Demattè: ecco i nuovi Tg «Nessuno umilierà Raitre» di Paolo MurialdiDemetrio Volcic

é I vertici della Rai temono la rivolta dei giornalisti: «Arroccati come il Parlamento di Mosca» Demattè: ecco i nuovi Tg «Nessuno umilierà Raitre» I «PROFESSORI» E LE NOTIZIE IN TV AROMA Viale Mazzini, la nuova dirigenza della Rai è preoccupata, delusa e indispettita per la resistenza, considerata visionaria e ideologico-corporativa, di una parte del Tg3 nei confronti della riforma dell'informazione nell'azienda pubblica. E il rischio di una spaccatura fragorosa, di un arroccamento da «Parlamento di Mosca» o, come ci ha detto un consigliere, da «roccaforte di Masada» (la mitica città ebraica che preferì morire piuttosto che arrendersi ai romani) spinge i consiglieri a non parlare, se non in termini alquanto generici. Tuttavia qualcosa di più preciso siamo riusciti egualmente a ricostruire, con una discreta approssimazione, in particolare sullo staio di quel «piano Murialdi» (dal nume del consigliere che cura pei onalmente la riforma dei telegiornali) che è il centro infuocato della vicenda. Le cose, allo stato attuale, stanno così: avremo un Tgl destinato al grandissimo pubblico dai gusti e dalle tendenze vaste e meno differenziate; un Tg2 di qualità intellettuale più raffinata, una sorta di vascello veloce per mari non troppo affollati; un Tg3 «decomunistizzato», ovvero ricondotto allo stato laicale di organo di informazione, ma che conservi e moltiplichi la sua apprezzata capacità di muoversi fra la gente, raccogliere e interpretarne sensibilità e voce. E infine, questa forse la più grande novità, il quarto telegiornale, ovvero l'oggetto misterioso: sarà un Tg collocato anch'esso nella terza rete (la rete che per la sua storia ha meglio e di più sistemato i suoi sensori nella società), e promuoverà sul piano nazionale la grandiosa esperienza regionale. In parole povere: oggi sono più di quattro milioni (e talvolta cinque e anche sei) gli italiani che vedono le edizioni regionali del Tg3. Ma chi sta a Palermo non vede quello di Venezia e viceversa. Questo quarto Tg nascerebbe con questa caratteristica: dare le notizie nazionali da sedi settentrionali (Milano) e meridionali (Napoli), in modo che nuove fonti di linguaggio, prospettiva e sensibilità possano far vedere l'Italia con occhi oggi distanti e non comunicanti. Ci ha detto Claudio Demattè, presidente della Rai: «Si fa un gran chiasso su questa riforma dei telegiornali, anche se probabilmente i giornalisti tendono ad enfatizzarla un po'. La gente probabilmente ha una curiosità e un'attenzione più completa per tutta la questione Rai. Tuttavia il discorso sul futuro dei Tg non può essere ridotto in pillole. Semmai può essere ricondotto alla natura dei tre diversi canali». Demattè ama parlare di «canali» (come si diceva una volta), piuttosto che di «reti» (traduzione della parola inglese network, che indica aziende a sé stanti, indipendenti e concorrenti) e anche la scelta di questi termini è significativa: «Noi partiamo dal principio che i canali della stessa azienda Rai debbano essere prima di tutto sottratti definitivamente all'influenza dei partiti, nessuno escluso; e in secondo luogo identificati secondo la loro funzione editoriali.. Una volta disegnato il volto del primo canale, definito editorialmente il suo pubblico, dire quale deve essere il Tg fatto apposta per quei canale è una semplice operazione deduttiva. Invece si tende a far chiasso su voci di corridoio, timori, formulette che non hanno nulla a che vedere con la filosofia aziendale». Il padre di questa riforma dei telegiornali, Paolo Murialdi, lascia verso le 19 viale Mazzini e va al residence nel centro storico dove alloggia. Murialdi non desidera parlare e gentilmente declina la richiesta di commentare le voci allarmate che provengono dal Tg3, limitandosi ad osservare che ((tutto verrà stabilito e chiarito per la metà di ottobre». Nella borsa di Murialdi i documenti contenenti le analisi dettagliate sul futuro dei Tg esistenti e di quelli futuri o anche soltanto possibili (un Tg sportivo, un embrione di Tg economico che po- trebbe diventare una testata autonoma) costituiscono un dossier di molte decine di pagine, con appunti, grafici, relazioni di singoli giornalisti, esiti di incontri, suggerimenti e anche proteste e rappresentazioni di timori. Forse la notizia più chiara e confortante di questi studi e progetti dell'infaticabile consigliere sta nel fatto che il Tg3 non è affatto destinato al macello,- come qualcuno teme. E che accanto al vecchio telegiornale portato al successo da Sandro Curzi, sarebbe affiancato iì neonato, e nazionale Tg4, basculante fra Milano e Napoli; e da una testata interamente sportiva. Non ci sarà invece, per ora almeno, un Tg economico autonomo, ma soltanto un ampliamento dell'informazione che per ora inizia la mattina alle 7 (il cosiddetto «Tokyo»), prosegue dopo il Tg2 delle ore 13. A questi spezzoni esistenti ne sarà aggiunto un altro verso la fine del pomeriggio, in grado di dare notizia della chiusura della Borsa di Milano e che prenda un po' di America, dando qualche prima notizia su Wall Street. Se questi ampliamenti dovessero incontrare un forte successo di ascolto, il passo successivo (ma non immediato) potrebbe essere la nascita di un telegiornale economico fatto di edizioni brevi e compatte. Ci saranno comunque servizi speciali di economia («Ci piacerebbe fare una speciale "Serata-Bot" con Beniamino Placido») destinati anche ad allargare la comprensione del grande pubblico. Nelle 60 pagine scritte da Paolo Murialdi sono indicati gli obiettivi operativi, strutture, responsabilità, che intorno al 18 ottobre saranno corredati dei nomi dei dirigenti chiamati a dare vita alla riforma. Demattè insiste, come del resto Paolo Murialdi, sulla gradualità, la ragionevolezza, il modo di procedere progressivo e senza inutili traumi. Resta, come zona calda e anzi rovente, la questione della terza rete e del Tg3, che temono di essere le vittime sacrificali di una riforma che qualcuno vive (o paventa) come una normalizzazione nel senso repressivo. Demattè dice: ((Al contrario: la terza rete ha accumulato un patrimonio unico di collegamento dei cittadini periferici con il centro delle istituzioni, e questo patrimonio sarà ampliato e potenziato, tutt'altro che umiliato». I consiglieri del nuovo corso non si nascondono che il problema più arduo sarà piuttosto quel- 10 di Raidue e del suo telegiornale, perché questa rete, che una volta aveva una sua forte identità e godeva di una immgine piuttosto evoluta se non elitaria, è andata appiattendosi sul modello originario di Raiuno, ecumenicamente popolare, mettendosi in stato di impropria concorrenza con la prima rete, dando la caccia allo stesso pubblico e abbandonando al suo destino quel segmento di Italia laicamente borghese, progressivo e intellettuale che poi ha dovuto acconciarsi e accontentarsi del grande mosto di RaiTre. Il cambio di identità cui dovrà sottomettersi Raidue, severamente bocciata per il suo prodotto culturale e comunicativo, benché banalmente pingue in termini di ascolto puramente commerciale, richiederà gli strumenti più accorti e anche più incisivamente chirurgici: la rete grossolanamente craxiana dal telegiornale «craxianamente bulgaro», ha con gran fretta prodotto un cambio opportunistico di linea politica ampliando gli spazi dell'area del pds. Le direttive che 11 nuovo consiglio ha pronte per questa rete e per la testata che dovrà rappresentarla, saranno ben altre: a una linea di trasmissioni molto evolute e volte alla conquista di giovani intellettuali, studenti, elementi della produzione scientifica e industriale, corrisponderà una conseguente linea editoriale giornalistica di livello alto, sottratta a qualsiasi tentazione, vecchia e nuova, di servaggio politico, con un'impronta europea. Paolo Guzzant: Un primo canale per i gusti del grande pubblico Un secondo di maggiore qualità intellettuale Un terzo regionale e «decomunistizzato» M é A lato, il presidente Rai Claudio Demattè. Sotto Paolo Murialdi, che ha elaborato il piano per la riorganizzazione dei telegiornali Sandro Curzi direttore del Tg3 (sopra) e Demetrio Volcic direttore del Tg I