Sfida mortale al ciclotappo
Gli «scodellini» con le facce di Coppi e Bartali domani in Galleria a Milano Gli «scodellini» con le facce di Coppi e Bartali domani in Galleria a Milano Sfida mortale al ciclotappo Gassman: quel torneo al Regio AGENOVA Milano si chiamano tollini, a Bologna coperchini, sulla costa romagnola I cricchi, a Firenze birilli, a Bari ramette, a Roma tappini, in Piemonte scùdlìn. I nomi più coloriti sono quelli inventati a Genova, «agrette», da una fabbrica «Agretta» che negli Anni Trenta metteva in circolo gazzose al limone, e a Venezia, «cimbalini», perché venivano ripescati in un cassonetto dove si gettavano i fondi del caffè, che la macchina Cimbali aveva prodotto. Ci abbiamo giocato tutti, dal Brennero a Piazza Armerina, regione per regione. Ci facevamo il Giro d'Italia e il Tour, la MilanoSanremo e il campionato del mondo. Sulle grandi strade pedalavano i campioni; e noi, nei vialetti dei giardini pubblici, nei cortili, sul marciapiede di casa, emulavamo le loro imprese con i tappi delle bottigliette, disegnando il percorso con il gesso. Il Capo Berta era una svolta più sinuosa, il Galibier una serie di zig-zag che mettevano alla prova i meno esperti; c'erano il rettilineo e la strettoia, per i più ingegnosi perfino il velodromo, costruito con la sabbia, dove finiva la tappa. Ognuno di noi aveva diritto al suo campione. Bastava prendere un circolino di carta, scriverci il nome sopra, meglio se dopo avere riportato i colori della maglia, attaccarlo al sughero del tappo, e il corridore era pronto. Lo sciidlin dell'aranciata diventava Bartali, quello della gazzosa Valetti, la birra Vicini; e procedevano tutti a forza di spinte, date con un colpo secco fra l'indice e il pollice. Anche il nome della mossa variava da regione a regione. A Torino era la tecca, a Genova la bicellata, in provincia di Milano ii ciunchìn, a Firenze il biscotto, a Roma e nelle Marche la schicchera, in Sicilia la zicchituna. Le generazioni si distinguevano fra quelle che avevano giocato a Binda e Guerra e quelle che si erano sfidate mandando a avanti a colpi di pollice Bartali e Coppi; ma c'è anche chi, più giovane, ha giocato a Gaul e Anquetil; o, fra gli ultimi, a Gimondi e Merckx. Gassman, in «Un grande avvenire dietro le spalle», racconta che praticò il gioco fino alla maturità, con Luigi Scnwzina. Loro lo chia- mavano il circuito, e manovravano bottoni di madreperla, ma le regole erano le stesse. Il 10 giugno 1940 il discorso alla radio di Mussolini che annunciava l'entrata in guerra li sorprese mentre il Bartali dell'uno batteva il Verwaecke dell'altro sull'ultimo traguardo. L'attore ritornò al suo gioco preferito solo più di 30 anni dopo, quando inaugurò il Piccolo Regio di Torino, nel 1973.. Fece alzare gli spettatori dalle poltrone e li obbligò a giocare al circuito, nei corridoi attorno alla sala, con le biglie che si era portato dietro, in mancanza di tappi e bottoni. Fu una gara memorabile, con tutti quei signori abbigliati da prima teatrale a dare schicchere ai loro Battaglin e ai loro De Vlaeminck, inginocchiati sul pavimento. Non torneranno mai più Coppi e Bartali, e nemmeno Merckx e Gimondi. Ma il gioco, sulle nostre strade, sta ritornando. Dopo il preannuncio dato da Giampaolo Ormezzano lo scorso mar¬ zo, nelle settimane scorse si sono svolte le prime gare, in varie città d'Italia. E oggi la carovana approda a Milano, per la consacrazione definitiva. Il promotore del rilancio è Gualtiero Schiaffino, autore satirico e editore ligure, classe 1943, noto come Skiaffino, che ha fatto in tempo a giocare con Koblet e Kubler, oltre che con Coppi, Bartali e Magni, quando aveva sette anni. Oggi, a 50, ha creato la Federazione nazionale del gioco, con regole unificanti, arbitri, calendario delle gare (e sede ufficiale a Genova, via Crosa di Vergagni 3). Aveva cominciato quasi per scherzo, pochi mesi fa, gli sono piovute adesioni e richieste da ogni dove. Giampaolo Dossena, primo aderente, ha inventato anche la parola, perché fosse uguale in tutta Italia: il ciclotappo. E' già stata depositata presso la redazione dello Zingarelli, perché sia inserita nella prossima ristampa del Vocabolario italiano. Schiaffino si è inventato tutto il resto, comprese le piste per il linoleum, da stendere sulle piazze: con le salite, i tratti erbosi, il pavé. A Sestri Levante, dove si è svolta la prima tappa di questo campionato, si sono presentati oltre cento concorrenti, con qualche nome doc. «Bruno Lauzi era lì di passaggio, si è fatto coinvolgere dal gioco e ha pagato la sua iscrizione», dice Schiaffino. E' arrivato ottavo nella sua batteria, è stato eliminato dalla finale. Nelle altre tappe, a Pisa intorno alla torre, a Padova in piazza dei Signori, a Genova in villa Gruber, si è avuta una media di 150 partecipanti; divisi in batterie, da 12 corridori l'una. A Milano si giocherà per due giorni, domani e domenica in Galleria. Si sono iscritti da varie città e paesi, molti da Roma. E poi, superfinale il 23 ottobre, al Salone milanese del ciclo e motociclo. Nelle intenzioni del promotore, doveva essere questa l'unica sfida, per pochi amici. La valanga delle richieste gli ha preso la mano. Dopo Luigi Spa- gnol, secondo aderente, si sono fatti vivi ciclotappisti imprevedibili, come il sovrintendente alla Scala Fontana o il presidente degli industriali genovesi Titti Oliva. Hanno chiesto le piste di gara circoli aziendali, Pro Loco, un centro di gerontologia ad Ancona. «L'allenatore della nazionale di nuoto, Sacchi, ne ha voluto due per il centro sportivo Dds di Settimo Milanese. Da Copenaghen mi ha telefonato un ingegnere italiano, che vuole fondare la sezione del ciclotappo in Danimarca». E approdano ai tappini (o ci ritornano?) perfino i personaggi veri del ciclismo. «Adorni - confida Schiaffino - vuole promuovere, nel Salone di Milano, una sfida con gli altri corridori: Mojer, Bugno, Chiappucci...». Chissà, a forza di bicellate, di schicchere, di biscotti, c'è anche il rischio che qualche campione al tramonto torni a essere primo. Giorgio Calcagno La prima tappa a Sestri Levante poi si è giocato a Padova, Genova e Pisa, attorno alla torre simbolo lla Federazione italiana gioco ciclo-tappo La pra Sespoi sa PadGenoattor o Gualtiero Schiaffino, l'editore ligure che ha rilanciato il «ciclotappo». Sotto, Felice Gimondi e Eddy Merckx simbolo della Federazione italiana gioco ciclo-tappo
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