Catania in stato di assedio di F. Al.
Caserme, tribunale e questura pattugliati giorno e notte Caserme, tribunale e questura pattugliati giorno e notte Catania in stato di assedio Rischio di attentati, città blindata CATANIA. La questura e il tribunale presidiati armi in pugno, le strade attorno alla prefettura transennate, elicotteri di polizia e carabinieri costantemente in volo basso, scorte rafforzate a numerose persone «a rischio». A Catania cresce la tensione e la paura di possibili attentati. L'altra notte un imponente dispositivo di sicurezza è stato attuato dopo alcune segnalazioni che sarebbero arrivate sia in città che a Roma. Si parlava di «un attentato contro la polizia», non si capisce se contro singoli o contro l'istituzione, che potrebbe avvenire nelle prossime ore. Non esiste alcuna conferma, ma sembra che a lanciare l'allarme siano stati alcuni pentiti di mafia e che dal ministero dell'Interno siano arrivate disposizioni per rafforzare i dispositivi di sicurezza. Per ora, ci sono soltanto le poche parole del prefetto Romano, che conferma «segnalazioni, generiche e specifiche». Da ieri notte, comunque, Catania è sotto assedio. Specialmente nelle ore notturne, le vie attorno alla questura e alla prefettura sono chiuse al traffico, mentre auto della polizia circondano il palazzo di giustizia e i commissariati. Numerosi i posti di blocco. La caserma Rinaldi, sede del reparto mobile, è inavvicinabile: poliziotti coi mitra spianati, per tutta la giornata ne hanno controllato il perimetro palmo a palmo. Sotto controllo anche molti edifici pubblici o di interesse storico e artistico. Già nei giorni scorsi era stato posto il divieto di sosta attorno al municipio, dopo alcuni danneggiamenti sospetti. Per stamane è stata convocata una riunione straordinaria del comitato per la sicurezza e l'ordine pubblico. Quale sia il pericolo, dietro queste eccezionali misure di sicurezza, non è ancora chiaro. Tuttavia, lo stesso prefetto Romano e il sindaco Enzo Bianco dicono che si tratta di azioni che hanno lo scopo «di mettere in crisi i nostri nervi». Bianco, cui nei giorni scorsi è stata triplicata la scorta, avverte: «Sono episodi gravi che non vanno sottovalutati, come non dovevano essere sottovalutati gli allarmi e gli episodi precedenti. Il rischio è concreto». Il sindaco, che ieri ha lanciato un appello al¬ la mobilitazione, si riferisce ai diversi «segnali» dati dalla mafia catanese alle forze dell'ordine e alla stessa amministrazione, azioni apparentemente minime, che non sembrano opera di Cosa Nostra, per far abbassare il livello di guardia. L'ultimo, in ordine di tempo, il fallito attentato contro l'appuntato di polizia Mario Cuffari, martedì scorso: due killer hanno sparato contro il poliziotto, che si è messo in salvo rispondendo al fuoco. La stessa sera è stato segnalato un falso paccobomba davanti alla sede della Dia. Meno di due mesi fa, il 9 agosto, Giuseppe Vono, sovrintendente di polizia, era sfuggito ad un agguato dalle modalità analoghe. E poi, due settimane fa, l'auto-bomba esplosa davanti alla caserma dei carabinieri di Gravina, con quattro militari feriti. Proprio ieri mattina, al processo contro il clan Laudani, ha deposto il pentito Antonino Corrado che avrebbe dovuto fare rivelazioni sull'attentato di Gravina. Corrado non ha aggiunto nulla, ma ha denunciato di avere ricevuto minacce di morte. [f. al.]
Persone citate: Antonino Corrado, Bianco, Enzo Bianco, Giuseppe Vono, Gravina, Mario Cuffari, Rinaldi
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