Dai partiti un unico grido «Riprendiamoci quei voti»

UN VENTO Dai partiti un unico grido «Riprendiamoci quei voti» UN VENTO I nome fa Wilmo, un nome I ìemminile maschilizzato, ma come direbbe Bossi «sotto ha due cosi così». Non è leghista Wilmo Ferrari, commercialista veronese e capogruppo democristiano alla commissione finanze della Camera. Ma onore al merito: è uno dei duri e oscuri Rambo della guerra di trincea che tutti i bottegai d'Italia combattono ormai da mesi attraverso i loro mercenari (compenso in voti) contro l'abominevole e rapinosa minimum tax. Una guerra che ieri ha consegnato alla storia una Little Big Horn governativa. Fuochi, esplosioni, scazzottate e le truppe regolari del governo son rimaste illividite sul campo, sconfitte non soltanto dagli onorevoli Sangalli e Faraci, voci ufficiali della Confcommercio, la più potente tra le organizzazioni dei commercianti italiani, ma da intere legioni di ignoti feddayn armati fino ai denti di emendamenti, sub-emendamenti, mozioni, ricorsi, pareri d'incostituzionalità. Sono de, socialisti, liberali, socialdemocratici, pidiessini... Che cosa conta, del resto, la casacca quando si combatte sotto la bandiera di un ceto sociale variegato, ma che, attraverso organizzazioni potentissime, può spostare in un sol colpo milioni di voti? Quanti deputati controllate? - avevamo chiesto giorni fa al democristianissimo presidente della Confcommercio Francesco Colucci, un furbo pugliese di Cerignola cresciuto a Milano. E lui, gatton gattone, aveva risposto: «Non facciamo numeri», lasciando intendere che, comunque, sarebbero bastati a fare «il mazzo» al governo e a quell'arrogante di Franco Gallo, un professorone catapultato al ministero delle Finanze senza aver mai visto in faccia un salumiere o un verduraio. Sa soltanto, pieno di preconcetti confortati dalle sue statistiche, che il primo dichiara mediamente un reddito di neanche 13 milioni l'anno e il secondo, poverino, non riesce a sfangare neanche i 12 milioni, 950 mila lire al mese, poco più della metà di un operaio metalmeccanico. «I commercianti - ama ripetere l'astuto Colucci - sono l'anima vera della piccola e media borghesia». Come dargli torto ? E siccome il vento elettorale ha cominciato a soffiare forte, per i sindaci delle grandi città, ma anche per le elezioni politiche anticipate del 1994, quel vento, come un tornado, angoscia tutti e tutti s'affannano intorno ai tetti sgangherati dei loro caseggiati e agli infissi dei propri personali appartamenti. Democristiani, pidiessini... Non importa. Prima che arrivi il tornado si devono fare i restauri che si può. Chi se ne importa di Ciampi, del governo, della Finanziaria. Colucci l'aveva detto: «Glielo faremo così...». Volete sapere esattamente cos'è successo ieri in Parlamento? L'ha spiegato magistralmente, prima ancora che avvenisse il colpo di mano, il deputato socialista Franco Piro: «La Lega spara contro la minimum tax - ha detto asciutto e il pds pure. Alla viglia delle elezioni dobbiamo essere soltanto noi della de e del psi a sostenerla? Se si modifica, bene. Altrimenti la Finanziaria...». Altrimenti, la Finanziaria salta. E infatti la modifica al regime della minimum tax costa d'acchitto 4 mila miliardi. La Lega e il pds, dice Piro. E, nella logica politica tradizionale che antepone di gran lunga gli interessi dei partiti a quelli della collettività, ha perfettamente ragione: de e psi sono forse più fessi degli altri? L'organizzazione dei commercianti messa in piedi da Bossi sta mietendo iscrizioni a migliaia, sull'onda del «celodurismo» fisca- le, la Confesercenti, vicina alla sinistra, strilla di serrate e fa scenari cileni, dipinge tante Crotone commerciali. Colucci, il de e il più furbo, è bastato che dicesse poche paroline per ottenere l'effetto. Queste: «I tempi sono cambiati, siamo un po' delusi delle forze politiche tradizionali, come del resto 10 è l'intero popolo italiano. Noi oggi non fiancheggiamo più nessuno. Diamo il nostro consenso sui fatti, siamo un Soggetto Politico autonomo». E poi, come buttato lì, qualche complimento a Formentini, che ha già bloccato un paio di progetti urbanistici e di centri commerciali invisi ai commerciani meneghini. Che bravo figliolo quel Formentini, i commerciarti milanesi l'avevano capito subito e l'avevano votato in massa, non perché hanno tradito per sempre la de, ma perché a concorrere con lui avevano lasciato quel Dalla Chiesa così sordo alle legittime esigenze di una fetta così importante della piccola e media borghesia. Lo stile leghista sarà un po' «rampante», come dice Colucci. Ma fa breccia, fa breccia.... Le nuove contingenze, il rigore, 11 Fisco che prova a funzionare, gli interlocutori politici che cambiano, tutto questo ha costretto la Confcommercio e il suo astuto presidente ad abbandonare in fretta e furia il tranquillo trantran democristiano. Per cominciare, ha ricostituito un piccolo staff di teste d'uovo. Dopo tanti anni nel palazzotto fine secolo di Piazza Gioacchino Belli è ricomparso , per esempio, Aldo Diamanti, che 10 frequentava tre e più lustri fa, ai tempi del mitico presidente Orlando. Se ne andò con Carli in Confindustria e oggi teorizza all'astuto Colucci che bisogna affrancarsi, insomma mettere all'asta tre milioni di voti. Vincerà il miglior offerente. E poi basta con questa mitridatizzazione d'immagine dei bottegai. Se le uscite dello Stato son troppe e le entrate poche, per favore non colpevolizzate 11 salumiere. Sapete chi ne ha colpa? La grande industria egemone. Soffia il vento elettorale. Wilmi di tutt'Italia unitevi. Alberto Staterà Dal siluro della Confcommercio alla Little Big Horn del governo Chi guida la rivolta dei bottegai Nella foto grande una manifestazione di protesta anti minimum-tax A sinistra, Sangalli Sopra Wilmo Ferrari

Luoghi citati: Cerignola, Crotone, Italia, Milano