Caccia a Shevardnadze di E. St.

Cuccia u Shevardnadze Cuccia u Shevardnadze Avanzata dei ribelli sul Mar Nero «Dopo l'Abkhazia cadrà la Georgia» TBILISI. Dopo la disfatta inflitta dai separatisti dell'Abkhazia, le truppe governative georgiane hanno accusato un altro duro colpo con la perdita di Poti, conquistata ieri mattina dalle forze dell'ex presidente Zviad Gamsakhurdia, deposto nel 1991 in seguito a una sollevazione popolare. Il porto sul Mar Nero, strategico per i rifornimenti nel resto del Paese, è stato attaccato, secondo quanto ha riferito l'agenzia georgiana «Iprinda», alle 5 di ieri mattina ed è caduto dopo poche ore. Non si conosce il numero delle vittime. La Guardia Nazionale, che aveva ricevuto notevoli rinforzi, non è riuscito a respingere l'attacco condotto dagli «zviadisti» e dal 1° corpo dell'esercito georgiano guidato dal generale ribelle Tenguiz Kitovani, destituito quattro mesi fa dal presidente Eduard Shevardnadze dopo reiterate denunce di suoi contatti con Gamsakhurdia. Quest'ultimo ha minacciato di conquistare il Paese «metro dopo metro» se Shevardnadze non si dimetterà. Il presidente georgiano, che si trova a Kutaissi, ha affermato che i soldati che avevano lanciato l'attacco a Poti sono gli stessi che avevano combattuto in Abkhazia a fianco dei separatisti. Shevardnadze ha lanciato un appello alla popolazione per una mobilitazione generale in difesa della Georgia e perchè venga formato un esercito ben addestrato. La situazione, per il capo di stato georgiano, appare sempre più difficile. Il deposto presidente Gamsakhurdia dispone di oltre duemila uomini molto ben armati e appoggiati da diverse decine di mezzi corazzati, oltre che di centinaia di volontari. Le forze georgiane invece dispongono di qualche migliaio di uomini male armati e scarsamente motwati. [e. st.]

Persone citate: Eduard Shevardnadze, Gamsakhurdia, La Guardia, Poti, Shevardnadze, Zviad Gamsakhurdia

Luoghi citati: Georgia