordine di tempo, atto di questa commedia assurda s'è svolto ieri. Ore 11. A Catania, il presidente della squadra locale che per la Federcalcio non esiste tuona dalle tv private sin dalla sera precedente: «Il Tar dà ragione a me, domani tutti allo stadio, ingresso gratis, m'aspetto 30 mila persone che salutino il nostro santo ritorno nel campionato di serie C». La città è in subbuglio, Massimino, contestato ferocemente sino a poche settimane fa, è adesso amatissimo. Preoccupazione in questura, ci si domanda cosa potrà accadere oggi alle 15 con tutta quella folla accorsa al Cibali per una partita fantasma. A venti chilometri di distanza, il presidente del Giarre, Musumeci, dichiara: «Siamo in partenza per Avellino, la Lega ci ha detto di rispettare il calendario. Obbediamo, sperando poi di non avere guai con la giustizia ordinaria». Ad Avellino, c'è invece calma assoluta e assoluta certezza che la gara col Giarre si disputerà regolarmente. La polizia ha predisposto il normale servizio d'ordine delle domeniche del pallone. Ore 11,30. Intanto, all'insaputa di tutti, a Firenze, il commissario del Tar siciliano, Giuseppe D'Albenzio, suona al campanello della sede della Lega di C. Lo scorta un funzionario della Digos, trovano solo ima guardia giurata che li conduce negli uffici. Il dottor D'Albenzio spedisce, su carta intestata della Lega, fax al Catania, al Giarre e all'Avellino: «Dovete obbedire al Tar sennò commettete reato, sarete denunciati. Noi siamo la legalità, voi siete nell'illegalità». Invia un fax anche a questore e prefetto d'Avellino per avvertire che la partita al «Partenio» non s'ha da fare. Il commissario del Tar aggiunge, a beneficio dei cronisti: «Ci sono tutti gli estremi perché la polizia chiuda lo stadio irpino, le forze dell'ordine lo faranno. Ripeto, va seguito il calendario da noi stilato che prevede appunto Catania-Giarre». Ore 13. Esultanza a Catania, dietrofront a Giarre: «Allora, si gioca al Cibali - annuncia il presidente -. Noi ci adeguiamo all'ultima decisione della Lega e siccome il fax appena ricevuto è su carta della Lega di Firenze non si parte più per Avellino». Dove è subito sconcerto. Non tanto tra i tifosi e gli eroi locali del pallone quanto in prefettura e questura, si chiedono lumi al ministero. Ore 17. Il Giarre cambia di nuovo idea: ha ricevuto un fax firmato Abete, il presidente della Lega di C: ((Andate subito ad Avellino, pena la squalifica». Così, scortata dai carabinieri, la squadra s'imbarca a Catania sull'ultimo volo del sabato per Napoli. «Comunque vada a firnre, anche dovessimo vincere, mi sa tanto che sarà una vittoria inutile, di questo caos noi piccoli piccoli saremo le vittime». Chissà che non siano parole presaghe: soprattutto quando vengono dalle labbra del direttore sportivo della società siciliana che si chiama Pirro. Ore 18. Catania ribolle d'entusiasmo e indignazione. Corteo di tifosi in centro, il sindaco Bianco che, dopo aver criticato Massimino per come ha «incendiato» la folla, gli si schiera a fianco annunciando: «Alio stadio ci sarò anch'io». Ore 18,30. Vertice a Roma tra Matarrese, presidente della Federcalcio, Pescante, presidente del Coni e Abete. Alla fine ecco il comunicato in cui Matarrese ribadisce: «Vale il nostro calendario, il Giarre gioca a Avellino». Ore 21. Il Giarre è a Avellino, insieme all'arbitro Gregori di Piacenza e i guardalinee. Ma, oggi, la partita s'inizierà? Lo sapremo alle 15. Augurandoci che questa commedia dell'assurdo non si muti in un dramma: cioè, che a Catania, l'inutile attesa di una gara che non ci sarà accenda gli animi già sin troppo accesi e scateni tumulti. I tifosi garantiscono, logicamente, di no. Claudio Giacchino Si temono scontri nella città etnea E il Tar potrebbe impedire la gara nel capoluogo dell'Irpinia Il presidente della Federcalcio Antonio Matarrese. A destra, i tifosi del Catania in corteo per le vie della città: oggi a migliaia saranno sugli spalti dello stadio «Cibali»
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