«Sette uomini spararono su Moro»

Perizia smentisce Morucci: per l'ex terrorista nel commando c'erano 6 persone Perizia smentisce Morucci: per l'ex terrorista nel commando c'erano 6 persone «Sette uomini spararono su Moro» Via Fani, nuova verità dopo 15 anni ROMA. A quindici anni di distanza, dopo quattro processi, un memoriale, quintali di carta e documenti, una perizia riscrive una parte della storia di via Fani, dove il sedici marzo del 1978 un commando di brigatisti rossi sequestrò il leader della de Aldo Moro. A sparare in quel tragico mattino furono sette uomini, non sei come si è sempre creduto, anche in base alle rivelazioni fatte dall'ex brigatista Valerio Morucci. Un'analisi comparata della perizia balistica sulla strage di via Fani e del memoriale scritto dall'ex brigatista Valerio Morucci, ora agli atti del processo Moroquater, smentirebbe infatti la ricostruzione del terrorista dissociato. Secondo la comparazione, effettuata dai medici legali Merli e Ronchetti e dal perito balistico Ugolini, in via Fani spararono sulla scorta di Aldo Moro sette armi e non sei, come invece si evince dal memoriale Morucci. Oltre alle armi elencate da quest'ultimo, ci sarebbe anche una pistola calibro 9. Inoltre, risulterebbe che l'assalto brigatista del sedici marzo '78 fu sferrato da ambo i lati della strada, e non solo da sinistra, come avrebbe detto Morucci; il maresciallo Leonardi, capo scorta di Moro, fu colpito da quel lato. Tutto questo porterebbe a ritenere che il commando brigatista fosse composto da un numero di persone superiore alle nove indicate da Morucci. In realtà lo stesso ex-brigatista aveva sostenuto, proprio analizzando i risultati della perizia balistica, che probabilmente uno dei terroristi (Bonisoli), girò dall'altro lato di via Fani sparando anche da destra. Ma non dice che da quel lato si sparò anche contro la Fiat 130 dove erano Aldo Moro e il maresciallo Leonardi. Infine, la perizia avrebbe accertato che il parabrezza del motorino di un testimone, Alessandro Marini, fu colpito da un proiettile. E Marini dice che a sparare fu una persona a bordo di una moto, circostanza sempre negata da Morucci e dagli altribrigatisti pentiti. Il nuovo atto processuale acquisito al Moro-quater fa dire all'avvocato Nino Marazzita, legale della vedova di Aldo Moro, che «questa è l'occasione per riscrivere seriamente tutto il caso Moro». Ha aggiunto il legale: «I brigatisti Valerio Morucci e Adriana Faranda non hanno mai detto tutta la verità. Si sono sempre limitati a confermare le risultanze delle indagini. Li invito perciò a dire finalmente tutta la verità». Marazzita precisa tuttavia che la presenza di sette attentatori anziché sei in via Fani come sostenuto da Valerio Morucci è «una novità processuale ma relativa». «E' incredibile che ci siano voluti quindici anni per accertare che in via Fani spararono sette armi e non sei». Per Ileana Lattanzi, vedova di Oreste Leonardi, il capo della scorta di Moro, le novità emerse riaprono «una vecchia ferita ancora dolorante». «Oggi ho avuto l'amara conferma - ha aggiunto - di quello che ho sempre sospettato: i brigatisti hanno detto solo quello che volevano, che faceva loro più comodo». Per la vedova Leonardi «ora non è più possibile tergiversare nella ricerca della verità. A questo punto biso' gna andare fino in fondo per rispetto dei morti e dei loro famigliari, che hanno sete di giustizia». [r. r.] Il legale della vedova del leader de «Non hanno mai detto tutta la verità» Sopra Aldo Moro, a fianco via Fani, dove il leader de fu sequestrato. Sotto a sinistra la ricostruzione dell'agguato fatta nel 78 e a destra la nuova realizzata in base alle perizie balistiche

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