Sul gran rifiuto «Penne» divise di Giorgio Bocca
Sul gran rifiuto «Penne» divise Sul gran rifiuto «Penne» divise Bocca: un sopruso. Il Manifesto: doveroso versare IL PRELIEVO CONTESTATO SROMA COPPIA 0 caso Inpgi: all'interno delle redazioni si accende, immediato, il dibattito e il mondo dell'informazione si divide sulla decisione dell'ente di non pagare il prelievo forzoso del 25 per cento. Ieri mattina sulle colonne dei quotidiani le prime prese di posizione, quasi tutte di condanna. La più dura è quella pubblicata dal manifesto che parla di «decisione gravissima», di corporazione giornalistica perché, spiega, «un sindacato che urla contro la pagliuzza che cade sui propri iscritti e tace sulla trave che colpisce gli altri lavoratori dipendenti non differisce molto da una corporazione». «Passando dal merito al metodo - prosegue l'editoriale del manifesto - il volgare Bossi è criticato da tutta la stampa italiana più o meno con la stessa unanimità con la quale il rigore del governo è esaltato quando colpisce gli altri. Ma la cultura della Lega è già dominante: protesto e, se non accogli la mia protesta, non ti pago». Diverso il tono del commento pubblicato dall'editoriale de II Giornale. «Ha fatto malissimo» a disobbedire l'Inpgi: «Le tasse o i prelievi, quando sono ingiusti o ritenuti tali, vanno contestati nelle sedi politiche e istituzionali predisposte. Si può perfino impugnarli davanti alla Corte Costituzionale. Ma nel frattempo, poiché viviamo in uno Stato di diritto e non nella foresta, bisogna osservare le leggi». Per il direttore de L'Avvenire, Lino Rizzi, il commissariamento è un provvedimento «ineccepibile, non penso che il governo avrebbe potuto incassare la violazione di una legge senza battere ciglio, privilegiando di fatto una categoria che più delle altre è tenuta agli obblighi della correttezza». Ha fatto bene l'Inpgi, sostiene invece un'altra fetta del mondo dell'informazione, innanzitutto la maggior parte dei comitati di redazione, ma anche diversi giornalisti interpellati telefonicamente. «Sono soldi nostri - tuona il direttore del Tg4 Emilio Fede - il governo non ha nessun diritto di toccarli. Quello che l'Inpgi gestisce serve anche ad aiutare i giornalisti disoccupati che sono tanti e non fanno il clamore che fanno gli altri che bloccano le ferrovie e le strade». «E' un atto intollerabile, un sopruso, un gesto di arroganza requisire i soldi di una associazione autonoma - è il parere di Giorgio Bocca -. Sono con l'Inpgi - spiega Bocca - perché il governo non può fare soprusi. Con questo tipo di comportamento non fa altro che incoraggiare il sovversivismo della Lega». Si tratta di «uno scippo» per il direttore del quotidiano Mf-Milano Finanza, Pierluigi Magnaschi: «I giornalisti sono singoli cittadini che, con loro soldi, si organizzano per avere una previdenza, sui loro redditi pagano tra il 45 e il 55 per cento di prelievo complessivo: la solidarietà l'hanno già assolta». Pieno appoggio allìnpgi anche da parte dell'Indipendente. «La ribellione dei giornalisti è un atto dovuto contro un provvedimento chiaramente anticostituzionale perché legittima il furto», spiega il vicedirettore Maurizio Belpietro che aggiunge: «I criteri stessi del prelievo sono estremamente vaghi: per esempio non sono stati colpiti gli accantonamenti dei parlamentari e dei dipendenti della Banca d'Italia». Si dice «scandalizzato», infine, il direttore del Secolo XIX, Mario Sconcerti, «dal fatto che vengano dati ai giornali di partito centinaia di miliardi. Mi sembrerebbe molto meglio lasciar stare i soldi dell'Inpgi, che funziona, e sottrarre gli 80 miliardi di prestito forzoso alle sovvenzioni annuali per i giornali di partito». Flavia Amabile C'è chi dice: non pagare il 25% sa troppo di corporativismo Altri: questo è solo uno scippo Due dei favorevoli aH'«ammutinamento» Inpgi a sinistra Emilio Fede, qui a fianco Giorgio Bocca
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